http://www.mymovies.it/trailer/?id=36077 12 novembre 2015Ho visto un film, ieri, in tivù ('Travaux – Lavori in casa' di Brigitte Rouan) che ci parla di un allegro casino che rappresenta, in chiave paradossale ed esagerata, la realtà che viviamo di convivenza difficile coi cosiddetti 'migranti'.In realtà il film è una commedia brillante, brillantissima e cinematograficamente sapiente, tutto conchiuso nella sua ideazione umoristicamente sgangherata e che mal si presta a dirci una parola in più o una parola esemplare e moralmente sostenibile sulla convivenza tra diversi che è la realtà delle nostre città da qualche decennio a questa parte.Perché parlarne allora? Ne parlo per la didascalia finale in cui si ringraziano i 'migranti' che hanno attraversato il mare per la ricchezza che ci donano (ricchezza non petita, peraltro; e il vertice di Malta sull'immigrazione cerca, in colpevole ritardo, di arginare l'eccesso dell'offerta). Ed ecco espressa a chiare lettere la pretesa degli autori di aver girato un film 'morale' che ci indica la via maestra di una serena e allegra convivenza cogli arrembanti 'popoli del mare' e con le culture e tradizioni di appartenenza che menano seco, il tristo islam in testa.Ma il 2015 è stato l'anno della strage di Charlie Hebdo e del museo del Bardo e, se digitate 'i conflitti sociali nelle banlieues' su un qualche motore di ricerca vi appariranno articoli a profusione in cui si narra che è il conflitto e il disagio sociale e la mancata integrazione a farla da padrone nelle periferie urbane delle metropoli europee e, se sfogliate le pagine di 'nera' di un qualsiasi giornale locale, è un florilegio di rapine, furti negli appartamenti, gangs di minori multietniche che compiono le loro bravate criminali o la banda dei nigeriani che sotterra le dosi di droga da spacciare nel parco della Bissuola e sono stati i residenti e le mamme a informarne la polizia - e mi chiedo da quale angolo neuronico mal manutenuto fuoriesca il buonismo imperante della maggior parte dei nostri giornalisti e dei politici di professione e di molti cineasti che continuano a dirci e propinarci che 'melting pot è bello' e il futuro è un rosa-confetto di 'tutti insieme appassionatamente'.Forse quei giornalisti e quei politici e i loro supporters e-lettori non leggono i giornali o fingono di non vedere o scambiano i loro desideri per realtà, non lo so e mi piacerebbe saperlo - e confrontarmi in un pacato dibattito in cui si mettono a confronto i dati che tutti abbiamo a disposizione e si analizzano gli scenari realisti di una convivenza difficile e foriera di troppi conflitti futuri.E, per certo, i 'buonisti' per vocazione e partito preso dovrebbero seguire con maggiore attenzione le cronache di quanto avviene in Germania e in Svezia, dove le frontiere aperte si sono rinchiuse e i governanti sono stati indotti a più assennati consigli sul merito di 'accogliamoli tutti', mentre le frontiere di prima linea della Slovenia, Croazia e Ungheria sono state militarizzate e l'allarme è massimo per le cifre insostenibili dell'invasione che cambia troppo rapidamente i connotati della nostra civiltà europea.Chi vivrà vedrà e la vita è la nostra e dei nostri figli e nipoti, abbiamone cura.
Lavori in corso
http://www.mymovies.it/trailer/?id=36077 12 novembre 2015Ho visto un film, ieri, in tivù ('Travaux – Lavori in casa' di Brigitte Rouan) che ci parla di un allegro casino che rappresenta, in chiave paradossale ed esagerata, la realtà che viviamo di convivenza difficile coi cosiddetti 'migranti'.In realtà il film è una commedia brillante, brillantissima e cinematograficamente sapiente, tutto conchiuso nella sua ideazione umoristicamente sgangherata e che mal si presta a dirci una parola in più o una parola esemplare e moralmente sostenibile sulla convivenza tra diversi che è la realtà delle nostre città da qualche decennio a questa parte.Perché parlarne allora? Ne parlo per la didascalia finale in cui si ringraziano i 'migranti' che hanno attraversato il mare per la ricchezza che ci donano (ricchezza non petita, peraltro; e il vertice di Malta sull'immigrazione cerca, in colpevole ritardo, di arginare l'eccesso dell'offerta). Ed ecco espressa a chiare lettere la pretesa degli autori di aver girato un film 'morale' che ci indica la via maestra di una serena e allegra convivenza cogli arrembanti 'popoli del mare' e con le culture e tradizioni di appartenenza che menano seco, il tristo islam in testa.Ma il 2015 è stato l'anno della strage di Charlie Hebdo e del museo del Bardo e, se digitate 'i conflitti sociali nelle banlieues' su un qualche motore di ricerca vi appariranno articoli a profusione in cui si narra che è il conflitto e il disagio sociale e la mancata integrazione a farla da padrone nelle periferie urbane delle metropoli europee e, se sfogliate le pagine di 'nera' di un qualsiasi giornale locale, è un florilegio di rapine, furti negli appartamenti, gangs di minori multietniche che compiono le loro bravate criminali o la banda dei nigeriani che sotterra le dosi di droga da spacciare nel parco della Bissuola e sono stati i residenti e le mamme a informarne la polizia - e mi chiedo da quale angolo neuronico mal manutenuto fuoriesca il buonismo imperante della maggior parte dei nostri giornalisti e dei politici di professione e di molti cineasti che continuano a dirci e propinarci che 'melting pot è bello' e il futuro è un rosa-confetto di 'tutti insieme appassionatamente'.Forse quei giornalisti e quei politici e i loro supporters e-lettori non leggono i giornali o fingono di non vedere o scambiano i loro desideri per realtà, non lo so e mi piacerebbe saperlo - e confrontarmi in un pacato dibattito in cui si mettono a confronto i dati che tutti abbiamo a disposizione e si analizzano gli scenari realisti di una convivenza difficile e foriera di troppi conflitti futuri.E, per certo, i 'buonisti' per vocazione e partito preso dovrebbero seguire con maggiore attenzione le cronache di quanto avviene in Germania e in Svezia, dove le frontiere aperte si sono rinchiuse e i governanti sono stati indotti a più assennati consigli sul merito di 'accogliamoli tutti', mentre le frontiere di prima linea della Slovenia, Croazia e Ungheria sono state militarizzate e l'allarme è massimo per le cifre insostenibili dell'invasione che cambia troppo rapidamente i connotati della nostra civiltà europea.Chi vivrà vedrà e la vita è la nostra e dei nostri figli e nipoti, abbiamone cura.