Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Marzo 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 4
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

fedechiaraQuartoProvvisoriocassetta2norise1maresogno67Arianna1921vento_acquaanikethsol7ossimoramaurodemianalf.cosmosbionda66angelo.maratiprefazione09dolcemelodya
 

Chi puņ scrivere sul blog

Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« Santommasi post moderni.I peggiori incubi delle ... »

Invitati da Amadeus.

Post n°2414 pubblicato il 27 Gennaio 2023 da fedechiara
 

Mi è stata regalata l'opera omnia di P.P. Pasolini, ma non mi riesce di andare oltre le poche pagine di ogni singola opera.
So qual'è la ragione. Pasolini mi sta(va) antipatico come persona. Non mi piaceva la sua voce e il suo viso quadrato e la bocca sottile, non mi piacevano le cose che diceva nel corso delle troppe interviste che lo osannavano. Se lo conosci lo eviti – e più ne seguivo (ieri, su raiscuola) il compendio della vita e delle opere e l'esegesi entusiasta dei critici, più mi confermavo nel mio respingimento.
Era scrittore e regista e giornalista debordante, assordante, provocatorio per partito preso, logorroico e impoetico – ad onta dei molti che si ostinano a raccomandarcelo quale 'poeta'.
Nel migliore dei casi era un 'anti poeta' dei suoi tempi grami.
Tempi che, a suo dire, fagocitavano, senza metabolizzarle, le culture ataviche dei 'semplici e puri' e vomitavano piccoli borghesi inespressivi a iosa.
Rifiutava il presente e il divenire dei tempi che lo hanno ospitato: una Cassandra che descrive compulsivamente la catastrofe del vivere associati e non offre uno spiraglio alla speranza.
Eppure viviamo e ci trasformiamo e produciamo cultura e mettiamo al mondo figli. Fin troppi: otto miliardi, ahinoi.
E ci prospettiamo le 'magnifiche sorti e progressive', malgrado le guerre e le carestie e le migrazioni senza speranza dei 'salvataggi in mare'.
'Nei tempi bui si canterà?' scriveva B. Brecht. E si rispondeva, con tetragona semplicità e tedesco buon senso: 'Si canterà. Dei tempi bui.' E A. Camus ci offriva uno spiraglio di consolazione, descrivendo la sua metaforica 'Peste', e metteva in bocca al medico Rieux la famosa frase: ' (…) ciò che notiamo nel corso delle calamità: che ci sono più cose da ammirare, nel mondo degli uomini e delle donne, di cose da disprezzare.'
La critica del vivente non può salire sul pulpito ogni giorno che dio manda in Terra, come accadeva a Pasolini, invitato a scrivere sul Corriere della sera, e maledire e ognora additare al ludibrio perché rischia di rifilarci i Savonarola post moderni.
Dante era la sua ispirazione, dicono gli esegeti, un poeta civile dell'Italia nel suo faticosissimo farsi e micidiale dividersi in micro fazioni l'una contro l'altra armata, un politico prestato alla poesia che infiggeva nella mer.. dei gironi infernali i protagonisti del suo tempo. E Dante ci ha consegnato l'Inferno in terra, un monumento poetico e civile, è ben vero, ma almeno è andato oltre.
Ha prospettato un Purgatorio e un Limbo, luoghi della consolazione auspicata e si è sforzato, senza troppo successo, di descriverci un Paradiso possibile.
E chissà che direbbe il Pier Paolo di questi nostri tempi presenti, se sarebbe alfiere degli lgbtqrst o se il troppo di osanna e di politicamente corretto che riserviamo a quei dessi e alle loro 'parate dell'orgoglio omosessuale' lo disturberebbe e ci offrirebbe una diversa chiave di lettura sociologica e politica.
Ogni giorno (e tempo) ha la sua pena, è ben vero, ma, suvvia, diamoci un tono, usiamo dei molti strumenti della presente cultura piccolo borghese trionfante che ci ha fagocitato ed ha prodotto i temibili 'leoni da tastiera' e lanciamo i cuori oltre l'ostacolo.
C'è Sanremo all'orizzonte. Exultate, iubilate.
Forse Amadeus l'avrebbe invitato all'Ariston (il Pasolini), ma dopo Zelensky, bensintende.

  • A un certo punto, di fronte alla crudeltà di una morte che non risparmia nessuno, si fa strada la convinzione che la peste, al di là del fatto patologico, sia una malattia morale che ogni gruppo sociale cova in sé, alimentandola con l’odio delle passioni politiche, con l’indifferenza degli uni verso gli altri e con l’ingiustizia che paralizza il corso delle libere istituzioni.
    La chiusura delle porte d’accesso a Orano, resasi necessaria per cercare di bloccare la diffusione del contagio, simboleggia dunque il ghetto in cui tutti gli uomini vivono la loro disperata prigionia, senza che calore o simpatia umana riescano a spezzare questa catena di dolore. https://www.studiarapido.it/la-peste-di-albert-camus.../
    La peste di Albert Camus, riassunto e commento - Studia Rapido
    STUDIARAPIDO.IT
    La peste di Albert Camus, riassunto e commento - Studia Rapido
    La peste di Albert Camus, riassunto e commento - Studia Rapido

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://gold.libero.it/Nebbieedintorni/trackback.php?msg=16545460

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
Nessun commento
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963