Nebbie e dintorni

Incubi e saghe.


Incubi e saghe. I tormenti degli scrittori.Ogni scrittore scrive pagine che lo ritraggono di sghimbescio – come un'ombra in uscita dall'immagine di spalle nello specchio dei suoi racconti. Non Paolo Rumiz, scrittore dalla scrittura limpida e poetica quant'altri mai, ma ossessionato da un film che si proietta giorno e notte all'interno della scatola cranica (suo il recente 'Verranno di notte', onirico pamphlet fitto dei suoi fantasmi lamentosi).Lui è ritto in piedi nei suoi romanzi e nei suoi reportages di viaggio e li occupa per intero e dice cose che noi umani fatichiamo a capire. Nei suoi ultimi libri ci rappresenta un mondo in avanzata dissoluzione e avviato al suo inevitabile macero entropico – un macero fascistissimo e impietoso nei confronti delle orde dei migranti che premono incessantemente alle frontiere, ca va sans dire, e vi sono respinti. Respinti?? E tutti quelli felicemente arrembanti sui barconi e a bordo delle navi delle ong allora? Quel dieci/quindici per cento di residenti nelle enclaves europee fitte di 'radicalizzati sul web' di cui agli assassinii ricorrenti di vittime incolpevoli nelle piazze e sugli autobus? Che giornali legge Paolo Rumiz e che razza di strano film si proietta tra le fiamme della sua mente?Gli preferisco Salman Rushdie, uno scrittore di razza capace di sfornare saghe e personaggi mitologici a centinaia, uno 'che ce l'ha fatta', a varcare le frontiere - forse grazie al Commowealth - e che ha vissuto i tormenti di immaginario capro espiatorio di un islam radicale di folli pretoni iraniani che gli hanno lanciato addosso la terribile fatwa che lo ha imprigionato ai domiciliari con gli agenti di scorta fuori della porta di casa h24. Una epopea di tormenti, la sua, che si è conclusa con l'orco macellaio (indovinate di che nazionalità originaria sono i suoi genitori) che lo ha accoltellato a morte nel corso della presentazione di un suo libro, ma, ancora una volta, 'ce l'ha fatta', Salman è rinato dalle sue ceneri, è guarito e ne ha tratto il racconto di una resurrezione. Lunga vita a Salman Rushdie.Comprate il suo 'La città della vittoria'. Un romanzo magnifico. Niente a che fare con 'Verranno di notte' di un Rumiz sempre più tormentato dai suoi incubi di morte dell'Europa e le iterate maledizioni contro i popoli europei in rivolta avversi alle migrazioni a milioni che varcano il gruviera Schengen.Che, poi, a nostro modestissimo avviso, la morte di Europa - la bellicista Europa succube dell' America degli Stranamore del Pentagono e dei vertici Nato - non sarebbe tutta 'sta disgrazia e non accorreremmo certo al suo capezzale per l'omaggio fatale. Tutt'al più un frettoloso 'le mie condoglianze' (di circostanza) ai troppi amici e parenti che su quella fallimentare superfetazione politica hanno lucrato, lui compreso, con le sue romanzesche difese d'ufficio ed il poetico 'Canto (per l'Europa)'. Sic.