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Messaggi del 04/09/2018

Viaggi terminali

Post n°596 pubblicato il 04 Settembre 2018 da fedechiara
 

 

Quel viaggio al termine della notte dell'islam

Venezia, pur se estenuata pel troppo caldo di quest'estate segnata dal troppo di tutto: uccelli, cani, turisti, migranti - e le polemiche conseguenti sulla misericordia, dovuta secondo alcuni, ma quasi tutte fuori bersaglio -, Venezia, dicevo, sa riservare le sorprese che incantano all'ora del crepuscolo che raduna il 'troppo' della truppa intorno alle mense imbandite e libera finalmente le calli e le fondamenta e le regala agli sguardi attenti dell'osservatore curioso.

E, ieri sera, la facciata dell'antico 'mulino Stucky', oggi hotel Hilton, era avvolta da una nebbia di luce azzurrina e scritte luminose vaganti sulla facciata disegnavano misteriosi messaggi cripto artistici e una folla di partecipanti all'evento si muoveva sulla fondamenta antistante anch'essa avvolta di luce - e la cuspide della torre quei giochi di luce riprendeva in chiaro e li proiettava sullo specchio del cielo crepuscolare nero di nubi.

E, ai piedi del ponte che interseca il canale di san Trovaso, un vecchio inglese stava in piedi sopra una cassetta di birra rovesciata e recitava un suo poema con enfasi di consumato attore rivolto verso l'isola della Giudecca. Oppure lanciava invettive contro chi sa chi e cosa, o pronunciava un j'accuse politico - come fanno quelli che salgono sul piedistallo dello 'speakers corner' a Londra e danno fiato alla lingua per troppo tempo repressa. O, forse, quello strano vecchio - che aveva alle spalle due testimoni muti e attenti e rispettosi dell'ode di quell'attore improvvisato (e, a suo modo, poetico) - alla fine della recitazione avrebbe tirato fuori da una sua borsa la cassetta delle ceneri della moglie o del padre e le avrebbe sparse al vento e sulle acque del canale, ma non ho assistito alla fine e mi sono allontanato da quel gruppo di 'strani' su muta istanza della giovane che si girava a guardarmi e sembrava impetrare discrezione e rispetto. Misteri di Venezia e delle sue storie 'strane'.

E, tornando verso casa, all'incrocio di un campiello, nella vetrina di una libreria, figurava in bella evidenza il titolo di un libro di autore arabo o mediorientale: 'Viaggio al termine dell'Islam'. Parafrasi di quel magistrale 'Viaggio al termine della notte' di Celine, libro di culto di molte generazioni di lettori. E mi veniva in mente il calembour 'La notte dell'islam', ma non il possibile, auspicato, termine di quest'infinito viaggio che viviamo in cronaca: di milioni di siriani in marcia e un intero paese cancellato dalla Storia e un califfato in rapida crescita ed espansione e un terrorismo islamico dilagante per ogni dove e che riempirà di morti ammazzati il nostro futuro prossimo di europei e occidentali. Non, certo, un bel viaggio. 
E l'utopia che il maledetto islam degli assassini terroristi volga finalmente al termine, come auspica il titolo di quel libro, è generosa, ma, come per tutti i medioevi di ritorno, è un viaggio che comprenderà molte, troppe generazioni e spargerà i suoi veleni e scatenerà le sue guerre e i suoi pogroms. Chi vivrà vedrà.

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