I Signori degli Alti Pascoli - 11 luglio 2016La mia ospite mi dice che anche da loro c'è un problema di qualità e sostenibilità del turismo 'di massa' - complice il grande caldo afoso delle città delle ultime estati scorse e grazie a quel modesto prodotto di fiction televisiva che raffigura il lavoro romanzato di un forestale - impersonato da un attore di gran nome, (l'ex 'Terence Hill' degli sganassoni, finito a fare il prete in tempi di misericordia e bontà da un tanto al chilo).Un turismo di rapido consumo e rapina costituito da una massa di gente strana, gente mai vocata prima alla montagna e irrispettosa della sua peculiarità e dei ritmi e delle necessarie attenzioni, gente priva di pazienza e rispetto. E il loro ritrovo quotidiano è quel lago che è una perla dolomitica di prima bellezza.Però, come mi muovo io, cartine dei sentieri alla mano lungo gli itinerari segreti di questa magnifica valle, è grasso che cola se di escursionisti ne conto una decina e, ieri, uno solo, lungo i venticinque chilometri della mia marcia forzata - passando per masi silenti e immensi che dominano i cocuzzoli - e i silenziosi proprietari contadini e allevatori trasformati in post moderni Signori dei loro estesi campi e porzione di boschi e gente capace di montare e dominare egregiamente le macchine agricole di grande complessità che allisciano i pascoli di alta quota come fossero pitture di un Cèzanne: verde chiarissimo sullo sfondo scuro degli abeti e dei larici e il cielo superbo di grosse nubi pannose.E, la sera, te li ritrovi nei bar dei loro/nostri 'Gasthof' a dialogare tra di loro, birre alla mano, in quel dialetto che non ha nulla da invidiare allo 'Schwitzerdutsch' quanto a incomprensibilità – e sono i nipoti di quei nonni che abbiamo chiamato insensatamente 'nemici' in una guerra di milioni di morti e le creste delle montagne squassate dagli obici e gigantesche mine nelle gallerie sotterranee che scoppiavano sotto ai piedi dei soldati intirizziti nelle trincee. 'Uomini contro', oggi addomesticati dal potere del turismo italiano ed europeo, ma sempre selvatici quel giusto che sa distinguere un pirla da una persona degna di rispetto, seppure avverso per lingua e ingiustizia di trattati e 'confine al Brennero' - che forse si chiuderà o forse no, dipende da quanti clandestini riusciremo a rispedire al mittente in tempi ragionevoli e se sapremo allestire gli 'hotspot' adeguati alla bisogna, come vuole l'Europa delle frontiere chiuse...(segue)
I Signori degli Alti Pascoli.
I Signori degli Alti Pascoli - 11 luglio 2016La mia ospite mi dice che anche da loro c'è un problema di qualità e sostenibilità del turismo 'di massa' - complice il grande caldo afoso delle città delle ultime estati scorse e grazie a quel modesto prodotto di fiction televisiva che raffigura il lavoro romanzato di un forestale - impersonato da un attore di gran nome, (l'ex 'Terence Hill' degli sganassoni, finito a fare il prete in tempi di misericordia e bontà da un tanto al chilo).Un turismo di rapido consumo e rapina costituito da una massa di gente strana, gente mai vocata prima alla montagna e irrispettosa della sua peculiarità e dei ritmi e delle necessarie attenzioni, gente priva di pazienza e rispetto. E il loro ritrovo quotidiano è quel lago che è una perla dolomitica di prima bellezza.Però, come mi muovo io, cartine dei sentieri alla mano lungo gli itinerari segreti di questa magnifica valle, è grasso che cola se di escursionisti ne conto una decina e, ieri, uno solo, lungo i venticinque chilometri della mia marcia forzata - passando per masi silenti e immensi che dominano i cocuzzoli - e i silenziosi proprietari contadini e allevatori trasformati in post moderni Signori dei loro estesi campi e porzione di boschi e gente capace di montare e dominare egregiamente le macchine agricole di grande complessità che allisciano i pascoli di alta quota come fossero pitture di un Cèzanne: verde chiarissimo sullo sfondo scuro degli abeti e dei larici e il cielo superbo di grosse nubi pannose.E, la sera, te li ritrovi nei bar dei loro/nostri 'Gasthof' a dialogare tra di loro, birre alla mano, in quel dialetto che non ha nulla da invidiare allo 'Schwitzerdutsch' quanto a incomprensibilità – e sono i nipoti di quei nonni che abbiamo chiamato insensatamente 'nemici' in una guerra di milioni di morti e le creste delle montagne squassate dagli obici e gigantesche mine nelle gallerie sotterranee che scoppiavano sotto ai piedi dei soldati intirizziti nelle trincee. 'Uomini contro', oggi addomesticati dal potere del turismo italiano ed europeo, ma sempre selvatici quel giusto che sa distinguere un pirla da una persona degna di rispetto, seppure avverso per lingua e ingiustizia di trattati e 'confine al Brennero' - che forse si chiuderà o forse no, dipende da quanti clandestini riusciremo a rispedire al mittente in tempi ragionevoli e se sapremo allestire gli 'hotspot' adeguati alla bisogna, come vuole l'Europa delle frontiere chiuse...(segue)