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Messaggi del 17/10/2019

Solo a te sola

Post n°1007 pubblicato il 17 Ottobre 2019 da fedechiara
 



05-06/10/2009 

Chatelalion plage

La locuzione è di D'annunzio, che molto la amava. Per dire quanta fascinazione è contenuta in un incontro a due, atteso o inatteso. Perchè siamo universi sonosciuti e ogni conoscenza è speciale, agli occhi delle menti più aperte - non solo quella riservata agli amanti possibili o conclamati.
Arrivo sul bordo dell'Atlantico che il sole non accenna a tramontare e mancano pochi minuti alle sette. Una sera atlantica calda come quelle che abbiamo alle spalle di un estate che dura oltre le sue colonne d'Ercole.
Chatelalion plage è cittadina di charme oceanico elegante e un po' snob con le sue villette nuove ben allineate lungo la costa e le romantiche casuole di inizio secolo - ciascuna nominata con nome di donna o di vento o di luoghi amati o alberi e fiori.
La mia ospite è alla finestra, al telefono con una amica, forse preoccupata di quest' arrivo misterioso e incerto. L'ultimo avviso del mio arrivare, infatti, era contenuto in una laconica mail di qualche giorno fa e nessun contatto telefonico successivo e di cose ne possono succedere lungo 1400 km in macchina, ma eccomi alfine.
La saluto con un sorriso. Congeda la sua interlocutrice di là del filo e mi dice che le stava giusto confidando che di me non sapeva nulla: chi fossi, che età avessi, nè a a che ora le sarei arrivato in casa. Forse è un larvato rimprovero, non so.
'Me voilà', risolvo, 'le viel ours.' Già perchè era questa l'immagine che si era costruita di me: di un vecchio orso, mi confiderà un'ora più tardi seduti al tavolo di un ristorantino fronte oceano.
Dice che, nel corso del laconico carteggio in cui abbiamo concordato le scambio delle case, io davo risposte secche, tecniche, essenziali, niente di personale, niente foto, nessuna anticipazione o confidenza. Echhè, mica ci dovevamo sposare, le rispondo faceto. 
Il fatto è che in questo genere di cose niente è dato come prefissato: nessun galateo, nessuna convenzione o forse è vero che sto virando in 'vecchio orso' in questa mia lenta discesa verso il traguardo finale, che ci posso fare.
D'altronde le prime volte di ogni cosa sono sempre strane e causano disagio. 
Ricordo il mio primo colloquio di lavoro: che ci faccio qui, mi chiedevo e la stranezza di ipotizzare una dipendenza da quel tale che mi interrogava a lungo e la mia voglia malcelata di rispondergli: 'Ma chi ti autorizza a chiedermi tutto questo, chi sei?'. Un datore di lavoro, era la risposta e i rapporti di forza erano quelli e toccava sottostare e mettersela via, in mancanza del capitale per intraprendere alcunchè e del genio artigiano o altro talento. 
C'è un po' di imbarazzo tra di noi ed è comprensibile. Scambiare una casa di abitazione è quasi come denudarsi per un abbraccio asetticamente concordato, una immaginazione che non corrisponde quasi mai. Chi siamo, cosa vogliamo. Una giornalista lo paragonava allo 'scambismo' dei 'privè' e il paragone è forte, ma azzeccato perchè si fa come quei tali che la prima mezz'ora chiacchierano diffusamente del più e del meno per trovare un agio difficile da identificare.
Per la verità, il luogo che lei mi ha destinato per il lungo soggiorno atlantico è un cottage che affitta d'estate, costruito all'interno del suo ampio giardino e con comodo di colazione e pranzi all'esterno, perdurando l'estate, ma, prima di andarsene, l'indomani, si deciderà a consegnarmi le chiavi della sua casa, per ogni evenienza o in un soprassalto di guadagnata fiducia, non so.
Ci raccontiamo un po' delle nostre vite, e di che altro dovremmo parlare, di Sarkozy e della Carlà? ma poi è una discesa confidenziale e lei mi dirà quasi tutto della sua vita di donna forte, fortissima, malgrado sia piccolina e apparentemente fragile. Solo a te sola. 
Funzionano così gli universi umani: veloce conoscenza degli interni meandri neuronali e le pieghe del proprio vivere dove si rannicchia il dolore - e l'amore che è diventato a un tratto nemico e perfino i figli la osteggiavano nel doloroso divorzio. Poi la volontaria segregazione tra le dolci colline del Courège, il restauro di una vecchia 'ferme'e la sua trasformazione in un 'chambre d'hotes' tra le stelle di una campagna infinita, profonda e infine l'approdo sulle sponde dell'Atlantico per sfuggire a una solitudine intollerabile nei mesi del lungo inverno, ma che ci insegue ostinata... (segue)
solo a te sola (part two)

....'Una odissea al femminile che dovresti mettere su carta.', le dico mentre mi passano accanto vassoi di gigantesche ostriche aperte e che ancora si muovono - pronte ad essere immolate nel buio degli altari degli stomaci voraci. 
Risponde che lo farà, che ci sta pensando e la sfida di scrivere è una delle molte cose che credeva di non saper fare ed ha fatto, invece. Come quella di scolpire e dipingere e ho visto le sue opere e mi hanno stupito le sue pitture e sculture, una in particolare: un nudo di donna accucciata classicissima e di forme eleganti da dietro ma, sollevata e vista da sotto, invece, un insetto: l'informe che restiamo quando gli eventi e i sentimenti e i pensieri non ci sbozzano, non ci danno forma compiuta e restiamo imprigionati nella materia nostra bruta e chiediamo aiuto ma nessuno risponde.

