Nebbie e dintorni

Se Cesare si perde nella pioggia.


Chi vivrà vedrà (trullalà). 19 marzo 2022Cesare Pavese, l'uomo 'perduto nella pioggia / che aspettava da sei ore / il suo amore ballerina' incappò in un incidente di percorso nel suo bello scrivere i racconti fulminanti e che inducono alla riflessione sul senso del 'restare umani'.Gli capitò di scrivere dei morti di guerra partigiana e di infilare una inusuale frase di pietà per i morti fascisti in divisa senza soffermarsi a distinguere puntigliosamente e a pronunciare la reprimenda di rito di quegli anni di fiera post Resistenza sullo scranno fatale del vincitore e incessanti note di Bella Ciao.Non lo avesse mai scritto. Apriti cielo! Cesare come hai potuto! L'intellighentsia comunista, allora dominante in casa Einaudi e nelle redazioni dei maggiori giornali, gli strinse un cordone attorno al collo e lo isolò politicamente e civilmente. Il morto fascista è un morto maledetto e da seppellire in terra sconsacrata o da lasciare insepolto e preda di avvoltoi. Antigone non abita più qui.E' quanto accade in questi nostri giorni di guerra dichiarata contro la maledetta Russia. Guerra dichiarata ma non combattuta, bensì affidate le armi - che produciamo in gran copia e porteremo la spesa per la Difesa al 2 per cento del pil - ai prodi resistenti ucraini.Nella speranza che la guerra la vincano fino all'ultimo uomo ferito e faticosamente in piedi e le città in macerie perché 'ne va della Nato' e della cintura d'assedio che abbiamo stretto, stolidamente e compulsivamente, attorno al 'nemico' russo.Osanna all'Ucraina che resiste ed è nazione sorella e luminosa democrazia occidentale invasa dal maledetto russo, olè!E nei tiggi si dà lacrimosa conta dei morti ucraini, con l'ovvio, speciale riguardo ai 'civili' - e la conta dei soldati morti russi, invece, la si dà con il tono ultimativo e sprezzante e malcelato del 'ben gli sta' e 'morte all'invasore'. E, naturalmente, si gonfia in cronaca il numero dei nemici uccisi e dei carri bruciati e gli aerei abbattuti perché il 'nemico' va retoricamente sconfitto, battuto, vinto - sempre e ad onta di ogni evidenza contraria e stima prudenziale.Ed è tragedia comune, invece, quella della somma dei morti di qua e di là del fronte di guerra. Tragedia di lingue di Babele parlate a vanvera e incomprensibilmente nel Donbass e Lugansk per anni ed anni ed altri morti a migliaia negletti e maledetti.Morti di nessuno e di nessuna intesa possibile. A la guerre comme à la guerre. Avanti Savoia.Le presenti logiche di guerra e di retorica bellica in cui siamo entrati in quanto 'paesi Nato' non offrono, oggi, spazio di rinsavimenti e di inviti alla moderazione e alle trattative di pace.Oggi è il tempo delle resistenze ad oltranza e delle mistificazioni anche palesi e di 'taci, il nemico ti ascolta' - e ci vuole il tempo che ci vuole e la giusta somma dei morti necessaria perché 'scoppi la pace' improvvisamente, domani, chissà.E, quando l'emozione bellica declinerà, forse, chissà, è perché è scoppiata, da qualche parte, una bomboletta termo nucleare di assaggio e test di resistenza del fronte nemico e un paio di portaerei nel Mediterraneo sono colate a picco, grazie al nuovo missile russo che non si fa a tempo ad intercettare.E, intanto, le buone economie occidentali collassano, le bollette dell'energia domestica stratosferizzano e polverizzano i risparmi delle famiglie, i termostati si chiudono (viva la primavera), i profughi di guerra sciamano e intaseranno gli ospedali del prossimo autunno perché non vaccinati, ma niente. Proposte di pace a zero.La Nato non recede dalla sua cintura d'assedio al 'nemico' russo e l'opzione nucleare è sul tavolo.E l'umanità, Bellezza. Il mitico 'stay human' dei sinistri oggi resistenti ad oltranza a Kiev e dintorni (ma andate avanti voi...) e sia morte ed onta sempiterna al 'nemico' russo, olè!Per le trattative di pace si vedrà, sono una opzione, ma ci prendiamo tutto il tempo necessario. A guerra termonucleare conclusa si faranno i conti e stipuleremo i trattati.Chi vivrà vedrà, trullalà.