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Messaggi di Gennaio 2025

Acquarius (a rovescio).

Post n°3467 pubblicato il 21 Gennaio 2025 da fedechiara
 

Acquarius (a rovescio).
Ad ascoltare i tiggi, oggi, con la cerimonia di intronizzazione di The Donald Secondo (o 'la Vendetta' per alcuni fogli di stampa che 'rodono' vistosamente), si ha l'impressione di una svolta epocale, un cambio di pagina e di Disegno.
Il Disegno del mondo 'woke' e 'new gender+diritti relativi' via, archiviato, silenziato nelle cronache e costretto ai numeri esigui che lo caratterizzano da sempre (ma gli echi di stampa e tivù quei numeri li moltiplicavano per mille e sembravamo essere noi la minoranza).
I generi tornano ad essere due: maschile e femminile, come da insegnamento biblico e virtuose applicazioni post moderne. Chi tentenna e fatica e arranca segua i percorsi medici e 'torni a casa' – come per i migranti affranti nei campi profughi del Messico che finalmente si convincono della ineluttabile predicazione del 'ritorno ai villaggi'.
Via dalla città tentacolare e violenta e smettere i sogni americani di faticose accoglienze e conflittuali. Una predicazione che fu di Ghandi a Calcutta ed a Bombay, città 'monstres' di abiezione urbana, prima di The Donald.
Il mondo torna ai suoi recinti ed ai confini tanto denigrati dagli intellettuali di sinistra (vedi il bel libro 'The Game' di A. Baricco), ma confini e frontiere sono di bel nuovo in auge in Palestina (il mito di 'due popoli due stati') e in Ucraina (quella guerra deve finire, dixit Donald) della mortifera procura bellica Nato al comico in maglietta militare e grida scomposte di 'Armi, armi, armi'.
Non tutto di quanto si annuncia troverà immediata e militare composizione planetaria da qui a breve, ma sapete bene come funziona 'l'effetto d'annuncio'. E' come con le trombe ed i peana di vittoria annunciata che accompagnano l'avanzata dei battaglioni schierati, i tamburini e le trombe in prima fila che offrono il petto ai radi spari dell'esercito in rotta.
E colpisce che le rodomontate del novello re americano in Groenlandia trovino echi compiaciuti nelle interviste televisive in cui alcuni tra i pochi abitanti di quella immensa estensione territoriale ricca di minerali e petrolio e gas si dicono felici dei proclami del nuovo arrivato e sono pronti a giurargli obbedienza per i facili guadagni sognati. Che farà la Danimarca? Lotterà fino all'ultimo uomo e chiederà l'aiuto bellico dell'Unione (sic) per contrastare il Disegno Egemonico di Donald?
Coraggio, gente! Siete alla finestra ed assistete al sorgere dell'alba nuova di un Rovesciamento Rivoluzionario a rovescio, ma è solo un ritorno ponderato ad anni meno funesti di quelli che abbiamo alle spalle e non sarà così male – viste la presenti macerie dell'era Biden-il Sonnolento e dei suoi folli Stranamore (e dei sudditi europei più realisti del re che hanno spedito tonnellate di maledetti armamenti nella nuova colonia occidentale di Ucraina).
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Ogni cosa al suo posto.

