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Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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Messaggi di Marzo 2023
Guadi - 30 marzo 2014 I guadi non sono mai stati facili. Mi è capitato in Birmania – che le ruote della jeep scassatissima su cui mi trovavo a viaggiare slittavano nell'ocra del fango molliccio di un placido torrente che attraversava la foresta - e solo a sera giunsero gli aiuti di magrissimi contadini coi cappelli a cono allargato e coi pali sulle spalle che ci salvarono da una notte disagiata e fitta di 'richiami della foresta'. E ci sono metaforici guadi delle nostre vite che sembrano non trovare nessuna spinta e aiuto per traghettare indenni - proprio quando con piglio cesaresco avevamo pronunciato un fatidico 'Alea iacta est!' e ci dicevamo pronti a sbaragliare i Galli e i Germani chiusi a testuggine e gli scudi sopra le teste. E che l'Italia sia in mezzo a un guado lo 'tocchiamo con mano' sfogliando i giornali e facendo zapping alla tivù e non sappiamo decidere se confermare la fiducia a Renzi-Temistocle che porterà il paese fuori dal pantano o se scendere in guerra con l'Europa e votare la schiera dei 'grillini' alle europee per 'dare un segnale' che siamo arcistufi della povertà diffusa e del lavoro che non c'è. Potremmo andare tutti quanti ai seggi elettorali e 'farli neri' quei grigi burocrati europei dal sorrisino facile e le supponenze di chi intasca tutti quei dindini e i 'gettoni di presenza' e alloggia negli alberghi di lusso di Bruxelles alle nostre spalle - giusto per vedere 'che effetto che fa' ritrovarsi con una marea di voti a destra e anti Europa. A proposito, ma i grillini saranno di destra o di sinistra? Non ci dormo la notte, sapete. Io che credevo di essere un rivoluzionario e mi ritrovo, a questa cara età, a constatare che già l'applicare le leggi e il farle rispettare sarebbe rivoluzionario in questo ca... di paese. |
Sensibilità e orientamenti diversi - 30 marzo 2016 Ogni atto di follia omicida commesso nel mondo mi addolora profondamente e scatena le pulsioni dell'ira e dell'odio nei confronti dei maledetti orchi assassini di ogni popolo, razza e oscena professione di fede omicida. E nessuna equiparazione di maggiore o minore sensibilità dolorosa dovrebbe mai darsi nei confronti dei morti ammazzati: siano essi di san Bernardino, Parigi, Belgio o Lahore-Pakistan – gli ultimi in ordine di tempo di questa mattanza organizzata dai soliti noti estremisti islamici dai nomi diversi, (Boko Aram, talibani, 'radicalizzati sul web' di seconda generazione di immigrati) tutti affratellati da una comune interpretazione di follia religiosa bellicista: Jihad e Sharia. Però fa specie il notare come qualcuno di coloro che oggi si indignano e si stracciano le vesti per lo scarso spazio dato in cronaca ai fatti luttuosi di Lahore rispetto a quelli di Bruxelles e di Parigi (le acrimoniose note di 'due pesi e due misure' che mai avremmo voluto leggere) non aveva pubblicato nulla di commovente e di lacrimevole e/o indignato nei giorni della rabbia e della commozione universale per i morti e i feriti gravissimi e meno gravi che hanno riempito gli ospedali di Bruxelles. Chissà, forse ci avevano 'fatto il callo', come si dice. Due pesi e due misure all'inverso? O antenne neuroniche sempre curiosamente orientate a est, forse per innato amore del sole che sorge?
