Nebbie e dintorni

Viaggio nella rabbia sociale.


La rabbia e il fuoco delle rivolte.Carlo Invernizzi Accetti, professore di scienze politiche alla City University di New York ha scritto un libro:' Vent'anni di rabbia.' Preciso, importante, documentato, lo recensisce Malaguti su 'La Stampa' di oggi.Ovvero come la politica d'antan, i supposti pensieri e parole positivi di ieri, la pretensiosa 'arte del possibile' (?), è oggi canalizzata – un torrente in piena - in quella nuova forma di opposizione a tutto ciò che 'non se ne può più'. Un votare 'di pancia' diremmo qui in Italia, ma più un agire, al di là del voto, perché la politica del 'palazzo' segue i suoi maledetti percorsi, sempre più divaricanti dal sentire del popolo illuso di contare e di poter decidere lo svolgersi delle pubbliche cose. La res publica dei Latini.Agire nelle piazze e sui socials, la nuova agorà della rabbia, l'impotente rappresentazione di un 'mondo a rovescio' che più non tolleriamo e del 'troppo che stroppia' che costituisce le tragiche e tristi cronache del terzo millennio. E nulla sembra dirci che sia finita, che abbiamo toccato il fondo, bensì si scava di continuo nelle melme sociali dei fondali.Vent'anni di rabbia. E non è che quelli che li precedono contenessero minore indignazione e digrignar di denti ed esplosioni ricorrenti. Anche esplosioni vere e proprie: sui treni, nelle piazze dei comizi (piazza della Loggia), sulle autostrade dove passava Falcone e le auto della sua scorta e sotto casa dal magistrato Borsellino. Rabbia e indignazione conseguenti anche lì, ma colpisce di più l'intelligenza di Carlo Invernizzi Accetti, e ne fa la linea-guida del suo saggio, la rabbia che muove i passi dei manifestanti furiosi della Gran Bretagna – indignati delle scarse o nulle informazioni che sono venute dal governo britannico relative all'orribile crimine delle tre bambine accoltellate (e altre ferite). Omertà pubblica al fine di difendere un poco sostenibile 'politicamente corretto' che vieta di far cenno alle origini ruandesi dei genitori dell'assassino per arginare gli eventuali 'pogroms'. Che sono venuti invece, a ondate, per più giorni, sospinti dalle fake news che montano quando si vuole nascondere qualcosa. Succedeva anche nella Rivoluzione Prima, quella francese. Il passa-parola dei popoli in rivolta (di ogni tempo e latitudine) si nutre delle fake news della rabbia.Un libro da leggere perché da conto del nostro sentire pubblico, di figli del terzo millennio di una politica demente e di dementi politici. Nostrani ed europei. Di folli s-governanti che spediscono vagonate di armamenti ai guerrieri ucraini e rinfocolano una guerra che sembrava sul punto di spegnersi. E oggi è la bomba termobarica che accende il fuoco della guerra con i corpi dei soldati ucraini incursori, la prossima sarà termonucleare.Rabbia, figlia dell'impotenza. Attenti a voi s-governanti da tre palle un soldo di destra, sinistra centro. La prossima volta il fuoco. Della rivolta. Di chi vede il mondo incupirsi e assiste al suo inarrestabile 'cupio dissolvi' che si mangia le vite delle genti.