Nebbie e dintorni

Femminicidi e dintorni.


Relazioni pericolose e statue di sale. 21 novembre 2021Le amicizie difficili non sono quelle di facebook.Che basta chiederle sulla base di curiosità, empatia con quanto scritto e pubblicato dal possibile 'amico' a cui chiediamo l'amicizia, ma siamo pronti a ritirarci quando emerge il 'dark side of the moon': il lato oscuro di quella persona le cui opinioni non collimano con le nostre sul merito di un evento cruciale per le nostre delicate sensibilità virtuali.E' il caso, eclatante, di amici da una vita (sul web e nella vita reale) che sui fronteggiamenti di fazione pro e no vax si ritrovano senza più parole comuni perché l'amico fidato si manifesta no vax duro e puro (orrore. Orrore!) e non intende le ragioni degli scienziati (veri, supposti e sedicenti) e quelli che: 'la tua libertà finisce dove comincia la mia'.Ma dove comincia la mia e finisce la tua di contagiante impunito, verrebbe da aggiungere.Ma le amicizie difficili che qui voglio trattare sono quelle di cui ha parlato una mezz'ora fa la bella trasmissione di radio tre 'Zarathustra': tra un carcerato nel braccio della morte (America violenta?) che da 27 anni attende la siringa o la scossa fatale e una giovane filosofa italiana che gli scrive e gli parla del più e del meno e delle piccole cose che ci accadono mentre dura la vita.E io sono sempre stato perplesso e intimamente avverso a quel genere di 'relazioni pericolose' che, in taluni casi, sfociano in una curiosissima forma di 'amore', come ci raccontava un giornalista a proposito dell'assassino 'allah u akbar' oggi a processo in Francia che, mitra in mano, ne ha stecchiti a decine al Bataclan e altrove nella Parigi delle tragiche 'banlieues' enclaves islamiste radicali.E dove sia lecito usare dell'impiastro medico dell'umana pietà e il consentire alla mitica 'riabilitazione del condannato' del Beccaria e dei soci pugnaci di 'Nessuno tocchi Caino' è cosa assai controversa nel caso dei condannati a morte - la cui vita si è fermata come una biblica statua di sale nel preciso momento in cui hanno levato alto il pugnale mortifero o impugnato la pistola o stretto le mani assassine sul collo della loro vittima.E ciò che ne residua, di quelle loro vite infamate di condannati, va sempre sotto il segno nefasto di Caino - e mi risulta oltremodo ostico pensare e indulgere a 'perdoni' che farebbero seguito ai dubbi pentimenti - e meglio sarebbe tirare un pietoso sipario carcerario e mediatico, invece, su quelle incarnazioni del Male atavico che impazza come un vento maledetto sul pianeta Terra. Dead man walking.E penso alle morti di tutte quelle poverette, le 'femminicidiate', che si sono immolate sull'altare dell'Amore – un amore mal riposto, amori maldestri e approssimativi che hanno partorito perfino dei figli, vittime accessorie e di insensata rivalsa in alcuni, orrendi, casi.E mi chiedo se il famosissimo verso del Sommo poeta 'amor ch'a nullo amato amar perdona' non debba declinarsi più spesso in negativo: come pena necessaria e conseguente per chi ha fissato gli occhi, chissà come innamorati, in quelli del suo futuro assassino - e non c'è barba di numero rosa 1522 che le salvi, le poverette, da quel loro errore fatale perché, tanto, qui da noi, nessuno tocca Caino, e, quando lo si tocca, sconta un quattro/cinque anni di prigione e passa presto ai domiciliari o in libertà vigilata, ahinoi.