Nebbie e dintorni

Onde su onde.


(...) Questo viver terreno, Il patir nostro, il sospirar, che sia; Che sia questo morir, questo supremo Scolorar del sembiante, E perir dalla terra, e venir meno Ad ogni usata, amante compagnia. E tu certo comprendi Il perchè delle cose, e vedi il frutto Del mattin, della sera, Del tacito, infinito andar del tempo. Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore Rida la primavera, A chi giovi l’ardore, e che procacci Il verno co’ suoi ghiacci. (G.Leopardi 'Canto di un pastore errante dell'Asia)Mi ha impressionato quella frase di Oppenheimer, nel film omonimo, in cui il valente fisico protagonista delle nostre tregende termonucleari prossime venture dice ad una sua amante che siamo corpi vuoti – se consideriamo l'infinitamente piccolo delle particelle-onde che in noi si aggregano e ci danno figura.Non solo il 'cenere alla cenere' delle giaculatorie medioevali, quindi, bensì 'onde alle onde' e/o particelle alle particelle sarà il nostro morire e 'scolorar del sembiante' e 'venir meno ad ogni usata, amante compagnia'.E il poeta di Recanati nel suo raccontarci il viaggio del 'pastore errante dell'Asia' cita anche il 'perir della Terra' nelle iatture che infittiscono il nostro vivere associati (e un filo dissociati) e ci disegnano le quotidiane cronache tragiche di una guerra stupida che combattiamo per procura in Ucraina con i più sofisticati armamenti (e la Bomba Atomica incombente) e sulla quale ci stiamo giocando il futuro dell'umanità tutta.Onda su onda, si cantava in una nota canzonetta d'antan. Le onde-particelle che siamo e non vogliamo tornare ad essere dopo l'esplosione fatale.Estote parati.https://www.youtube.com/watch?v=hPIzgZ16oac
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