Nebbie e dintorni

Le lacrime di Angela.


 E, alla fine, dopo tanto bruciare di polemiche, resta il pianto della sconfitta. 'Quel pugno fa troppo male', ha detto Angela (e lo ripete al giornalista becero che la stimola a dire altro di diverso da usare quale clava politica) 'rischiavo di farmi male davvero per questo ho deciso il ritiro'. L'atleta che dichiara sconsolata la sua sconfitta e lascia spazio al pianto – il tiepido fluido liberatore che sgonfia il corpo dall'infezione.E viene in mente quell'altra rappresentazione poetica sportiva del grande U. Saba che scriveva:Il portiere caduto alla difesaultima vana, contro terra celala faccia, a non veder l’amara luce.Il compagno in ginocchio che l’inducecon parole e con mano, a sollevarsi,scopre pieni di lacrime i suoi occhi.Ecco: le lacrime di Angela sono oggi quanto ci resta di vagamente consolatorio e condivisibile di quella brutta cosa che a me pare essere questo preteso sport coniugato al femminile – di sferrare pugni al viso di una persona e, per di più, donna.Una bruttura che si aggiunge all'altra, quella delle identità sessuali confuse clamanti la diversità, a cui si tiene bordone mediatico in questo scorcio di secolo di infamia massima nella torre di Babele dei diritti pretesi e 'woke' - che pretendono di affermare la 'cancel culture' all over the world, Dante e Shakespeare inclusi.Fermate il mondo, voglio scendere.