Nebbie e dintorni

A settembre.


Settembre, andiamo. 21 settembre 2020Dovremmo smetterla di predire autunni caldi e perfino 'bollenti', come fanno i giornalisti da decenni a questa parte in tivù e sui giornali - che abbiamo smesso di comprare per la loro faziosa illeggibilità.Quelli non sono gli autunni delle stagioni che incedono con discreta lentezza per lasciarci assaporare il buono di ognuna.Quelli sono gli autunni degli uomini: di gente conflittuale e aggressiva, incasinata, riottosa e noncurante delle leggi e dei divieti che disciplinano il molto di cattivo che abbiamo dentro e ipotizzano un fondo di buono (il buon selvaggio) che, però, fatichiamo a far emergere.E l'autunno che voglio, che cerco, è quello delle foglie che si colorano poco a poco e del clima frizzantino delle giornate brevi che annunciano il freddo che ricongelerà (per poco, d'accordo) i ghiacciai e terrà a bada i maledetti incendi, quasi sempre dolosi.Lasciate stare il mio autunno e tenetevi i vostri, televisivi e giornalistici, caldi e bollenti e chissà che ne siate scottati e vi diate finalmente una calmata, come dopo ogni immane catastrofe.Il mio autunno è quello che 'incede con lentezza indicibile', ma non ci 'dice addio', bensì: 'Levate gli occhi verso le chiome degli alberi che ingialliscono e arrossiscono poco a poco e lasciano spazio alla visione dei cieli d'inverno.'Perché sono gli sguardi levati in alto quelli che ci riscattano e ci assolvono dalle nostre miserabili rissosità sociali e di branco e fazione.Settembre, andiamo, è tempo di transumanze e visioni celesti.