Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Maggio 2022 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30 31          
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 4
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

fedechiaraossimorasportautomotoaracnoid.999labrunetteflorence0AliNasir.386bubriskacassetta2StefanoP.74QuartoProvvisoriogeom.massimobraccoArianna1921giovanni.panichellinorise1animasug
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

Messaggi di Maggio 2022

Quel che ci dicono le donne.

Post n°2104 pubblicato il 30 Maggio 2022 da fedechiara
 

E tra le frasi topiche del post moderno annoveriamo anche la fatale: 'Le donne parlano.'
Una loro qualità precipua, per la verità, perché, diversamente, non avremmo il cicaleccio che rallegra i mercati rionali e le frasi dell'Amore quando insorge e non passerebbero di mano i segreti, talora orribili, tra madri e figlie – per tacer delle nonne che vengono tacitate e messe fuori causa dal Tempo che tutto muta e distrugge, ahinoi.
Ed abbiamo canzoni che ci svelano 'Quelle che le donne non dicono' e sarebbe meglio se lo dicessero, sempre e comunque, così che gli uomini sappiano da cosa devono guardarsi e chi devono guardare o se devono 'girarsi dall'altra parte' per la vergogna di quel che si dice di loro, i malnati, i forti di muscolo ma di cervello fragile che, se lasciati dalla donna male amata, impazziscono e si fanno violenti e assassini.
E quello che le donne dicono o non dicono negli ambienti del tango, apriti cielo!
Roba da cambiar postura immantinente e guardarsi dalle vezzose e dalle brave ballerine che ci causano ansie da prestazione, ma, a volte, per loro parlano i silenzi in partitura e il coniugio assistito dalle note del tango ed è un insorgere interiore che 'mette le ali' e fa raddrizzare la schiena e il capo e - come diceva quella tal coreografa che se ne intendeva:
'Se ben raddrizzi la schiena già ti spuntano le ali.'
E se parte la 'Cumparsita' di De Angelis sono tre metri sopra al cielo. Minimo.

 
 
 

La legge di Murphy e le sanzioni.

Post n°2103 pubblicato il 29 Maggio 2022 da fedechiara
 

Prima o poi l'avremo un conto stimato realistico dei morti-feriti-dispersi di quest'altra guerra di Ucraina che, vista e ascoltata in televisione, sembra un'eco lontana e inverosimile delle vere guerre che si sono combattute nella Storia.
Non ci sono stime verosimili dell'assedio degli Achei ad Ilio, durato anni, ma già Waterloo e Stalingrado e le Ardenne sono ben altra cosa da questi reports stitici di giornalisti embedded al Verbo filo Nato che ci ragguagliano sulle bombe assassine, ma sempre a qualche chilometro di prudente distanza dal fronte, e in redazione ci dicono tutto sui missili Harpoon che sarebbero in grado di stecchire l'intera flotta russa del mar Nero, ma chissà come non lo fanno.
E chissà perché attendono a farlo, se sono in grado di farlo, ci chiediamo, forse il placet degli Stranamore d'Oltreatlantico che misurano con oculatezza omeopatica fino a dove può spingersi la guerra per procura Nato contro lo storico e geo strategico nemico russo?
Non ci sono più le gloriose guerre di una volta, perbacco: di quelle che osservavamo appassionati e faziosi nei films: con le fila contrapposte dei prodi combattenti che andavano al massacro al suono delle cornamuse (Braveheart) o le prime file degli Inglesi, elegantissimi nelle loro divise bianche e rosse, che venivano decimati dalla prima salva dei fucili prima di prendere la rincorsa con la baionetta in canna – e i Francesi non erano da meno per non deludere il loro amatissimo imperatore.
E tutta questa lentezza nel procedere dei Russi – che tecnicamente potrebbero seppellire l'Ucraina sotto tonnellate di bombe - non sarà che per davvero risponda, come afferma Putin, ad un desiderio pio di non fare troppo danno ai civili, considerata la storia comune e le recenti fratellanze sovietiche - e la necessità di ristabilire relazioni di civile convivenza, una volta terminata la guerra e stipulati di trattati di pace?
Tutto questo non sono in grado di dircelo (credibilmente) i nostri inviati e gli 'esperti' dei talk show e vi confesso che un vago alone di noia e una nebbiolina di noncuranza si sta alzando sopra questi fatti bellici giunti al loro trimestre – e la sola cosa che sappiamo è che le sanzioni che dovrebbero far finire la guerra le stiamo pagando noi, invece, popolo grasso e meno grasso che paga e pagherà le bollette stellari dell'energia gonfiate dalle scelte avventate degli s-governanti di turno.
Che fanno a gara per dire le noiose cose di sempre e garantirci di ben interpretare e al massimo grado di efficienza la legge di Murphy: se una qualsiasi cosa negativa può accadere accadrà, sotto il loro mitico s-governo.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e attività all'aperto

 
 
 

Arte viva combattente.

