Nebbie e dintorni

Quando i populisti assediarono il Quirinale


I plebei alla presa del palazzo d'Inverno. - 25 maggio 2018Continua l'aspra battaglia del partigiano Sergio, asserragliato nel bunker del Quirinale con in mano il mitra costituzionale con il quale intende stendere uno alla volta tutti i ministri nominati da Conte/Di Maio/Salvini che, a suo insindacabile giudizio, non rispondono ai requisiti di fedeltà all'Europa e ai suoi burocrati - anime morte che, dall'Olimpo di Bruxelles, continuano a dirci: 'Guai a sgarrare sui conti pubblici e a dare al popolo ciò che è del popolo.'Perché, prima, bisogna dare al dio-Europa quel che spetta agli dei austeri e vendicativi: il sacrificio di uno sviluppo possibile che otterremmo in barba alle regole dei rigidi trattati (che lo stesso Renzi e Padoan dicevano di voler ri-negoziare, ma furono ridotti a più miti consigli) – quei trattati che sono corresponsabili della lunga crisi economica dalla quale faticosissimamente proviamo ad uscire.E quello che il partigiano Sergio si ostina a non voler capire è che la forma non è la sostanza – e i suoi minuetti istituzionali e i suoi 'poteri di indirizzo' con i quali sgrida e rampogna i rozzi parvenus e i plebei sono destinati ad infrangersi su nomi che sono consoni al contratto di governo sottoscritto da Lega e Cinque Stelle.E se Salvini si impunterà su Savona ha la sue buone ragioni di indirizzo di un governo prossimo venturo e suo legittimo desiderio di mandare a dire a Bruxelles che 'qualcosa è cambiato' in Italia – ne prendano atto quelle anime morte olimpiche e se ne facciano una ragione di aver perso il consenso del gruppo di Visegrad, dell'Austria, della Gran Bretagna e dell'Italia, di qui a poco.E giova ricordare, con Pitagora, che 'tutto è numero' – e sono i numeri della maggioranza di governo quelli che contano; e non si può inserire in una squadra affiatata e coesa sul programma e sul contratto stipulati un nome dissonante e gradito al Quirinale, destinato a suscitare conflitti e ad essere espulso, prima o poi, dal nuovo governo per fallo di ostruzione.Per tutto quanto suesposto ci appare questione di lana caprina l'insistenza di Mattarella su cosa spetta a lui come potere di indirizzo e la insistente richiesta di allinearsi ai diktat dell'Europa.Il rischio che corre è che salti tutto e si vada a un durissimo scontro in parlamento e a nuove elezioni, in barba a tutte le sottigliezze costituzionali da lui sollevate e dal suo cerchio magico di giornali e televisioni amiche e di obbedienza renziana.E l'esito – sono facile profeta – è che questa maggioranza di plebei e di parvenus che non intendono i suoi minuetti costituzionali ne uscirebbe ulteriormente rafforzata e il cedere le armi e la resa senza condizioni diventerebbero inevitabili, in una seconda tornata di consultazioni.Speriamo che il week end porti più saggio consiglio dentro al bunker dei resistenti.http://www.lastampa.it/.../lo-stop-del-colle.../pagina.html
26 maggio 2018E adesso, pover'uomo?E' difficile immaginare il partigiano Sergio con in mano il mitra ancora fumante con il quale ha abbattuto l'intruso Savona – e ci evoca le immagini tragiche di Allende assediato all'interno della Casa Rosada – ma qui le parti in commedia sono rovesciate e si recita una commedia degli equivoci e la Costituzione è usata dal partigiano Sergio come clava per fermare il governo dei nuovi barbari e plebei che lo assediano e semplicemente gli fanno notare che una squadra di governo coesa deve essere fatta di uomini di 'comune sentire' col programma e contratto di governo; ed è difficile fargliela capire agli italiani che chi ha ottenuto i voti non può procedere oltre per 'vizio di forma'.Ed era facile prevedere che anche la forma costituzionale avrebbe subito uno stravolgimento sotto i colpi dell'avversa fortuna elettorale e, se si andrà al braccio di ferro in parlamento e, di nuovo, alle urne perderà chi si aggrappa a una forma vuota e foriera di conflitti istituzionali – e chissà se, alle consultazioni prossime venture con la Lega al 30 per cento e il M5S pure non avremo la ventura nuovissima di un presidente della repubblica che si dimette mitra fumante alla mano pur di 'no pasaran.' E colui che, in una vignetta malevola – all'epoca della sua contrastata elezione - veniva raffigurato in veste di ficus beniaminum di Renzi poggiato sul balcone del Quirinale si rivela essere invece un solido palo costituzionale – di quelli che il Giusti avrebbe detto 'messo lì nella vigna' per sorreggere la fragile impalcatura costituzionale che dovremo seriamente ripensare e modificare sul punto dei leziosi minuetti che si ballano negli storici saloni condotti da chi, chi chi chi, chichiricchichi.Tempi duri per gli ingessati presidenti in gessato quirinalizio. Chi vivrà vedrà.