Nebbie e dintorni

Di chi parla la lingua dell'Amore.


Se non parli la lingua dell'Amore - 16 maggio 2013Non è solo il 'morire di maggio' che esige 'molto coraggio' – come recita la nota canzone di De Andrè. Ed è metafora che dice il morire affanno atroce - e se è primavera e il sole scalda e tornano le rondini a riempire i cieli vuoti quell'affanno mozza davvero il respiro e chiude gli occhi.Il vero coraggio è affermare le proprie opinioni 'fino in fondo' e i veri coraggiosi sono quei moribondi e i loro familiari che scelgono il funerale laico - e nessun prete strano intorno alla bara a incensare e a officiare i riti del trapasso e a ricordarci che solo la 'resurrezione in Cristo' dà senso alle nostre vite. Che sarebbe un bel conforto, non c'è discussione, ma cozza (l'ipotetica resurrezione) contro l'evidenza che di tutti i morti della storia dell'umanità non uno si è risvegliato ed è uscito dalla tomba fin qua - e Giosafatte è ormai un luogo mitico che scomparirà dalle enciclopedie non appena inizieranno i viaggi spaziali.I funerali laici sono incontri informali di molte (o poche) persone che ricordano il vissuto comune di chi 'ci ha lasciato' ed esercitano il 'conforto della memoria' - che è quanto dire, scolasticamente: 'A egregie cose il forte animo accendono le urne dei forti...' Ma la memoria nostra di uomini e donne, lo sappiamo, è virtù neuronica fragile e bastano tre generazioni a mandare in rovina le gloriose urne e le tombe e disperdere i ricordi di chi ha vissuto ed è transitato tra 'i più' della Storia lontana.E se la Storia non è magistra e tuttora va col passo del gambero (uno avanti e due indietro) è proprio perché la memoria è fragile, ahinoi, e ben lo sanno le maestre/i e i professori/esse quanto sia difficile riempire le zucche vuote di certe allievi di tutto quanto è necessario sapere perché la vita degli uomini e donne migliori col passare delle generazioni e il futuro torni ad essere quello sognato delle 'magnifiche sorti e progressive'.Però quei coraggiosi dei funerali laici hanno almeno il merito di metterci di fronte al senso finale delle cose. Che senso ha farsi benedire da un prete e ascoltare tutte quelle improbabili promesse di 'vita dopo la morte' e speranza di resurrezione -che tante discussioni hanno suscitato in vita, ma è solo nel momento del trapasso che devi dire la parola finale che ci angoscia: credo o non credo e chissà che Luce c'è dall'altra parte degli occhi che si chiudono per sempre.E se Luce c'è, io credo ci sarà per tutti: credenti e laici e cristiani e ortodossi e induisti e islamici. L'intera umanità richiamata in vita (forse, chissà) a celebrare i fasti e i nefasti del comune cammino nel Bene e nel Male nel quale ci siamo impantanati senza ben sapere che senso avessero le guerre che abbiamo combattuto e le distruzioni e gli omicidi e i femminicidi e le corruzioni e le ruberie e le contrapposizioni politiche che fanno il nostro tristissimo e tragico 'vissuto' collettivo.E, forse non a caso, c'è sempre qualcuno che, anche nel corso di un funerale laico, ci richiama alla mente la parola fondamentale, la parola 'Amore', comunque e con chiunque coniugata - e torna la lettera di san Paolo, interpretata in chiave laica, ma liaison con i 'credenti' di ogni fede, che ci ha incantato guardando il meraviglioso 'film blu' di Kieslowski.Perché puoi 'sapere tutte le lingue del mondo', ma se non hai parlato la lingua dell'Amore nei giorni e gli anni della tua vita niente ha avuto un senso.Amen e così sia.
YOUTUBE.COMFilmblu Zbigniew Preisner Prima lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi cap 13