Post n°2102 pubblicato il 28 Maggio 2022 da fedechiara
 

Arte via e combattente - 28 maggio 2016
L'architettura, come l'Arte, salverà il mondo? E' lecito dubitarne, dal momento che il mondo è stato distrutto da due guerre mondiali e un intero paese, la Siria, è affondato nel suo Medioevo islamico di guerre e sette religiose e tribali - e perfino le meravigliose rovine dell'antico (Palmira e altri siti archeologici) sono incorse nelle distruzioni a botte di esplosivo da parte di fanatici islamisti rincoglioniti provenienti perfino dalle famigerate 'banlieues' islamiche delle maggiori metropoli europee.
Il mondo non verrà salvato dall'Architettura e dagli architetti (che solo l'altro ieri erano detti, in un famoso libro, 'maledetti'), però ci ri-provano a incantarci coi loro progetti spesso un tantino astratti e cervellotici, ma suggestivi e affascinanti.
E pazienza se molti padiglioni, la Germania in testa, hanno dedicato l'intero spazio e le tesi e gli elaborati al dramma degli immigrati che ci assediano e che il nostro mondo, ahinoi, lo stanno cambiando davvero - e non in meglio, ad ascoltare le cronache dai quartieri dove la polizia teme di mettere piede e solo i clamorosi attentati e le centinaia di morti innocenti la obbligano a fare i 'blitz' delle teste di cuoio per scovare i terroristi-serpi in seno ivi annidati e che trovano solidarietà e protezione nelle 'enclaves' immigratorie a maggioranza islamica.
E, scorrendo lungo e dentro i padiglioni uno via l'altro, ho conferma che i nostri ospiti immigrati si affollano nelle metropoli e snobbano i piccoli centri, per le ovvie ragioni delle opportunità che vi si offrono e gli apparentamenti familiari e i riconoscimenti dei valori religiosi di provenienza – che è quanto dire che di integrazione quale panacea del presente malessere europeo in crisi immigratoria esplosiva è ridicolo parlare e la tendenza del melting pot globale è quella del proliferare tribale in ambito urbano e metropolitano e del covare degli atavici conflitti sotto la cenere, estote parati.

Viva l'Arte viva (2) Paesi di convivenze esemplari - 28 maggio 2017
Dobbiamo includere l'Azerbaigian nelle nostre rassegne-stampa quotidiane. Perché, a detta dei curatori dell'esposizione che gli artisti azerbaigiani ci mostrano a campo S. Stefano (palazzo Lezze), è il paese esemplare della convivenza possibile e del più pacifico melting pot che si dà sul pianeta Terra.
Verifichiamo la cosa e teniamolo in palmo di mano e indichiamolo ad esempio planetario, un tale paese felice. Perché l'affermazione del curatore (Martin Roth) è perentoria e ci stupisce per la sua perentorietà: 'L'Azerbaigian è un esempio assoluto di convivenza tollerante tra genti di culture diverse.' Perbacco.
La cosa va studiata e, di questi tempi, portata all'attenzione delle scuole europee di ogni ordine e grado e discussa con assoluta priorità nei parlamenti europei e nazionali che dovranno mandare i loro emissari nel paese asiatico per capire e vedere come si fa.
Magari si scopre che non ci sono fiumi di profughi richiedenti asilo che premono alle frontiere azerbaigiane come da noi sul Mediterraneo e nei campi profughi della Turchia - e ci costano una fortuna in assistenza diretta (paghiamo la Turchia per la loro contenzione) e in quella indiretta delle carceri che ne ospitano un buon numero; e i rimpatri dei non aventi diritto sono ostacolati e rimandati alle calende greche dai ricorsi giudiziari di primo e secondo grado.
E magari scopriremo che in Azerbaigian non sono cresciute a dismisura le enclaves islamiche con moschee a predicazione radicale incistate nelle periferie urbane delle loro città e l'integrazione laggiù funziona benissimo e possono insegnarci qualcosa, chissà.
L'Arte al servizio dell'esemplarità politica è una gran novità e ce ne rallegriamo e giuriamo di svolgere approfondite ricerche su questo paese magnifico nunzio di un grande futuro di pace e pacifiche convivenze sul pianeta Terra. Viva l'Arte viva che ci parla di politica e di società e culture diverse come si deve – ed esprimiamo voti che sia tutto vero, naturalmente.

