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Messaggi di Giugno 2022

I libri di Storia e le fake news.

Post n°2141 pubblicato il 29 Giugno 2022 da fedechiara
 

I libri di Storia e le fake news.
Si sente il bisogno di una parola chiara, in questa temperie culturale del terzo millennio in cui gli spudorati produttori di fake news e i propugnatori del pensiero unico globalista e occidentalista della stampa e delle televisioni mainstream denunciano in tivù i loro opposti di distrazione e falsificazione su internet e sui social media, la loro bestia nera.
Della serie: 'Ma da che pulpito ci viene la predica!'
Una parola chiara che ci dicesse, con l'autorevolezza dei testi scolastici d'antan, quelli di Storia in particolare, come davvero si è svolta la 'guerra di Ucraina' (correva l'anno...) e quali effettivi misfatti vi sono stati commessi da ambe le parti - perché le narrazioni di guerra che ci vengono dai presenti reporters televisivi sono largamente inaffidabili e talmente partigiane da muovere i sorrisi di compatimento.
Leggere, finalmente, qualcosa come, sul Bignami: 'Napoleone perse la battaglia di Waterloo e fu l'inizio della sua fine.' 'Ei fu siccome immobile'.
E passi che, a ben leggere e studiare, la famosa battaglia fu combattuta nei pressi del villaggio di Mont saint Jean e Waterloo si trova a chilometri di distanza. https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Waterloo
Una certa dose di 'fake news' d'annata e/o approssimazioni dobbiamo accreditarla anche sui testi scolastici e 'Dio salvi i professori di Storia' e il professor Barbero perché le inesattezze sono sempre dietro l'angolo - e su quelle fondano le loro narrazioni colpevoli i cosiddetti 'negazionisti'.
Viva, viva Wikipedia (e contribuite alla sua sopravvivenza con le doverose donazioni).
Ecco, un giorno, speriamo non lontano, la presente cronaca della 'guerra di Ucraina' si farà Storia, inappellabile e indiscutibile, e sui testi scolastici leggeremo, (forse, chissà): 'La Nato fu pesantemente sconfitta nella sua guerra per procura in Ucraina e l'ordine occidentale e l'impero economico Europa-America conobbe il declino che è sotto i nostri occhi.'
Nella segreta speranza di non dovervi leggere oltre: 'La guerra della Nato contro la Russia si combatté, per la prima volta, con l'uso devastante delle testate termonucleari che distrussero le principali metropoli europee e americane e le principali città russe e cinesi.'
('...quel giorno più non vi leggemmo avante.' Dante - Inferno)
Correva l'anno...

 
 
 

Lenzuola strappate.

