Nebbie e dintorni

La barca di D'Alema ed altre storie di inizio secolo.


L'inadeguatezza del linguaggio politico è sotto i nostri occhi da tempo. Sappiamo – ed è motivo di avvilimento e di disaffezione politica – che nel corso delle campagne elettorali i partiti fanno le 'promesse da marinaio' che non verranno mantenute nel corso delle laboriose legislature.Ed oggi sappiamo anche che le vecchie alleanze politico-militari che sembravano lì lì per essere accantonate (la Nato) possono tornare repentinamente in auge e turbare i nostri sonni e attentare al nostro benessere e dissestare le economie – come è accaduto per la guerra idiota di Ucraina fortemente voluta e foraggiata dagli Stranamore di Oltreatlantico con il generoso contributo degli stolti(enberg) paesi europei .Ma è sulla presente guerra di Israele che il linguaggio della politica si rivela, oltreché inadeguato e rissoso ed asfittico, impotente a svolgere il suo compito di 'gestione delle cose possibili'.'L'arte del possibile', ci rappresentava l'esercizio della politica un noto politico in auge qualche decennio fa – noto oggi più per la sua 'barca' che per le sue imprese di governo (cerca 'la barca di D'Alema' in internet).Che, se li ascolti nella avvilente recita delle loro veline sui video dei telegiornali, quei rissosi e inconcludenti politici li eviti (come si diceva per l'aids), se li ascolti ti rendi conto della loro irrimediabile pochezza e non ti uccidono la fede nel possibile delle cose umane.E ascoltavo stamane, ancora caldo di letto, le parole inadeguate di Biden, il folle Stranamore della guerra di Ucraina, lo ascoltavo recitare le sue stente meditazioni su cosa dovrebbe fare Tsahal, l'esercito di Israele schierato a battaglia.'Occupare militarmente Gaza sarebbe un grave errore.' diceva l'arzillo vecchietto ancora in corsa per le elezioni prossime venture. Già. La senescenza al potere, con il corollario delle avvilenti cose relative.Occupare militarmente una città di due milioni di abitanti che si è cinta di assedio è sicuramente una decisione grave e la decisione finale è tutta e solo dei politici di Israele in stretto contatto con i generali che presiedono alla logistica, all'armamento e alla valutazione dei rischi. Si combatte per la vittoria finale e per la distruzione e l'eradicazione chirurgica del cancro di Hamas.E Gaza è Hamas nella sua folle distensione politica e (in)civile. Questo conta. Pietà l'è morta, à la guerre comme à la guerre.I timori dell'arzillo vecchietto in corsa per il prossimo quadriennio su cosa potrebbe fare l'Iran e, di conseguenza, su cosa dovrebbero fare le sue portaerei schierate a ingenuo monito nei pressi e su cosa farà la Russia alleata della Cina sono 'conseguenze inevitabili' – lo stesso rischio mortale che Biden ha deciso di correre con la sua guerra per procura in Ucraina sfidando la Russia di Putin.Israele non può più recedere dal suo proposito di spedizione punitiva – definitivamente punitiva – ne va della sua sopravvivenza fisica nell'area di mondo che si è scelta e dove ha consolidato il suo dominio.Il resto è la cascata inevitabile dall'alto della montagna di orrori di questi ultimi decenni delle acque reflue di scelte politiche e geo strategiche sbagliate e di guerre assassine insensate (Irak, Afganistan).E adesso, pover'uomo (poveri noi)?