Nebbie e dintorni

Dagli amici mi guardi Iddio...


Lo spirito dei tempi e le amicizie ' su facebook'. 21 ottobre 2019Ed ora che Zuckenberg si appresta a cambiar nome, e forse altro, alla sua straordinaria creatura - in crisi di iper crescita e conseguente esplosione di intolleranze tra i gruppi e i singoli e le censure e i 'bannamenti' conseguenti – possiamo considerare, come in un esame di coscienza d'antan, come è cambiato il concetto di amicizia e/o come siamo cambiati noi, resi più fragili e talvolta isterici a causa delle pandemie e dei greenpass, e del governo Draghi che non ci piace e del Mattarella messo nella vigna a far da palo costituzionale (un palo traballante perché male infitto nel terreno paludoso della mala Italia dai padri costituzionali ai tempi loro).E abbiamo capito che essere 'amici su facebook' è cosa ben diversa da quelle amicizie costruite sul terreno più solido delle nostre vite e rodate nel corso delle scampagnate e dei pranzi comuni e dei balli - e il 'mandarsele a dire' per le vie traverse dei commenti e dei posts che pubblichiamo può costarci caro ed è da rivedere l'antico motto 'amici come prima'. Prima di facebook.E c'è un tale che mi aveva tolto l'amicizia per chissà quali sue segrete ragioni qualche anno fa, ma, da poco più di un mese, me l'aveva rinnovata per poi subito ri-togliermela a cui vorrei chiedere:'Va tutto bene?' 'Stai bene?' 'Che ti succede?' Perché non è normale questo dare e togliere senza una spiegazione su cosa ti ha fatto saltare la mosca al naso. E se castighi qualcuno dovresti fargli capire il perché del castigo, quantomeno.Le amicizie sono (dovrebbero essere) cose importanti, come le parole – e bene lo spiegava Nanni Moretti in suo bel film – e, se è vero che facebook ha banalizzato le amicizie riducendole alla misura dell'umore nero di un nostro mattino per le vigliacche cose della politica nostrana e degli arrembaggi quotidiani e incessanti dei 'barconi', dovremmo sforzarci di ricondurre a ragione quei nostri umori 'di pancia' e privilegiare 'la cosa in sé', come la chiamano i filosofi: di un amicizia che è segno e nobiltà della comune volontà di capire e ordinare gli eventi delle nostre vite e contrastare la maledetta entropia che ci affanna.Ed ho in mente di scriverci un libro su questa cosa dell'amicizia fatta labile e trasparente come il video del computer che si accende alla mattina e dove trascriviamo le nostre idiosincrasie e le irritazioni e le rabbie e chiedere all'universo mondo che ci legge che vuol dire 'essere amici su facebook'. Solluccheri e pinzillacchere?O è, forse, il surrogato di una vita reale che abbiamo schiacciato dentro i video di casa e resa 'virtuale' e non abbiamo più tempo per uscire e andare a far visita agli amici, quelli veri e più solidi, e constatiamo, da tempo, che una vischiosa solitudine e una nebbia imprigiona le nostre anime e le rannicchia dentro gli asfittici palmari e/o gli smartphone, ragnatela di rappresentazioni virtuali che ci confondono e ci spengono?