Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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« Il mondo in mi settima. | Cose che 'vanno per le ... » |
Diverse narrazioni e finali diversi. 17 gennaio2023 E' un dubbio che mi tormenta da un sacco di tempo: non sarà che alimentiamo la povertà con il premiare che facciamo le narrazioni caritatevoli e misericordiose in auge sempiterna sui giornali/telegiornali e i buonismi lacrimosi un tanto al chilo? Sarà che la mia nascita è a ridosso della fine della seconda guerra mondiale e ne ho introiettato gli echi di privazioni e macerie chiuso nell'amnio della genitrice e da lei mi vennero le narrazioni della grande miseria da cui proveniamo e a cui siamo scampati che, al confronto, quella di oggi è servizio di mense imbandite, benché mense della Caritas, e la rituale raccolta di cibo fuori dai supermercati e il mendicismo con i telefonini e la sigaretta tra le dita dei nuovi arrivati, i mitici 'ultimi' - foraggiati di costose accoglienze organizzate ad ogni nuovo sbarco e arrembaggio, e le quarantene a bordo delle navi e le o.n.g e associazioni caritatevoli annesse prodighe di consigli per gli acquisti dei molti diritti che l'Europa regala a piene mani a chiunque violi le frontiere, profugo o clandestino che sia. Fatto sta che le narrazioni odierne della miseria diffusa e della misericordia dovuta (dice ognora Francesco ai suoi seguaci) agli affluenti e 'migranti' non mi commuovono più di tanto – e mi viene in mente la mia scuola elementare dove si faceva lezione con i cappotti indosso e venivano certi spifferi dalle finestre dai vetri precariamente sostenuti sui telai con il pongo e alla mensa il formaggio era quello, di colore arancione, delle latte degli aiuti post bellici del piano Marshall. Ma il verbo universale che covava sotto era quello della ricostruzione delle città e dei paesi in macerie e lo respirammo a pieni polmoni e ne conseguì lo sviluppo economico che sapete - e venne il lavoro nelle fabbriche e il 'posto fisso' e siamo quelli della mitica 'casa di proprietà' (che Greta e i suoi gretini europei vogliono farci pagare cara e farcela ristrutturare a tamburo battente, costi quel che ci costerà) e godiamo delle pensioni che conseguono ai contributi pagati e ne elargiamo una parte ai nipoti. Una generazione fortunata? Forse, se paragonata alle successive dal lavoro con i voucher e stagionali per nascita e destino, ma l'idea che coltivo è che dovremmo smettere di compiacere/ci delle narrazioni miseriose (neologismo enaziano) che ci vengono dal vasto mondo e privilegiare, invece, le narrazioni della ricostruzione possibile di un mondo nuovo che sorga dalle ceneri di un mondo oggi a pezzi di bel nuovo e dai confini incerti - e i popoli allo sbando che migrano per le pretese 'guerre-fame-carestie' di cui alle narrazioni buoniste, ma sono, in maggioranza, i clandestini in cerca di fortuna che rinunciano a priori a dare forma e ricchezza futura al paese che abbandonano. Le narrazioni prevalenti sono binari che tracciano una rotta e una destinazione. Le narrazioni compulsive della miseria e del dolore irrimediabili non conducono da nessuna parte, sono un binario morto – cronache avvilenti di senza tetto a migliaia e le stazioni delle città europee fitte di gente distesa nei sacchi a pelo luridi e/o avvoltolate nella coperte. Un'altra e diversa narrazione e diversa politica è possibile che indichi una direzione e apra le visioni di un orizzonte di futuro meno gramo. 'Presto' esortava B. Brecht in una sua piece 'urge un diverso finale. Un altro finale è possibile e urgente.' Scriviamolo insieme. |
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Narrazioni contrapposte.
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il 15/08/2024 alle 09:09
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