Nebbie e dintorni

Maledette primavere.


Maledette primavere. 23 marzo 2022E, mentre la primavera si afferma, pur se asciutta e siccitosa, e lancia le sue commoventi nuvole rosa e bianche verso il cielo, io, solo e pensoso per i diserti calli, sto cercando di rintracciare nel mio passato, il passato mio e del paese in cui ho abitato per oltre settant'anni, una uguale condizione di isolamento e di rifiuto dell'esistente e di posizioni politiche aspramente inconciliabili, ma non trovo l'eguale.Negli anni del terrorismo brigatista, forse. Con quei giovani disperati, le brigate rosse e i dintorni dei gruppi segretamente simpatetici, che si erano arroccati nella loro prigione mentale e nutrivano i loro pensieri estremi con gli sfilacci di un marxismo immaginario - e si ergevano a giudici crudeli e boia dei condannati dal tribunale del popolo.Ma i loro crimini osceni li consumarono e ne condannarono il verbo obsoleto – e il cordone sanitario che si strinse intorno a loro li disse eremiti urbani di una predicazione violenta inascoltata e reietta.E oggi mi guardo intorno e mi chiedo come si è arrivati a tanto, al muro contro muro tra popolo, una parte assai consistente di popolo, e una classe politica di 'incollati alle cadreghe' che dell'infamia della pura sopravvivenza e 'tirare a campare' ha fatto la sua bandiera e stolida egida – e l'opposizione parlamentare dei partiti che dovrebbero darci rappresentanza si è sciolta nell'acido degli eventi maledetti della pandemia biennale e, oggi, della militanza acritica a fianco di una democrazia nazionalistica nata dalle violente convulsioni post Maidan, e il cui esercito è stato addestrato dagli istruttori americani giusto a ridosso di un confine storicamente pericolosissimo.'Coniglietti suicidi' è il libro che meglio li sintetizza.Il ritorno dei confini, dunque, dei maledetti confini della prima e della seconda guerra mondiale che credevamo di aver sepolto sotto le macerie del muro di Berlino. Ma avevamo trascurato il filo rosso della Storia, la cui digestione e metabolizzazione è lenta, lentissima – un filo rosso non visto sotto la polvere delle effimere reggenze di Gorbaciov e di Eltsin: il ritorno del nazionalismo grande russo.Una democrazia, quella ucraina, creata sull'onda, ormai corta e con pochi spruzzi in battigia, dell'esportazione delle 'democrazie arabe': un mito di violenze, e i clamori mal sedati di piazza Tahrir, del quale ben poco resta in cronaca e si è imbevuta del sangue della finale tragedia siriana. Una democrazia ucraina cresciuta in feroce autostima nazionalistica con la terribile guerra del Donbass - e le migliaia di quei morti, inclusi i civili che tanto clamore hanno oggi in cronaca, non curati dall'Europa e dalla sua inesistente diplomazia. E Nemesi, la severa divinità, ci ammonisce che ogni colpa ha il suo fio e si paga a piè di lista, a volte con clamore di nuove guerre e dei morti, feriti e dispersi che ne conseguono.Ma di tutto ciò, e di trattative auspicate e indotto Zelensky, il trageda osannato, a trattare e ridotto a più miti consigli - e di una offerta Nato di stabilire una cintura di stati neutrali sul confine russo della ex Urss - nulla si rintraccia nell'etere dell'audio pubblico, bensì un incessante, insensato osanna alla luminosa democrazia filo Nato quale si ascolta nei tiggi unificati e nelle dichiarazioni dei politici, dei giornalisti di grido e dei professori emeriti, invitati negli asfittici 'talk show' in sostituzione dei tele virologi rancorosi per la loro obsolescenza televisiva.Per tutto ciò sopra esposto mi sono chiuso in silenzioso raccoglimento e personali, tristissime riflessioni sulla vanità del mondo e su il suo avviarsi verso l'olocausto atomico finale - e osservo con disincanto la navigazione della nave dei folli italica ed europea verso l'isola vulcanica mediterranea dove ha preso dimora il dottor Stranamore – che ridacchia da par suo nelle sue passeggiate sotto al vulcano, e, a casa, guarda e riguarda le scene su il dvd del suo film restaurato dei mitici Cinquanta e lo confronta con il presente sequel in tivù della bomba in prossima caduta libera che aveva imparato ad amare e i cui effetti esplosivi avevamo esorcizzato per oltre sessant'anni.
La chiave di volta della guerra in Ucraina. I coniglietti suicidi della Nato alla prima (e ultima) crociata.