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La religione del mio tempo

Post n°1385 pubblicato il 16 Ottobre 2020 da fedechiara
 

La religione del nostro tempo - 16 ottobre 2015
E, adesso che la Biennale si avvia al suo 'grande finale', possiamo provare ad attribuire un primo e secondo premio a quelle installazioni 'site specific' degli 'eventi collaterali' che abbiamo visitato e ri-visitato al fine di dirci convinti che l'Arte e gli artisti sono davvero un filtro geniale della realtà e geniali interpreti di una loro specialissima 'lotta politica' condotta 'con altri mezzi', come si dice della guerra.
E il primo posto spetta a buon diritto, per la riflessione ponderosa e il meticoloso uso dello strumento 'arte' e della materia che ne sostanzia il linguaggio, al russo Bruskin (vive a N.York) che nella chiesa di santa Caterina, nella fondamenta omonima, ha allestito un cimitero della memoria recente e un ritrovamento archeologico con reperti statuari meticolosamente invecchiati sottoterra e i simboli e le icone del fu 'socialismo reale' affioranti dalle sabbie del Tempo – socialismo (reale e/o ideale) che tanta parte dell'ultimo orizzonte delle nostre speranze di un mondo migliore ha nutrito, ma è finito in tormentati decenni di infamia e crudeltà; e le speranze sono morte e sepolte e sprofondiamo ogni giorno di più, disperati, nelle sabbie mobili di una confusa e mortifera globalizzazione dei medioevi islamici di ritorno.
Il secondo posto, a mio insindacabile giudizio, spetta ancora a dei russi (Andrey Blokhin e Georgy Kutznetzov riuniti nel 'Recycle Group'): due artisti sponsorizzati dal MMOMA (Moscow museum of modern art) che hanno messo in scena, letteralmente, con allegra, formidabile e irridente intuizione, l'ossessiva, pagana preghiera collettiva del nostro tempo di inarrestabile chiacchiera giuliva - le tecnologie cellulari asservite alla frenesia comunicativa dell'umano, paradossale, aver nulla da dire di veramente interessante e notevole e mirabile, ma dirlo e scriverlo tutti insieme appassionatamente, levando in alto i cuori e i cellulari per cogliere il 'campo' che aleggia sopra le nostre teste - novello 'spirito santo' che tutti li/ci illumina.
E tutto l'umano, vanesio chiacchiericcio lo scriviamo/diciamo, ciascuno e tutti a testa china, chiusi dentro il tamagochi-cellulare che ci ha trasformato - negli autobus e nei vaporetti e nelle sale di attesa delle stazioni o seduti ai tavoli dei bar e dei ristoranti - in taciturni e abulici apostoli oranti e impetranti il 'campo' sufficiente per spedire le nostre povere visioni di incanto, foto, musiche, effimere intuizioni/emozioni, ad amici, parenti ed affini.
E la sola vera necessità e impellenza di tanta comunicazione sociale la riconosciamo solo ai poveri cristi delle twin towers in fiamme che, non avendo più campo li in alto e prima di decidere il volo finale per non morire bruciati, spedivano i disperati messaggi di 'ti amo' e 'ti voglio bene' ai figli, mariti e genitori che mai più avrebbero rivisto. O ai medici nelle ambulanze e agli alpinisti in difficoltà che provano invano a chiamare il 'soccorso alpino'.
Ma tant'è, così va il mondo e i due artisti hanno allestito le geniali scenografie degli apostoli oranti e delle icone/applicazioni di 'facebook' dentro la bella chiesa di sant'Antonin (sestiere di Castello) dando nuovo lustro ed efficace rappresentazione satirica alle preghiere che in quel tempio non risuonano più da lunge – essendo troppe le chiese di questa città per i 'bisogni spirituali' dei pochi abitanti e delle centinaia di migliaia dei loro ospiti turisti.
Chiacchiera universale vanesia e cellulari sempre più costosi e 'interattivi': la nuova religione del nostro tempo.

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