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Inferni comparati - 30 marzo 2018 Dunque l'inferno non esiste – Francesco dixit. Per equiparazione e proprietà transitiva anche il paradiso ha ottime possibilità di essere la macchietta televisiva del caffè Lavazza piuttosto che quel luogo luminosissimo fitto di Troni e Dominazioni e schiere di Arcangeloni in formazione para militare disposte tutte attorno alla Lux Maxima che 'vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole', come scriveva il Poeta. Resta il fatto che sul mito dell'inferno e dei diavoloni coi forconi che affondano nelle carni frolle dei penitenti per l'eternità e gli echi orribili delle 'orribili favelle e grida di dolore e accenti d'ira' è vissuta una larghissima schiera di esseri umani sottomessa al Terrore Eterno delle predicazioni gesuite e domenicane ammannite dai famigerati pulpiti sulle teste dei penitenti di ogni età cosparse di cenere. Coerenza vuole che Francesco chieda perdono, - la tiara in testa e a nome di tutti i suoi malati predecessori sul trono di Pietro - a tutti quei poveretti che sono morti nel terrore delle visioni apocalittiche e punitive del mito infernale costruito ad arte per sottomettere ad ubbidienze terrene i sudditi di ogni feroce e corrotta monarchia che ha inquinato la Storia. E, invece, eccolo scusarsi e far precisare dai suoi addetti-stampa che: '...veramente il Papa non ha detto questo.' E hanno sbagliato tutti quei giornalisti a riportare le frasi incriminate dell'intervista con il gran vegliardo Scalfari Eugenio, fondatore di 'La Repubblica'. Perché il mito dell'inferno, ben lo sappiamo, è mito fondativo e basico dell'organizzazione religiosa 'Santa Romana Chiesa' che sul Terrore dell'Aldilà ha estesamente campato nei saeculi saeculorum - e il suo franare nella confusione della presente torre di Babele delle lingue confuse e della anarchia teologica e 'relativismo religioso' che sconfina con l'ateismo rischia di rendere fragilissimi i pilastri della Dottrina e buona notte al secchio. E da qui in avanti sarà solo la Bontà e la Misericordia erga omnes e urbi et orbi, inclusi gli infedeli seguaci del profeta della confusa predicazione di Francesco, a tenere unite le folle che si adunano in piazza san Pietro e nelle 'adunate oceaniche' delle piazze e stadi dei viaggi papali. Ma, forse, è 'l'inferno in terra' che viviamo e che si sostanzia di guerre assassine e orchi terroristi radicalizzati sul web ad avere indotto il buon Francesco a negare l'esistenza del secondo inferno perché le torture e le efferatezze e le ferinità del primo sono ben maggiori delle atrocità immaginate dal sommo Poeta nel suo viaggio laggiù dove 'sarà pianto e stridor di denti'. |
Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo. - 27 marzo 2020 Possiamo ricorrere alle antiche metafore e allegorie per meglio rappresentarci i tempi grami che stiamo vivendo. La Morte non ha bisogno di spiegazione: è nei numeri, sempre più alti, dei contagiati morituri intubati nei reparti di rianimazione: un repulisti epocale di anziani che avrebbero potuto godere ancora di qualche altro anno o decennio di vita e sono falciati impietosamente dalla Contadina che pareggia sapientemente le erbe dell'umano prato. E il diavolo chi è? Sappiamo qual è la sua mela tentatrice, offerta ai paesi di affaccio mediterraneo in gravissimo affanno respiratorio da corona virus: 'Lasciate andare quest'Europa ladra e assassina' - sparagnina anche in tempi di pandemia e le economie ferme al palo a motori spenti e l'impresa di Sisifo prossima ventura di risalire la china non appena il virus mostrerà la corda e darà segno di non sapere più condurre da par suo l'oscena danza macabra della strage planetaria. O, di contro, non un diavolo, bensì una paciosa diavolessa sparagnina: quella Merkel che continua a tenere stretti i cordoni della borsa europea, alleata all'Olanda dell'etica protestante degli antichi mercanti e navigatori che sempre pensano al dopo: al macigno del debito a voragine che mai più pagheranno le formiche italiche e greche e spagnole perché 'chi ha dato, ha dato, ha dato e chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, scurdammoce 'o passato'...'. E il Cavaliere? Non certo Giuseppi, il furbo avvocato che si è tolto d'impaccio digrignando i denti nel corso della video conferenza dei capi di stato e di governo che avrebbe dovuto sciogliere gli odiosi impacci e i lacci europei dell'era dell'austerità che ci lasciamo alle spalle – e non ha firmato il Mes: il trattato economico finanziario che metteva, si, a disposizione una pacca di miliardi ai paesi in difficoltà, ma stringeva il cappio al collo dei carnefici della troika e delle loro misure lacrime e sangue, già imposte alla Grecia, una volta giunto il momento delle restituzioni. E allora chi è il Cavaliere della metafora cinquecentesca? Non è Draghi, che si tiene in disparte e lontano dall'arena del presente s-governo dell'emergenza-corona virus perché 'nondum matura est' – e non vuole finire a fare il drago trafitto da san Giorgio nel momento in cui maturerà l'uva di un 'governissimo' che si assuma l'onere delle pesantissime decisioni per uscire dalla crisi economica peggiore dal dopo guerra ad oggi. Lasciamo aperta l'incognita. Nei prossimi giorni, speriamo non mesi, si decanterà il miscuglio e la pozione fumante nell'antro dei maghi dei presenti medici politici che ci dicono e ripetono fino alla nausea in tivù che 'andrà tutto bene' e 'ce la faremo'. E apparirà, finalmente, sulla superficie della pozione non più fumante la limpida figura del Cavaliere in questione. No, non il Cavaliere mascarato dei tre lustri di s-governo ultimi scorsi, che avete capito? E neanche il 'Blaue Reiter' gioioso sognato dagli artisti espressionisti prima che la prima guerra mondiale disperdesse i membri del gruppo e montasse l'incubo della Morte nelle trincee e sui campi di battaglia – con finale in tregenda dei milioni di morti della 'spagnola'. Abbiate pazienza. Ancora qualche giorno di pandemia galoppante e picchi ancora distanti e vi sarà sciolta la metafora. Intanto #restateacasa e godetevi la splendida incisione di Albrecht Durer.