Post n°2140 pubblicato il 29 Giugno 2022 da fedechiara
 

Il lenzuolo liso e gli strappi annunciati - 29giugno 2016

Non ho personali problemi con la globalizzazione. In questa città è esplosa da parecchi decenni sotto asfittica e, per certi aspetti, miserevole veste turistica e, noi veneziani, conviviamo imprecando con gli sciami, le greggi e la Babele delle lingue rassegnati alle cifre del numeratore che – nella farmacia di campo san Bortolo – mostra il quotidiano esodo di chi scappa dalla città e chissà dove si rifugia, - dato che Mestre ha l'aspetto di un'altra Babele, ma più cupa e simile alla Sarajevo di prima della deflagrazione del conflitto etnico e tribale della ex Jugoslavia.
Ho ('avevo' e vi spiegherò più avanti perché il verbo è, di recente, andato al passato) dei problemi, invece, ad accettare che tutti gli appartenenti alla schiera dei 'buonisti' - di ogni genere e tipo: dai pii e mistici seguaci di Francesco ai tragici seguaci di Renzi e dell'imbelle Juncker per finire cogli sventati e incurabili 'no borders' – tutti i 'buonisti', dicevo, ci facessero la morale e si impancassero a Soloni del solo ed unico verbo coniugabile ed accettabile (a loro modestissimo avviso) in questi tristi anni di tempesta terroristica globale, di quartieri islamici delle grandi metropoli europee che sono grembo e sicuro rifugio di 'radicalizzati sul web' e 'foreign fighters' - e sono le 'Londonstan' e le 'Belgistan' e le 'Parigistan' (ma anche Chies d'Alpago - Bl) che hanno, infine, causato il terremoto della 'Brexit' e, forse, chissà, l'inizio del tracollo di quest'Europa malissimo governata e che non sa più a che santo votarsi per 'tirare a campare'.
E tocca a noi cattivisti/realisti, oggi che la Brexit li scompiglia, li terrorizza, li affanna ed angoscia (e hanno torto ancora una volta sul merito), chiedere ai 'buonisti' di ogni categoria ed appartenenza di 'cambiare registro' e rivedere i meccanismi neuronici dei loro pensieri sbagliati e così gravidi delle tragedie europee legate ai troppi migranti che abbiamo accolto - senza troppo preoccuparci di sapere se potevamo integrarli, se c'era lavoro per tutti (le famigerate 'banlieues' sono sacche di disoccupazione e 'disagio sociale' da decenni) – e la sola litania stolida che ascoltavamo erano i dati disaggregati, e perciò menzogneri, sui migranti che riempiono i buchi demografici della vecchia Europa e quelli dell'Inps, perché, tanto, recita le leggenda metropolitana buonista, poi se ne ritornano al paese e ci lasciano il gruzzoletto. Non sarebbe male se qualche serio ricercatore universitario facesse una puntuale ricerca sul merito di quest'ultima cosa e riaggregasse i dati e rivedesse le proiezioni che, sono facile profeta, porterebbero a conclusioni diversissime.
Ecco, vi ho spiegato il perché di quel verbo al passato, oggi che uno squarcio drammatico sul liso lenzuolo di un'Europa - che, da decenni, traccheggiava e boccheggiava in cronaca, mostrandoci le visioni oscene della 'giungla di Calais' e quelle di Ventimiglia, e le stazioni europee e i treni presi d'assalto dai nuovi barbari, e tutti quei morti sulle strade di Parigi e Bruxelles e la libertà di stampa e di pensiero assassinata nella redazione di 'Charlie Hebdo – quel lenzuolo liso, e che continuerà a strapparsi, ha rivelato che nessun governo della questione immigratoria c'è stato e ci sarà a breve e sarà un compito immane di coloro che sostituiranno i presenti s-governanti riuscire a dare un senso ai numeri degli ingressi futuri e alla loro compatibilità sociale ed economica e ai conflitti annunciati.
Ma il futuro ricomincia sempre e 'ne vedremo delle belle' e di tragiche, ahinoi, perché i guasti e i nefasti futuri mostrano la loro maledetta nemesi proprio su quegli strappi al lenzuolo liso di cui sopra.
E c'è ancora chi si sorprende del cambiamento di sponda politica di gente che 'votava a sinistra da una vita' e che ha pazientato per decenni come Giobbe e le sue piaghe immedicabili, sperando in un ravvedimento operoso di quegli inutili deputati europei che oggi si provano a riempire i vuoti lasciati dagli inglesi negli scranni dell'europarlamento. Sipario.

 
 
 

L'oscurità del futuro e la Storia.

