Nebbie e dintorni

Al capo si deve obbedienza.


Sarà perché, fin dalla lontana adolescenza, ho sempre avversato la sudditanza ad ogni autorità sedicente e, sotto servizio militare, ho capito che l'obbedienza non è sempre una virtù, ma il film 'Il sapore del successo', con uno strepitoso Bradley Cooper e una bravissima Sienna Miller e un montaggio da favola non mi ha inchiodato alla poltrona.'Si chef' è la chiave di volta del film, il leit motiv, la chiusa di ogni (dei molti) conflitto/i rappresentato/i. La sudditanza totale ad un preteso iddio dei piatti decorati (e forse appetitosi), più degni di una esposizione alla Biennale d'Arte e Design quale si mostra nel film, proietta la mente in un altrove inquietante e, senza scomodare gli storici 'Heil' e gli 'Eia,eia' del burro al posto dei cannoni, ti fa decidere all'impronto per una osteria di campagna, un rifugio di montagna, una trattoria fuori porta con le 'animelle' servite in una ciotola sbrecciata e gli involtini di vitello un po' troppo sugosi, e le lasagne bruciacchiate 'n coppa, ma, vivaddio! senza lo stuolo di camerieri e i cuochi in adorazione permanente dell'Altissimo Tristar Stelluto che ammicca ai suoi obbedientissimi collaboratori e soldati di una guerra all'ultimo decoro e terza stella della guida Michelin.E non posso tollerare come i truccatori mi abbiano imbruttito quel gioiellino di creatura femminile che è la Sienna Miller, torcendole i biondi capelli per rappresentarceli unti dei fumi che salgono dai fornelli e il sudore che scende giù dal collo e le spalle.Ma la sua colpa più grave (della Sienna) è quella di innamorarsi di quel tal figuro trucido autoritario fino al midollo e schiavo di misteriosi debiti (che paga col sangue) – e, ancora una volta, è un gioiello di creatura femminile, una bellissima e dolente Alicia Vikander, a riscattarne il passato tormentato e a dotarlo, in finale, dei coltelli magici del padre suo defunto.Ma, alla fin della vicenda, la domanda d'obbligo è se vale la pena sedere in uno di quei ristoranti stellati e fare un mutuo di dodici rate per assaggiare quei decori da Biennale che appagano più gli occhi che il palato, così premiando la moda televisiva del decennio di propinarci quotidianamente in tivù gli improbabili attori dei vari 'masterchef' e dintorni.No, grazie, meglio un 'pastin' o un 'frico' al passo Staulanza con contorno di porcini di giornata, credetemi – e, a un'ora di cammino più in là, cercate le 'orme dei dinosauri' che si estinsero, pare, si dice, per un eccesso di 'crudismo'.