  • Potrebbe essere un contenuto artistico raffigurante spazio al chiuso

 
 
 

Quell'esplosivo 'oggetto del desiderio' dei resistenti ad oltranza.

Post n°2101 pubblicato il 27 Maggio 2022 da fedechiara
 

Enforcing freedom? Quell'esplosivo 'oggetto del desiderio' dei resistenti ad oltranza.
E, stabilito che le guerre hanno, da sempre, vincitori e vinti il quesito che si pone oggi è:
'Sarà vero che l'Ucraina può farcela contro la Russia, magari con l'ausilio dei missili a lunga gittata che le fornirà Biden?'
E l'altra domanda – che insorge al seguito – è: 'Non sarà che tutto questo sciagurato 'enforcing freedom' dell'America e dei paesi Nato più realisti del re, giungerà, prima o poi, al suo punto di non ritorno – e già girano le circolari interne dei pazzi s-governanti 'de noantri', filo sanzioni e fornitura di armamenti a quintali, che ci istruiscono su come dobbiamo tutti rifugiarci nella stanza più interna della casa, sigillando porte e finestre, e ristare tremanti e con pensieri dolentissimi seduti sul pavimento finché non si diradano i fumi radioattivi delle terze e quarte ondate di esplosioni termonucleari?'
Perché quello che i nostri dissennati sostenitori de: 'Dobbiamo impedire alla Russia di vincere la guerra!' non capiscono è che la Russia non può perderla, la guerra e la faccia, e, costretta nell'angolo dal recrudescere del conflitto con armi sempre più micidiali e distruttive reagirà con 'l'arma di ultima istanza', che sempre abbiamo esorcizzato fino al fatale 2022.
Che i sacerdoti Maya abbiano sbagliato indicazione e sostituito l'uno del 2012 con il più appropriato due del 2022? Ai posteri l'ardua sentenza, ma il dubbio è se lasceremo testimoni sul pianeta squassato dalle esplosioni termonucleari.
Facciamolo presente ad Erri de Luca, il pugnace sostenitore della continuazione della guerra 'con ogni mezzo'.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante aereo

 
 
 

Pensieri tristi che si ballano.

Post n°2100 pubblicato il 26 Maggio 2022 da fedechiara
 


Buenos Aires - 01 aprile 2019

E il ritorno in città, dopo tanto spettacolo e teatro delle meraviglie della luce e dei colori della pachamama, è all'insegna della costrizione – e sarebbe stato meglio migrare nel deserto di Atacama, una volta arrivato nella zona dei 'salares' e ampliare il viaggio verso il Cile o la Bolivia, ma tant'è.
E mi rifugio nelle librerie e nei teatri – che è un altro modo di viaggiare e traslare della mente.
E mi capita di incontrare ad ogni scaffale il vate nazionale, Jorge Luis Borges, perfino in un ristorante, assai fornito, in verità, di cose buone e gli hanno fatto un monumento, a lui e al suo amico Bioy Casares che qui si ritrovavano.
Ed è un peccato davvero che la moda dei 'caffè letterari' si sia spenta, ma oggi sarebbero pieni di curiosi e turisti da un tanto al chilo, come quelli che si ritrovano al caffè Tortoni e fanno la fila per entrarvi e lì la letteratura di riferimento è il tango delle origini, anche quello un mito da ri-evocare (il museo relativo a lato del caffè, però, va diserto) perché l'oggi è 'di massa', con tutto ciò di negativo che questo termine comporta - e si sprecano i ristoranti che ospitano gli spettacoli di tango e ti ci portano coi pulmini delle agenzie a frotte e sciami – da 'tagliarsi le vene per lungo' dalla tristezza.
E, se per Ernesto Sabato è 'un pensiero triste che si balla' – bella definizione, ma che vale solo per le lentezze e le lamentosità di alcuni tanghi - per Borges il tango è un'allegria di altri tempi e uomini e la Buenos Aires allora era una piccola città di vecchie case e baracche circondata da paludi, come ci rammenta qui sotto la sua testimonianza orale registrata in due audio cassette.
Ma dovremmo smetterla di cercare di mettere troppi cappelli letterari sopra questa danza ormai divenuta 'patrimonio dell'umanità' ed esondata di là dell'Atlantico e del Pacifico e portarci sugli altri suoi orizzonti (di Borges) – aperti, apertissimi - e sui suoi cento libri – inclusa la 'Historia universal de la infamia' e di lui mi è cara la luce cristallina dell'anima che compensava il buio delle pupille.

 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963