Post n°2139 pubblicato il 28 Giugno 2022 da fedechiara
 


L'oscurità del futuro e la Storia  - 28 giugno 09 

Il 'museo del 900' di Mestre è costruzione magnifica a vedersi, degna di una metropoli da un milione di abitanti ( studio Sauerbruch Hutton – Berlino) e segnale che una città può riqualificarsi negli anni e cambiare radicalmente volto, - perfino nelle periferie industriali dei decenni folli che abbiamo vissuto e, sotto i nostri occhi allibiti di bambini, cresceva (e avrebbe inquinato spaventosamente l'intera laguna in un breve volgere di anni) l'orrore urbano e industriale di Portomarghera.
E passi per tutta quella oscurità che ti avvolge all'ingresso dei due piani dell'esposizione – giustificata dalla scelta espositiva di ricorrere agli audiovisivi e alle varie diavolerie digitali interattive; l'oscurità non è un male se ti puoi vedere dentro – dentro gli anni della nostra Storia, intendo, e rivedi i fermo-immagine degli interni/esterni della civiltà contadina che ci siamo lasciati alle spalle, forse un filo troppo didattici/scolastici per chi ha memoria del bel film 'Novecento' di Bertolucci.
Ma bisogna dire che ce l'hanno messa tutta, i curatori, per offrirci un buon prodotto di rivisitazione della Storia, a partire dal 'come eravamo' delle prime immagini all'ingresso, a grandezza d'uomo, che confrontano le fotografie degli uomini e delle donne degli anni Trenta e dei Cinquanta e i presenti e vivi – noi visitatori, mutati di quel mo' nel vestire, acconciare i capelli, invecchiare, spendere e abitare.
Ed entrano in scena i 'migranti', sempre loro, e i curatori buonisti ci vanno a nozze nel predisporre gli audiovisivi giusti dei nostri migranti veneti che partivano per il Brasile a mucchi, perché il Polesine era un brodo di coltura di miseria e malaria e le montagne venete un ricettacolo di pellagre e incurabili solitudini che sfociavano nella demenza – ho ancora negli occhi una bella mostra di qualche anno fa allestita al proposito nell'ex manicomio di san Servolo, che ospitò una mia ava.
Ma salta agli occhi, date le violente polemiche dell'oggi sulle modalità intollerabili delle presenti migrazioni (che si sostanziano di barconi e gommoni fatiscenti dei naufragi organizzati dai criminali 'scafisti' e le lotterie del mare e le o.n.g. taxi del mare che si prestano al trasporto dei clandestini che hanno comprato il gaglioffo biglietto vincente sotto le mentite spoglie del 'salvataggio in mare'), salta agli occhi, dicevo, il racconto che si fa di come partivano quei nostri avi migranti dal Polesine e dai monti – e si mostra la foto di un biglietto prepagato dal proprietario di una grande 'fazenda' e, di seguito, quei migranti ivi alloggiati decorosamente e messi immediatamente al lavoro: a seminare e raccogliere e stivare.
Malissimo pagati, naturalmente, ma vivi e sani e figlianti la seconda generazione delle future metropoli e del lavoro diverso da quello dei padri/madri e ascensione sicura nella scala sociale dei futuri imprenditori e politici e avvocati e giudici del Brasile.
Per dire che i nostri avi emigravano in sicurezza (certo, non una crociera) su navi e piroscafi e 'su chiamata' degli imprenditori dei paesi ospitanti che necessitavano di manodopera a bassissimo costo. Un autogol dei curatori?
E ascoltiamo il racconto del ragazzino 'bangla' integrato nel quartiere Piave di Mestre che ci racconta allegramente del suo sentirsi italiano e bengalese insieme, e va a scuola e frequenta gli amici della sua comunità, per dire di queste nuove identità cittadine che riempiono gli autobus del trasporto urbano e che fatichiamo a digerire e dire 'belle' e tutte positive.
E, forse, la scelta di dare parola a un membro giovane della comunità 'bangla' – la più apparentemente integrata, insieme ai cinesi - è funzionale all'agiografia che hanno in testa i curatori : di una società capace di metabolizzare agilmente il diverso e la diversità, ma l'impressione è che noi si viva una 'convivenza armata', invece; e l'eco delle stragi del Bataclan e della promenade des Anglais e dei mercatini di Natale a Berlino e altrove degli anni di piombo 2015/16 ci risuona sorda nelle orecchie della memoria a dirci che, davvero, non è tutto oro quel si vuole che luccichi in questa volonterosa esposizione del secolo in questione e il seguente.
Ma l'intenzione è buona, ne conveniamo, e il futuro è dietro l'angolo, oscuro e con sprazzi di luce, come le stanze della presente esposizione.
Nessuna descrizione della foto disponibile.

 
 
 

Rivoluzioni e guerre.

Post n°2138 pubblicato il 28 Giugno 2022 da fedechiara
 

Ridateci gli Absburgo - 28 giugno 2015

Non ho mai amato i sedicenti 'rivoluzionari'. Sarà perché ho in uggia tutti quei loro discorsi sul mondo che non va come dovrebbe (ma gli Absburgo felicemente regnavano su un impero superbo, prima che Gavrilo Prinzip sparasse all'Arciduca) e, a sentir loro, il popolo - i contadini, in ispecie - odiavano i loro governanti e le maledette tasse e sognavano 'l'unità d'Italia'. Fanfaluche.
Ed eccoli, in effetti, sulla fatidica spiaggia campana che: 'Eran trecento, eran giovani e forti...' e morirono come mosche, stupidamente, con i contadini che li cacciavano spaventati e avvertirono le guardie - e i Borboni si fregavano le mani per questa dimostrazione di insipienza 'rivoluzionaria' e stupidità risorgimentale.
E di quel suonato del Gavrilo serbo che dire, se non che ha dato la stura a tutto il peggio del caos umano e politico in Europa negli anni seguenti, come la tempestosa sacca dei venti di Eolo regalata ad Ulisse - e scoppiò una guerra da nessuno prevista in quella forma e dimensione atrocissima?
E non pare che la presente atomizzazione dei moderni stati europei associati sia migliore del governo degli Absburgo - leggendario quanto ad efficienze amministrative e di 'buongoverno'.
E perfino Garibaldi, dall'alto della sua statua equestre - nel bel film di Soldini – scuote la testa e dice: 'Se sapevo che ne usciva un tal popolo di dementi, vi lasciavo agli Austriaci'.
Strana Commemorazione quella di questi giorni: di milioni di morti ammazzati sui campi di battaglia e musei a cielo aperto delle stramaledette e folli trincee sulle nostre Alpi e 'cimiteri di guerra' rigurgitanti di croci e di nomi di gente che non ha fatto la Storia, bensì ne è stata trangugiata e cannibalizzata e sognava solo di tornarsene a casa anche ferito, anche mutilato, ma vivo.
Filmografia essenziale: - 'Il comandante e la cicogna' di Soldini - 'Uomini contro' di F. Rosi - 'Allonsanfan' e 'San Michele aveva un Gallo' dei fratelli Taviani

 
 
 

Poropompompompompom.

