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Recitazione della nota controversia.

Post n°2310 pubblicato il 10 Novembre 2022 da fedechiara
 

Processioni ed altre processioni.

Un 'ragionevole dubbio' è l'approssimazione alla verità di fatti ed eventi che siamo chiamati a 'processare', nel caso fossimo chiamati, membri di una immaginaria giuria, a decidere della colpevolezza di un imputato. E ricordiamo che 'processare' è operazione mentale di discreto livello intellettuale. Perfino un computer di ultima generazione 'processa' uno o più file prima di aprirceli sul desktop a operazione compiuta.
E 'processare' ha una parentela evidente con 'procedere', andare avanti, mettere in fila concetti diversi e compararli – come farò io a proposito del dibattutissimo caso dei 'migranti' e delle 'migrazioni'.
Che, si, sono una costante della storia umana, ma variano nei numeri, nelle provenienze, nelle destinazioni e perfino nelle finalità. Che un tempo - quando si emigrava su base di 'chiamata' delle diverse nazioni offerenti - erano il lavoro e 'fare fortuna all'estero'.
Era il tempo storico che il lavoro c'era, vedi i nostri minatori nelle miniere di carbone del Belgio, ma oggi che il lavoro è una variante impazzita del 'reddito di cittadinanza' e viene concesso a spizzichi e bocconi sotto egida di precarietà temporale e salariale la migrazione può avere (ha spesso) finalità di miserabile lucro.
Lucrare sul welfare che garantisce l'Europa e l'Occidente, ad esempio, per chi ha la ventura di salire su un barcone in Libia o in Tunisia e venire scaricato (obbligatoriamente: lo dicono i giuristi filo o.n.g., i medici che certificano che tutti i poveretti costretti a centinaia sulle navi soffrono di svariate fragilità emotive e psicologiche e intera la canea dei supporters no borders, inclusi i sinistri deputati neo eletti, che vanno nei porti a fare la ola politica ai loro beniamini), venire scaricato, dicevo, a Catania o a Reggio Calabria o dovunque nei mille porti della nostra penisola aperti per severa ingiunzione U.E. e fumoso e opinabile 'diritto internazionale'.
E un 'ragionevole dubbio' mi assale in questo mio procedere e processare mentalmente il corposo file 'migrazione': se sia più sensato e condivisibile stare dietro a tutto il capitolo relativo al dopo del preteso 'salvataggio in mare' (in realtà un servizio di taxi regolato dai satellitari degli scafisti, dopo che hanno adempiuto al varo dell'ennesimo naufragio organizzato e procurato) - e discutere animatamente e dibattere in tivù e sui giornali, sulla liceità di questa o quella politica immigratoria - o se sia più risolutivo concentrare l'attenzione sul crimine commesso dagli scafisti e dai pretesi migranti (che pagano salato chi procura loro il naufragio) ed agire e fare agire le polizie degli stati rivieraschi africani con opportuni accordi politici e con l'inevitabile tributo in denaro dell'Italia per un servizio 'rato' ma raramente 'consumato', ahinoi.
Vedi il caso della Guardia Costiera libica che ne intercetta una decina, di pretesi naufraghi, di quando in quando, ma cento e mille ne lascia andare alle pelose cure dei buoni e pietosi delle o.n.g. che ce li scodellano quotidianamente.
E invito stampa e televisioni, riunite in una mia immaginaria 'conferenza globale', a soffermarsi su quella specialissima fattispecie di reato da cui tutto maledettamente origina: il procurato naufragio e l'orrido commercio di vite umane che si consente e si incentiva con il grimaldello dell'indebita misericordia e del lassismo giuridico relativo al fenomeno.
Tutto il resto è fumo. Asfissiante fumo di un vano dibattere di una Europa che non siamo (e non vogliamo).
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  • Potrebbe essere un'immagine raffigurante 4 persone, persone in piedi e corpo idrico

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