Dunque scriverà della sua vita : per elaborare un lutto, dice e ne ha ben donde e mi trovo a riflettere su questa cosa strana che sono le vite di ognuno e tutti: alcune felici, allegre, solari altre irrimediabilmente tristi e segnate da eventi catastrofici e dall'apparizione di un nemico, di un 'cattivo' che le condanna e per lei è stato il secondo marito e per altri è il padre, la madre, l'amante o l'amico che tradisce e alcuni soccombono in silenzio, si lasciano morire, altri reagiscono, come questa donna incredibile che ha attraversato indenne la solitudine come una salamandra il fuoco e ancora guarda il mondo con occhi di commozione e lo descrive come un mondo abitabile e bello e a guardare il crepuscolo fuori dalle vetrate sembra essere davvero così: l'Atlantico risplende di un turchese che si fa vieppiù cupo e un tocco di rosso del tramonto che non è più sconvolge il piatto nitore ed è subito notte e buio e la prossima angoscia dei sogni cattivi che ci tolgono il respiro e ognora combattiamo colla speranza che si faccia presto mattino.

Solo a te sola.

 
 
 

Incanti poco reclamizzati

Post n°1006 pubblicato il 17 Ottobre 2019 da fedechiara
 

Incanti poco reclamizzati

Ci sono incanti poco reclamizzati e visitati qui in città. La mostra 'Sguardi incrociati a Venezia', allestita negli spazi della 'maison' Louis Vuitton, ex libreria Mondadori, ex cinema san Marco, ci racconta le suggestioni fotografiche, note, notissime, di Mariano Fortuny, che questa città adorava perché perfetto contenitore delle sue passioni archeologiche e di raccoglitore di meraviglie, - e fece del suo palazzo una gigantesca 'Wunderkammer' di natura ed arte - qui posto a contrasto e stralunata comparazione con lo sguardo arioso e solare di Jiro Taniguchi, disegnatore di 'manga' giapponesi e pittore di freschi acquarelli di una città non meno immaginaria di quella di Fortuny.

Ed è lo scrigno del passato, il primo Novecento, a dircela 'immaginaria', questa città, perché il Tempo che tutto muta e dilava e cancella e nasconde nelle fotografie panoramiche, quasi ad occhio di pesce', ci consegna una città priva di motori e rumori – e vediamo correre un vaporetto old style capace di contenere meglio degli attuali le quantità di visitatori e li distribuisce equamente a prua, al centro e a poppa; e vediamo le antiche 'caorline' e le 'peate' - e tutto sembra sospeso in un altrove di diverso pianeta e diverso spazio-tempo quantico. E così è per gli abiti delle persone: così pudiche le donne coi cappellini e le velette e le bambine che 'vestivamo alla marinara' e così accattivanti e niente affatto aggressive e spudorate le affissioni e la cartellonistica pubblicitaria.

E siamo così presi da quel viaggio spazio-temporale di paesaggi e genti diverse, da non accorgerci (ce lo dice la gentile hostess) che, in una foto del molo e della 'piazza', manca 'el paron de casa', mozzato alla base dopo l'implosione del 1902 e rimasto mozzo e tronco fino al 1912 - per dire delle stranezze del funzionamento dei meccanismi della nostra attenzione: che danno per scontato ed esistente ciò che, da sempre, abbiamo saputo esserci e campeggiare, e persiste nella mente come l'impressione 'fisica' di chi è monco di un braccio o di una gamba; e gli resta e si agita nel cervello la sua viva esistenza perchè il corpo non sa rinunciare alla sua integrità.

E il 'viaggio nel Tempo' continua, poco distante, nella sede espositiva della Biennale: puntuale e documentatissimo archivio di Eventi che ci appaiono straordinari, in quel bianco e nero astratto e poeticissimo delle fotografie che ci mostrano Julian Beck e Judith Malina ieratici nei loro movimenti teatrali e nei cortei del loro ingenuo 'teatro di piazza' che muoveva dalla 'piazza' e concludeva un rito esorcistico davanti alla sede dei 'morti viventi': la Borsa - per coloro l'espressione massima di tutte le cattiverie sociali e le insolenze e diseguaglianze sociali. 
Ma questa è un'altra storia e Tempo e fantasie che abbiamo attraversato di cui diremo più avanti.

Nessuna descrizione della foto disponibile.
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