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La follia che si accompagna al metodo - 27 marzo 2015 'C'è del metodo in quella follia', dice Shakespeare di Amleto. E' da allora, da quei tempi lontani e tragedie ambientate in un castello danese che sappiamo che 'c'è del marcio in Danimarca' - e oggi in Germania perché 'tutto è il mondo è paese', da che le frontiere si sono aperte o sono state scardinate di forza dai milioni di nuovi barbari inurbati, - e l'orizzonte di futuro prossimo e remoto è un melting pot indistinguibile e umana melassa ed eventi sempre più caotici e non governabili. E che la follia di Lubitz (il pilota tedesco suicida) si trascini dietro il senso di onnipotenza di far morire insieme 149 persone e abbuiarne e disintegrarne le storie è mistero che gli psichiatri si incaricheranno invano di spiegarci, perché in quella follia – come in quella di Amleto – siamo trascinati tutti a forza. Al punto da dirci tutti 'anormali' e mettere in discussione il concetto stesso di normalità, considerata la perdita e l'orphanage collettivo di ogni valore riconosciuto e limite e 'norma' universalmente riconosciuta e coralmente rispettata. E Basaglia, bravamente, ce li ha restituiti, i matti, e li ha detti normali al nostro pari - con qualche picco di confusione e marasma controllabile chimicamente e socialmente accettabile – e, per proprietà transitiva, siamo diventati tutti un manicomio a cielo aperto e dobbiamo elaborarla a forza, la follia, e riconoscere che si accompagna di buon grado al metodo; è lucida e 'ragionata' con la freddezza di chi mette mano ai comandi di un aereo e lo porta con regolarità programmata a bassa quota e infine lo schianto. Ma altre follie metodiche mi sovvengono – come quella di un tale Kabobo, 'l'uomo nero' mal integrato e perciò reso 'folle', che alle quattro del mattino, armato di piccone, fracassava i crani dei poveri cristi indifesi che incontrava nel silenzio dell'ora, uno via l'altro. La morte che cammina, l'hanno detto, evocando figure simboliche dell'immaginario medioevale esploso prepotentemente nel terzo millennio delle mille sciagure e conflitti permanenti. E che dire della costituzione di un 'califfato', con arruolamenti via internet di 'cittadini' rinnegati di seconda generazione, al tempo della tecnologia onnipotente e che apre scenari di conquiste del cosmo e i meravigliosi anelli sotterranei dove i postmoderni stregoni fanno girare vorticosamente la 'particella di Dio', vulgo 'neutrino'? La storia che va col passo del gambero ci consegna, ad ogni nuovo giorno, il suo 'fatto del giorno' malato e sciagurato di una 'nave dei folli' umana che si stupisce della sua follia metodica e programmata e lucida perché, da sempre, aspira a scoprire il 'disegno di Dio' dietro le caotiche cose del suo vivere e andare e moltiplicarsi conflittuale finché 'morte non ci separi' e, di là della morte, è il nulla delle buie origini. L'ultima e prima 'follia' che spingeva il poeta a chiedersi: 'Ma perché dare al sole / perché reggere in vita / chi poi, di quella, consolar convenga? / Se la vita è sventura, / perché da noi sì dura?' Tale è la vita mortale.
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Inviato da: fedechiara
il 25/02/2023 alle 12:01
Inviato da: Vince198
il 25/02/2023 alle 08:36
Inviato da: VIOLA_DIMARZO
il 19/02/2023 alle 13:14
Inviato da: fedechiara
il 19/02/2023 alle 12:53
Inviato da: VIOLA_DIMARZO
il 19/02/2023 alle 12:32