Post n°3466 pubblicato il 19 Gennaio 2025 da fedechiara
 

Ogni cosa al suo posto. La fatica di Sisifo.
Rainews24 ha dedicato l'apertura del mattino a 'The Donald – Il Ritorno'.
Titolo che echeggia un western di molte pistole fumanti e impiccagioni all'alba (chissà perché quelle levatacce dei boia e dei prigionieri, forse per togliere loro, crudelmente, l'illusione di poter vedere la luce di un nuovo giorno).
Ma quel titolo echeggia anche gli incubi, tipo 'A volte ritornano' – e non vi è dubbio che tale sia il nuovo presidente americano per i queruli manifestanti 'contro' che, nelle interviste che seguono, viene dipinto come un manigoldo/farabutto della peggior feccia, un fascistone d'antan, un boia di poveri cristi che Esso/Lui vuole rimpatriare a viva forza, i criminali in primis, - l'intendenza degli irregolari nascosti nei tuguri metropolitani seguirà a mucchi e quintali.
E a nessuno degli intervistati che evocano gli sfracelli dei fascismi trascorsi e l'abisso di un ritorno a quei nefasti pre bellici viene in mente che ciò a cui assistiamo è, invece, un disperato tentativo di uno sceriffo politico (eletto dal popolo) di metter ordine al disordine globale delle distruttive migrazioni dei popoli a centinaia di migliaia ogni giorno: uno sciamare come di fameliche formiche, un trasvolare minacciosissimo di nugoli di locuste che oscurano l'orizzonte di futuro e l'ordinato sviluppo urbano e delle economie occidentali sempre fragili e ballerine sul proscenio delle cronache.
Vedi la marcia fino alla frontiera con il Messico di qualche anno fa di un esercito di migranti ecuadoregni e guatemaltechi ai quali una Kamala Harris in gramaglie si costrinse a dire apostolicamente: 'Tornate a casa'. Chi c'è c'è e non vogliamo aggiungerne altri che ci costano un patrimonio di assistenza/accoglienza e ce li ritroviamo poi citati nella cronaca nera e nelle carceri. Vedi le statistiche relative.
E a nessuno del disastrato popolo dei 'dem' con annessi attoroni e giornalisti buonisti (un tanto al chilo) parve quella di Kamala una espressione 'fascista' e degna di una manifestazione 'contro'. Forse perché si ebbe l'accortezza di farla pronunciare ad una figlia di immigrati di lontana generazione e riuscito accasamento. Il 'sogno americano'.
Per la cronaca: a casa e ai villaggi di origine sono tornati e molti politici dem e lo stesso Biden tirarono un sospiro di sollievo.
E invece di un fascismo di ritorno – è appena il caso di far notare – The Donald si appresta a fermare con mezzi adeguati (e non è detto che gli riesca l'immensa fatica di Sisifo) il 'troppo che stroppia' delle tristi cronache del mitico e sempre conflittuale melting pot americano.
E torna, al posto dell'avvilente 'woke' post moderno, l'antico e più maneggiabile 'ogni cosa (e persona) al suo posto' dei padri e dei nonni.
E noi speriamo che ce la caviamo, noi populisti per necessità e per disastro sociale epocale trasmesso in tivù ad ogni trascorrere di telegiornale da decenni a questa parte, con cronache quotidiane di stazioni-accampamento e di case occupate nelle oscene periferie urbane e di stupri e accoltellamenti di bande di nuovi arrivati con barchini e barconi in questo disgraziato paese-mondo in cui nulla sembra rispondere ad un minimo criterio di vivibilità e di sereno vivere associati e in pace.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante testo

 
 
 

Il gioco della Storia - 18 gennaio 2018

Post n°3465 pubblicato il 18 Gennaio 2025 da fedechiara
 


Mi piacerebbe vedere dal vivo una performance di quella tale, la 'anchorwoman' coreana vestita di rosa che recita quotidianamente in video e in voce gutturale l'apologia e la laude entusiasta e comicamente sfrenata al suo leader 'rocketman' Kim-il-breve.
E' una delle tante 'comiche' che ci vengono dalla realtà illustrata in televisione e, decenni fa, ci venne mostrata quella del Grande Leader Mao Dse Dong che traversava a nuoto il fiume Azzurro, ma ricordo anche una nostra telegiornalista del tg2 innamorata di D'Alema che si meritò una impagabile caricatura in un programma di intrattenimento gestito dalla Dandini.
E mi piacerebbe, in un gioco virtuale creato ad hoc, provare a dare rappresentazione e voce a una 'anchorwomen' del XVIIsimo secolo che commentasse in video e in voce -con le inevitabili censure- gli eventi accaduti di fresco alla corte di Enrico VIII in seguito al suo divorzio da Caterina d'Aragona e il matrimonio osteggiato con Anna Bolena che, si dice, fu causa dello scisma d'Inghilterra e origine di tutti i mali e le guerre conseguenti ben gestite peraltro, con alterna fortuna, da Elisabetta la Grande (o la Bastarda, secondo che si parteggi per lei o per Maria Tudor, detta la Sanguinaria, che la precedette sul trono).
E il gioco virtuale della Storia ci dice che anche la presente Storia in cui viviamo immersi è fitta di avvenimenti tragici e comici insieme – come l'ultimo: di una minaccia nucleare ultima scorsa che si trasforma oggi, per chissà che segrete vie diplomatiche e piani segreti di Kim rocketman in una riappacificazione con il nemico di sempre, la Corea del sud, e in una comune partecipazione ai Giochi Invernali – con buona pace di Francesco che paventa una prossima guerra nucleare ormai sgonfia di motivazioni e i generali del 'think tank' di Donald Trump spiazzati e che non sanno più che pesci pigliare nel mar cinese settentrionale.
Che meraviglioso e drammatico gioco è la Storia!
Nessuna descrizione della foto disponibile.

 
 
 

La guerra dei Cent'anni.

Post n°3464 pubblicato il 18 Gennaio 2025 da fedechiara
 

La guerra dei Cent'anni.

