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Messaggi del 10/02/2020

Coni d'ombra e 'piccole morti'.

Post n°1144 pubblicato il 10 Febbraio 2020 da fedechiara
 

 

Nulla si crea e nulla si distrugge?

Mano a mano e angolo dopo angolo, anziano e dubbioso Shiva Distruttore, libero di ogni orpello e quadro e ricordo di viaggio lo spazio domestico che mi è stato tana e casa e rifugio, secondo gli eventi che si sono succeduti lungo 45 anni di una buona vita, - tutto sommando e comparandola con i guasti del presente. 
E, se è vero che nel flash black che si aziona nella nostra mente prima di morire e ti riporta la sintesi essenziale di ciò che hai letto, viaggiato, osservato e ritenuto importante ed emozionante di tutto quell'ambaradan confuso che chiamiamo 'vita', beh: 'partire è un po' morire', come si dice, ed ogni commiato, in effetti, è una 'piccola morte', una parte di noi che si distacca e un piccolo cono d'ombra si disegna in quel fantasioso cosmo delle origini di cui si dice che 'nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma' – come ben recitava il Lavoisier Antoine-Laurent, illustre scienziato decapitato dalla Rivoluzione. 
E un suo giudice affermò, in limine mortis, saputolo eminente scienziato, che 'la Francia non ha bisogno di sapienti'. Tu vedi se le madri degli imbecilli devono essere sempre proditoriamente incinte e come avviene che si nominino giudici in certe ere storiche dei tali assoluti idioti e pretesi 'rivoluzionari'. Il sonno della ragione produce mostri e imbecilli in egual misura, a mio modesto parere.

E magari, a proposito di commiati e piccole morti, hanno ragione quelli che fantasticano di metempsicosi e chissà in che cavolo di veste animale mi ritroverò a formicare, magari in un termitaio – io che aborro i raduni di massa e le folle sterminate che si radunano negli stadi o ai concerti o nelle inutili manifestazioni di protesta. 
Se c'è un giudice a Berlino, pardon a Giosafatte, mi mostri clemenza e mi trasformi in aquila, piuttosto: occhiuto rapace capace di volare alto, e mi dia premio di libertà e leggerezza planando e cavalcando i venti che accarezzano ogni cosa che laggiù vive; ne tenga conto chi disperderà la mie ceneri. Amen e così sia.

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Comprate un sofà.

Post n°1143 pubblicato il 10 Febbraio 2020 da fedechiara
 

Poltrone e sofà. Trullalà.

Ricordate il Comandamento Massimo che: 'Non nominare il nome di Dio invano.' ? Altri tempi, è ben vero, tempi lontani e storie di altre genti, 'timorate di Dio', come si disse in seguito - per distinguerli da coloro che Gli si opponevano, come Giuliano l'apostata, o coloro che, sbrigativamente, la spada in pugno, giustiziavano i cristiani a mucchi, nel corso della 'crociata contro gli Albigesi, e Lo irridevano col dire ai soldati intrisi del sangue dei martiri: 'Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi.'

E, oggi, invece, finita quella epopea tragicissima dell'usare sanguinosamente del nome di Dio per la propria causa e verità particolare e conflittuale tra Imperi e Papati, abbiamo gli sketsches televisivi della Lavazza in Paradiso, con la caricatura dei Santi e degli Angeli buongustai e, l'ultimo, che fa interpretare 'il Supremo' o 'l'Altissimo' degli 'ultimi giorni' a un dicitore dalla voce calda e persuasiva che ci ricorda che dobbiamo 'cambiare il sofà', trullalà.

E, se non bastassero le polemiche quotidiane su Bergoglio e di Bergoglio versus il 'segretario particolare' dell'antipapa nonagenario che scrive libri polemici, ma poi li ritratta e nasconde la mano, ecco questo uso irridente e beffardo di Santi e Beati irrisi dai 'fanti' irreligiosi di questi nostri tempi grami - e davvero 'non c'è più religione' e 'non ci sono santi che tengano', in Cielo e in Terra, salvo quando non si voglia mettere una basilica a disposizione di gente pia che fa molto volontariato e ci si sente tutti più buoni con 'quel che passa il convento' nel terzo millennio delle confuse lingue di Babele. O tempora! O mores!

Comprate un divano, è tempo di cambiarlo, ve lo raccomanda il Supremo.

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Max Granieri

+ LA MESSA IN SCENA DI FIORELLO +

Caro Fiorello, sono un sacerdote e religioso. Mi ha infastidito ciò che ho visto ieri in apertura del festival, a casa dei genitori che un figlio alla Chiesa lo hanno donato. Quell’abito talare rappresenta una consacrazione, uno stare al mondo, uno stile di vita a servizio di Cristo e del prossimo. Canzonare momenti liturgici della santa messa per strappare una risata è stato motivo di sofferenza.

Ho riso amaro, nulla più. E tra un playback di Al Bano e Romina e pubblicità in cui si chiama in causa Dio per reclamizzare un divano, sono felice di non avere un televisore con l’antenna collegata.

Che un dio minore sia con te e con il tuo spirito comico.

P. Massimo, un prete di larghe vedute e abituato a sorridere.

 
 
 
 
 

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