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Messaggi del 13/05/2021

La conversione. Il film.

Post n°1619 pubblicato il 13 Maggio 2021 da fedechiara
 

  • La conversione. Il film. 13 maggio 2020
    E, ancora una volta, se vogliamo capire ciò che è accaduto e il come della pretesa 'conversione', dobbiamo improvvisarci registi e prepararci a rappresentare i luoghi africani e i giorni eterni e i lunghi silenzi della prigionia di Silvia - rinata Aisha per la gioia esplosiva (è giusto il caso di dirlo, dati i feroci protagonisti di Al Shabaab, kamikaze per vocazione jiahdista), la gioia, dicevo, dei nostri ospiti islamici immigrati, graziosamente divenuti cittadini italiani ed europei dopo lungo soggiorno e auspicata, faticosa integrazione nelle nostre città ospitalissime e i nostri valori civici riconosciuti e condivisi (sic).
    Perché è solo nelle immagini del film che andiamo a girare - privo di musiche suggestive, ma solo la colonna sonora del soffiare del caldo vento africano tra le sbarre della prigione – che troveremo la concentrazione mentale sufficiente a capire come la prigioniera, persona gioiosissima nelle foto di prima della cattura, abbia potuto barattare la sua fede religiosa di origine con una 'rinascita' nella cupa religione dei nomadi pastori di Maometto, - il profeta che Dante colloca nel suo Inferno, giusto per rammemorare le storiche e feroci contrapposizioni e le apostasie.
    E le immagini del film saranno a camera fissa e grandangolo a mezza altezza che copra l'intera superficie della capanna, il tetto compreso, perché dia il senso dell'oppressione che appartiene ad ogni prigionia – noi che abbiamo vissuto due mesi ai domiciliari una vaga idea ce la siamo fatta di che cosa significhi.
    E rappresenteremo, ca va sans dire, il va e vieni dei carcerieri gentili ('sono stata trattata bene', dice Silvia) coi pasti sufficienti a garantire una buona sopravvivenza (Silvia non ci è apparsa denutrita) epperò il persistente, maledetto e usurante vuoto di cose da fare e vuoto di attenzione dedicata lungo tutta la giornata - e la scarsità o le nulle letture varie e diverse perché supponiamo che le sia stato negato l'uso della televisione o dello smartphone e, in quelle poverissime plaghe africane, difficilmente ci sia 'campo' di ricezione.
    Ed ecco, finalmente, la generosa offerta del corano, breviario dei monaci combattenti la Jiahd nominati 'Al Shabaab'. Quel genere di cosa che da noi si sintetizzava in: 'O basa 'sto Cristo o salta 'sto fosso.' La fede è fede e non ammette(va) defezioni, bensì castighi in caso di diniego.
    Ecco: il nostro film comincia a dare i suoi risultati e cominciamo a capire che la sola lettura dedicata di un libro mitico e importante e 'vincolante' (nome omen), e sommamente gradito ai pii carcerieri perché dimostra la loro buona fede e l'appartenenza a una buona causa (rapire e rieducare e, se ci scappa il milioncino di preziosi euri, tutto di guadagnato per le future azioni militari), in quelle condizioni di prostrazione possa produrre una 'catarsi', una sindrome di Stoccolma letteraria e religiosa ed ecco la miracolosa 'rinascita' di Aisha e, forse, una concausa (insieme ai milioni di euro richiesti) della sua liberazione perché ariete in patria delle buone ragioni della 'sola e vera religione'.
    E il suo rifiuto a cambiarsi di abito e velo islamico, una volta atterrata sul suolo patrio, è stata la mossa vincente dei carcerieri che si vedono premiati due volte. Zoomata sulla folla che fa ressa festante davanti alla sua abitazione e titoli di coda.

 
 
 

Il punto morto del mondo.

Post n°1618 pubblicato il 13 Maggio 2021 da fedechiara
 

Non c' solo la Liguria di Montale dove:
(…) in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
C'è anche la Liguria degli immensi viadotti la cui fama e relativa infamia è data dal loro ergersi fragile e incombere sinistro di sotto con gli sgretolamenti documentati dei piloni relativamente giovani e le deformazioni dovute all'usura e alle frenate continue dei grossi bestioni dei tir che li attraversano.
Una stessa terra. L'una resa celebre e avvolta nella nostalgia del giallo dei limoni che si mostra 'tra le cimase' e scrosciano nelle 'trombe d'oro della solarità', l'altra infamata da un post modernità assassina che ha deturpato quei paesaggi d'incanto e li ha trasformati in un incubo di rumori assordanti e tremori strutturali e le relative denunce - e i morti del ponte Morandi a monito dell'infamia di quello sviluppo assassino.
E ci resta solo la poesia dei silenzi post bellici ad evocare i transiti di un passato neanche troppo lontano e che 'si stava meglio quando si stava peggio' :
(…) in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da di-sbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.Eugenio Montale - I limoni


Le autostrade si sbriciolano e le ispezioni vanno a passo di lumaca
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Le autostrade si sbriciolano e le ispezioni vanno a passo di lumaca
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