Lo so che siete (quasi) tutti disincantati e sapete in cuor vostro (il cuore tradisce di rado) che la fragile tregua che inizierà domani nella striscia di Gaza – un inferno in Terra anche prima che iniziasse la risposta militare di Israele in seguito al massacro atroce del 07 ottobre 2023 – sarà una tregua di breve respiro.
E basterà che sia a tutti evidente che la parte maggiore degli ostaggi (una pratica odiosa di guerra pretesa dei maledetti terroristi assassini) sarà riconsegnata in un bara per fare insorgere lo sdegno e la rabbia degli israeliani e far ripartire con maggior lena la guerra e il massacro di civili che consegue alle orribili strategie di guerra degli assassini terroristi - che i civili li usano quale 'scudo umano' alle loro vite brevi e infamate e maledette dall'odio atavico.
Ed è una guerra 'dei Cent'anni' questa di un Medio Oriente che è crocevia di conflitti infiniti – a volte sospesi per anni, ma la guerra sempre sotto evidente traccia dello scontro epocale tra l'Islam guerriero per vocazione e religione e l'Occidente vittorioso a prescindere perché storico padrone della tecnica e degli armamenti sempre più sofisticati e distruttivi.
Ed è una lotta 'fino all'ultimo uomo ebreo', come giurano i morituri palestinesi prima di avvolgersi il capo con la divisa di guerra che ne nasconde vanamente i volti, ma hanno perfetta coscienza che le armi dei nemici storici li spediranno presto nel paradiso dei guerrieri vocati alla Jihad - ed è solo il numero strabocchevole dei martiri, un intero popolo, a far aggio sulla padronanza della tecnica bellica degli israeliani che ci consegna, impietoso, il numero dei morti quotidiani sotto i bombardamenti, civili e combattenti stretti in un patto mortale.

1916-2016: come cambia il medio oriente a cent'anni da sykes-picot - Enciclopedia - Treccani
TRECCANI.IT
1916-2016: come cambia il medio oriente a cent'anni da sykes-picot - Enciclopedia - Treccani

 
 
 

Traslochi. (18 gennaio 2017)

Post n°3463 pubblicato il 18 Gennaio 2025 da fedechiara
 

E, non diversamente da un archeologo al lavoro sul campo, estraggo dal fondo dei cassetti gli oggetti dimenticati e 'in sonno' e li valuto per il peso e l'ingombro e l'inutilità prossima e futura – eppure li ho identificati e comperati per un uso che il tempo ha cancellato e sono stati relegati in seconda e terza fila nei polverosi scaffali e lì dimenticati, non diversamente dalle nostre vite in quest'era senile crudele in cui ci addentriamo sospettosi e rabbiosi e incerti, - ma non era da meno, nel suo farsi e definirsi, l'era lontana della giovinezza e dell'età adulta e solo la forza dei muscoli e dei tendini e dei nervi ci accompagnava nelle imprese quotidiane e ci diceva guerrieri vincenti.

E l'archeologia domestica degli scatoloni e degli scaffali finalmente vuoti e pronti per il passaggio di mano a qualche sconosciuto usufruitore ti rimanda, nel correre dei pensieri oziosi, a tutta l'archeologia sociale e politica dei giornali che leggi distrattamente mentre ne avviluppi gli oggetti più fragili.
Epopee di carta e parole in cui abbiamo vissuto e combattuto battaglie di avanguardia e di retroguardia e mi passano davanti agli occhi Craxi e i craxiani e i 'favolosi' Ottanta della Milano da bere e da cantarne i peana dei socialisti ambrosiani arrembanti sugli altari di Montecitorio, ma poi nella polvere dei 'mariuoli' di Mario Chiesa e del Pio albergo Trivulzio.
E, ancora, lo tsunami di 'Mani Pulite' - che sembrava consegnarci il trofeo ambitissimo di una vittoria contro la corruzione dilagante nella prima repubblica, ma oggi siamo ancora lì nei pressi: corrotti e corrompibili alla terza e quarta crociata perché è una fede, quella del rubare e malversare nella cosa pubblica, e una religione da cui mai riusciremo a congedarci, diversamente da questo mio riempire scatoloni e sacchi e valigie e cercare invano un riconoscimento e una identità del passato che sempre più ci guarda con occhi vitrei e distanti.
E non siamo più quelli che siamo stati e viviamo vite a compartimenti stagni e mostriamo le 'spalle al futuro' perché apparteniamo ad ogni presente che si fa subito passato e 'paesaggio nella nebbia' come nel film di Anghelopous - che narrava di bambini sperduti e di storie patrie brumose e che 'non macinano più', come tutta l'acqua che è 'passata sotto i ponti' delle nostre vite e trascina seco i sedimenti dei monti che abbiamo scalato e della terra che abbiamo calpestato e ci ricoprirà, prima o poi. Parce sepulto.

 
 
 
 
 

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