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Messaggi del 21/07/2018

Del 'prendere parte' e pagarne lo scotto

Post n°553 pubblicato il 21 Luglio 2018 da fedechiara
 

 

A rischio di passar per cinico, mi provo a chiosare i recenti avvenimenti della 'guerra di Gaza' e dei razzi e dei tunnel di Hamas - nuova frontiera sotterranea di quelle che erano le vecchie trincee delle vecchie guerre di posizione da dove si sparacchiavano addosso ad ogni ora del giorno e si mitragliavano e lanciavano gli 'shrapnel' con grande spreco di vite umane; ma mancavano i giornalisti free lance, oggi onnipresenti sui 'teatri di guerra' , e ancora non avevano inventato 'il web': che amplifica i torti dell'uno e magnifica il sacrificio degli altri e vince chi colleziona più 'mi piace' e 'condividi'.

Ho una discreta e lontana esperienza di dibattito sul merito dei civili loro malgrado coinvolti nelle guerre e costretti a 'prendere posizione' dall'una o dall'altra delle parti in conflitto che transitano sui loro territori. 
La prima esperienza risale a quarant'anni fa, circa: moriva Franco, noto dittatore, e la Spagna tornava libera e redenta dallo storico silenzio dei crimini franchisti della guerra di Spagna. E venni coinvolto quale 'attore' e altro in uno spettacolo teatrale che si recitò nel marzo ''76 nel teatro di palazzo Grassi – l'ultimo spettacolo che si tenne in quel luogo prima del restauro, se non erro. 
La 'pièce' scelta dal regista era: 'I fucili di madre Carrar', un pezzo non troppo noto di B. Brecht, che aveva come sua tesi centrale la necessità e l'obbligo morale dei 'civili' di prendere parte e posizione ed essere parte cosciente e responsabile contro il fascismo allora dilagante e vittorioso all over the world. 
E ciò perché, secondo B.B., non era ammissibile e tollerabile un 'chiamarsi fuori' e pietire uno status di innocenza e 'vittime incolpevoli' da parte di alcuno in un contesto di follia nazionalistica collettiva che giganteggiava e la maledetta Storia che partoriva mostri a decine, a centinaia, neanche fosse la madre degli imbecilli.

E la seconda volta fu quando raccolsi le memorie di mia suocera col fine di farne un libro e il contesto era l'Istria redenta e poi dannata pel volgere degli eventi storici del 'secolo breve' e la guerra persa ignominiosamente dal fascismo italiano e le armate di Tito dei 'fratelli slavi' che prendevano possesso di quei luoghi. E, ancora una volta, ecco il tema dei civili incolpevoli e vittime e il coro dolente (a volte arrogante) de: 'Poverini gli esuli e gli esodati.' - volontari o no - cacciati dalle loro case con le minacce di essere 'infoibati.' Neologismo atroce che tuttora ci perseguita nelle ricorrenze di quegli avvenimenti che 'non macinano più' - al pari dell'acqua che scorre sotto i ponti e 'chi ha dato ha dato e chi a ha avuto ha avuto', con quel che segue dei cinismi della Storia.

Perciò non si stupiscano tutti quei tali, giornalisti e lettori e web-frequentatori, se la tematica dei poveri civili vittime dei bombardamenti non mi suscita speciali attenzioni ed emozioni, dato che, quando si accende una guerra coi razzi sparati tra le case di Gaza e si fa 'saltare la mosca' al naso di un ingombrante vicino potente e super armato, non si può, poi, pietire uno status di eccezione - ed è a tutti noto che la guerra dei missili e delle bombe e dei razzi contiene per intero gli 'effetti collaterali', indesiderati, certo, ma inevitabili in caso di deflagrazioni, delle abitazioni civili e degli asili che saltano in aria e si sbriciolano.

Qualcuno potrebbe gentilmente avvisare quelli di Hamas che fare la guerra in un contesto siffatto significa 'chiamare alle armi' e obbligare ad essere parte attiva, sia pure obtorto collo, anche gli abitanti delle case e degli asili?

L'immagine può contenere: una o più persone e spazio all'aperto

 
 
 
 
 

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