Nebbie e dintorni

Chi era costui.


Martial Raysse. Chi era costui. 18 aprile 2015E' gioioso l'approccio iniziale che si ha con quel Grande Vecchio che è Martial Raysse. Grande Vecchio perché ancora bambino dentro e capace di magie e laboriose fantasie che sintetizzano artisticamente il mondo intero e ne correggono i molti aspetti grotteschi e mortiferi e lo trasfigurano e rivitalizzano.Un artista, Raysse, che non conoscevo affatto, nel vasto panorama dell'Arte contemporanea, e già il fatto che abbia scelto di vivere in Dordogna, come si legge nella sua biografia, aggiunge gioia a gioia. Perché ti fa venire in mente il gran naso dello spadaccino innamorato di Bergerac - quello de: '...e giusto al fin della licenza io tocco.' - e il fluire di quel fiume dolce che dà il nome alla regione, sulle cui sponde affacciano e si specchiano i meravigliosi villaggi della 'douce France' dei nostri sogni di una vita altra e diversa, delle molte che abbiamo immaginato e ci sono sfuggite tra le dita.E già all'ingresso, nella corte interna del palazzo che ospita la sua mostra (M.a.r.t.i.a.l R.a.y.s.s.e - Palazzo Grassi – Venezia), ti aggiri tra le teche di un immaginario museo della Conoscenza e della Fantasia dove le statuette di antichi satiri e deità si confondono con i funghetti colorati e le capre e i contadini-ushabti che menano una strana carriola, e con gli altri sogni infantili buffi e grotteschi e le fiabe trasposte in sculture arcane di un Bimbo Meraviglioso capace di proporsi quale Fautore del Mondo Nuovo che tutti abbiamo inseguito da bambini, ma è durato poco, ahinoi e solo ne serbiamo brandelli e sfilacci nella memoria.E ti colpisce quella statuetta di un tale che cerca di uscire dalla sua scatola angusta aperta a fatica - e dentro si mostra la luce di un inferno da cui cerca di scappare, ma fuori è tutto un fiorire di luce e galli-eroi ritti nelle loro piume che tirano con l'arco e bambini divini che eruttano fontane luminose.E se un corpo nudo giace sulla pira della sua vita sofferta - che sembra un eroe troiano a cui è stata negata la meta di una Nuova Città da fondare - nella stessa teca gli fanno consolatoria compagnia i funghetti colorati della rigenerazione e trasformazione della materia e un satiro cornuto che porta sulle spalle una divinità gioiosa e un'altra bianca divinità della pace, più in là, con in testa la piccola colomba simbolica del Volo a cui tutti aspiriamo - o Resurrezione, che verrà qualche millennio più avanti.E sembrano davvero le teche di un museo dell'archeologia minoica, ma rivitalizzato dal Buffo della fantasia infantile che non trascura la meticolosità nella riproduzione delle sculture e statuette e oggettini correlati - e Raysse è autorevole, autorevolissimo nel coinvolgerci in quel suo mondo di fiaba e cento fiabe della Storia e delle odissee e delle eneidi e le dice vere, più vere del vero, e se il mondo fuori dal palazzo è altra cosa e più avvilente e piatto, beh è un nostro problema, di noi che artisti non siamo e la Fantasia che abbiamo avuto in dono è raggrinzita in un angolo delle nostre menti e spaventata e raggrumata – come quel grumo arboreo che si mangia il corpo di una figuretta di donna e viene in mente Dafne e Apollo e il Laurus Nobilis dalle foglie intensamente profumate....
+2Satiri e odalischeE ai piani superiori l'arte del Bambino Sapiente, - che ha ridotto a gioco della pop art la Storia degli avi minoici: le statuette e gli altri antichi reperti chiusi nelle teche dei musei e le ha trasformate in spazio-giochi degli asili e fantasiose divinazioni e misteriosi esorcismi -, diventa stupefatta ammirazione e raffigurazione del più grande mistero dell'universo dopo il big bang: la Madre e la Donna riflessa nei mille colori storia dell'arte.E il Bambino prodigio la rimira e la effigia nelle cento raffigurazioni della storia dell'arte da lui così ben assimilata: di fronte e di profilo - rammemorandoci il prodigioso Piero dei ritratti del Duca e della di lui consorte e le odalische di Ingrès e di Matisse, ma con l'interna gioia dell'adolescente che li filtra nei ricordi delle spiagge che ha frequentato - dove le donne e le madri erano le visioni e i richiami e i gridolini di gioia che si inseguivano nell'aria per il calore della sabbia ritrovato e commisto agli spruzzi freddi dell'onda di quando si andava al mare 'per mostrar le chiappe chiare'.E in uno dei suoi grandi quadri a tutta parete si mostra l'umanità ridevole e balneabile dei suoi anni felici che si ammassa a bordo spiaggia ed è una carta d'identità e un 'come eravamo' stupidi e felici quando risuonavano le note di 'Abbronzatissima' a due passi dal mare e non c'erano i barconi dei migranti ad intristirci e lo spettro della Crisi che non finisce mai.E l'adolescente che prende coscienza dei suoi grandiosi mezzi espressivi si diverte a mostrarci perfino i 'disegni preparatori' di quei suoi quadri - come fossero, che so, gli schizzi e gli abbozzi delle figure guerresche della 'Battaglia di Anghiari', ma è sempre l'ironia e il gioco della pop art a farci sorridere e a riconoscergli 'l'onore al merito' del genio divertito e divertente che dura fino all'ultimo spazio espositivo in alto sulla terrazza interna della corte del palazzo - dove tornano le sculture delle teche al primo piano, ma ingrandite e non meno misteriosamente divinatorie ed evocative di chissà che, con la dea oscenamente ignuda che impugna una freccia d'argento e il satiro cornuto che la affianca che avanza ridente con in su le spalle una baccante ubriaca di gioia.Martial Raysse – Palazzo Grassi - Venezia
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