Nebbie e dintorni

Il coro fastidioso della presente tragedia greca.


La rassegna degli orrori si mostra impudica sui socials e il gioco di fazioni contrapposte si anima con gli audiovisivi dei bambini, le cui gambe inanimate emergono dalle macerie dei palazzi colpiti dalle bombe, ma, di contro, abbiamo i video delle ragazze israeliane stuprate e smembrate dagli assassini allah u akbar, la decapitazione di un un bimbo altrettanto innocente e molto altro della vetrina raccapricciante delle incursioni nei kibbutz dei 'guerrieri' macellai di Hamas il giorno 7 dell' ottobre scorso.Chi vince e chi perde in questa insensata gara a muovere sui socials la pietà e la rabbia conseguente?Perde il pudore e la compassione universali che ci suscita ogni tragedia e umana catastrofe – siano esse le foto dei morti sotto le macerie di un terremoto devastante o gli annegati di uno tsunami o le bare in corteo dell'evento pandemico ultimo scorso – e i morti dell'una parte e dell'altra delle guerre in corso di Gaza e di Ucraina.Dovremmo astenerci dall'usare questo strumento barbaro di pubblicare le foto più macabre e cupe dell'umana follia bellica quale arma di propaganda politica.Dovremmo raccoglierci in silenzio e collettiva meditazione e auspicare e impetrare pudicamente la fine di quella e di ogni altra tragedia, pregare, forse, gli dei sconosciuti e impietosi di ogni religione – consci che la realtà dei fatti e degli eventi è spaventosamente complessa e apparentemente priva di soluzioni realistiche condivise.Non diversamente appariva ai combattenti e agli abitanti di là delle inespugnabili mura la guerra di Troia nei lunghi anni dell'assedio - e gli dei dell'Olimpo parteggiavano stupidamente per l'una fazione o per l'altra. E Giove, come l'odierno Allah, si barcamenava incerto (e per nulla 'u akbar') e dava un colpo al cerchio e uno alla botte per contentare i suoi rissosi ospiti celesti e i loro campioni combattenti.Dovremmo tornare alle nonne e ai nipotini delle guerre mondiali del maledetto secolo breve - i cui nefasti non rimbalzavano sui socials di questi nostri decenni di volgarità e impudicizia - e l'unica notizia che ricevevano dopo mesi di silenzio era quella di una medaglia al valore conferita al loro congiunto morto nelle trincee del fango e del gelo. E loro stessi vittime inermi dei bombardamenti sulle città o dei rastrellamenti e conseguenti decimazioni degli occupanti spietati.C'è bisogno di silenzio nelle tragedie che non hanno risposta. Il silenzio degli innocenti e impotenti che siamo a determinare la fine di questa e di ogni altra umana tragedia.Le manifestazioni rabbiose dei faziosi di una e dell'altra parte della presente tragedia bellica sono solo il coro fastidioso e inutile e irritante di un dramma spaventoso di cui ignoriamo il finale e ci sgomenta.