Post n°2137 pubblicato il 27 Giugno 2022 da fedechiara
 

Siam pronti alla morte. (Ma andate avanti voi...)

Mi ha provocato un moto di tenerezza, uscire stamattina e assistere all'alzabandiera dei ragazzetti/e della vicina colonia alpina. Tutti sull'attenti in posa militaresca e sguardo fiero, tipo 'film di Pupi Avati' - e il vetusto inno patriottico che snocciolava le sue improbabili proposizioni che: '...siam pronti alla morte'. ('Ma fate davvero?', chioserebbe una mia amica.) E quell'altra al seguito che: 'l'Italia chiamò'. Si?
Chiama l'Italia di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta (non donna di province, ma bordello)?   Ma non ce l'avevamo di riserva un inno meno rusticano e di vecchissimo patriottismo obsoleto che solo la guerra di Ucraina ha risvegliato da un lungo sonno - una guerra combattuta per procura della NATO (residuato bellico) e con l'avvertenza tutta italiana de: 'Andate avanti voi, che a noi ci vien da piangere.'
E guardavo in viso quei ragazzetti/e e la loro serietà imposta era davvero imbarazzante e mi venivano in mente i pensieri della post modernità che si è creduta, fino a quattro mesi fa, indenne e salva da guerre e massacri, almeno in terra europea. C'è perfino un libro, di un noto scrittore/professore, 'The Game', in cui si afferma(va) che mai più si avrà in Occidente la postura bellica: 'Spada, corazza, cavallo.', perché sarà definitivamente sostituita da quella: 'sedia, tastiera, computer' delle auspicate 'magnifiche sorti e progressive' dei nostri prossimi viaggi spaziali.
E forse è proprio questo lo scandalo che ci ha fatto strappare i capelli in testa e gridare come ossessi (non tutti, per fortuna, e forse nemmeno una maggioranza di italiani): 'Io sto con l'Ucraina.' La terra europea che si è creduta indenne da guerre per il suo essersi (malamente) federata - ed essersi lasciata alle spalle i nazionalismi assassini e bellicosi (sic).
E abbiamo assunto d'emblè, e senza un briciolo di grano salis, le funeste e stupide decisioni relative alle sanzioni-boomerang - che ci impoveriscono e ci incanagliscono politicamente, senza peraltro trovare sponda in un partito che dica in chiaro in pubblico parlamento: 'No alla Nato' e 'no' alle vetuste e punitive 'scelte atlantiche' del Draghi e di quell'altro figlio dell'emergenza politica: il convertito sulla via della Farnesina, lo scissionista dello zero virgola, il parvenu che fra mesi sei si toglierà di torno e sostituirà Carneade nel noto interrogativo di don Abbondio mentre leggeva il Breviario.
Ma davvero quei ragazzetti/e avevano contezza di quello che significa 'dare la vita per la patria' o si applicava un protocollo vetusto, uno 'strano arnese' a discrezione degli istruttori, di chissà che fede ed obbedienza politica, che, a loro volta, non sanno bene che significhi 'dare la vita per la patria' (nel senso ungarettiano de: 'Si sta/ come d'autunno / sugli alberi / le foglie.), in un tempo in cui l'idea di patria è andata sciogliendosi nel melting pot universale degli arrembaggi con i barconi e le frontiere colabrodo?
Vabbè, mi son detto accelerando il passo al ritmo del 'porompompom' patriottico, forse lo fanno per via delle medaglie in gran copia che ha vinto l'Italia, (intesa come astratto e convenuto confine 'dalle Alpi alla Sicilia') in quel di Budapest.
Un puro refrain di strano orgoglio di popolo privo di senso reale che si accompagna alle cerimonie della premiazione.
Magari se sostituissimo il: '...siam pronti alla morte' con: '...siam pronti sul podio' suonerebbe meglio, isn't it?
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 4 persone, monumento e attività all'aperto

"No alla guerra e no alla Nato": in migliaia manifestano a Madrid, dove tra due giorni si apre il vertice dell'Alleanza atlantica - Il Fatto Quotidiano
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"No alla guerra e no alla Nato": in migliaia manifestano a Madrid, dove tra due giorni si apre il vertice dell'Alleanza atlantica - Il Fatto Quotidiano

 
 
 
 
 

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