Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
 

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Messaggi del 08/12/2024

Il pecorino zen - 08 dicembre 2014

Post n°3420 pubblicato il 08 Dicembre 2024 da fedechiara
 

 

Magari è esistito davvero il 'pecorino zen' di cui parla il bel film della Archibugi 'Verso sera'.
Di sicuro sono esistiti i professori del tipo impersonato da Marcello Mastroianni nel film: che il mondo e la vita li hanno filtrati attraverso i buoni libri e letture - e della generazione dei figli non apprezzavano o disprezzavano quell'andare a tentoni come ciechi attraverso le regressioni tribali e la vita nelle 'comuni' e la tautologia dell'esperienza 'come viene viene', droghe incluse ed enfatizzate quali filtri dell'intelligere e 'viaggiare'.
E lo zen occidentale si identificò con 'L'arte della manutenzione della motocicletta' e alcuni di quei partecipanti alle comuni romane e di altre città divennero adulti e scrittori di successo, artisti e poi padri di famiglia a loro volta e nonni – che di quei loro 'viaggi' e ricotte e pecorini zen tutto disconobbero nell'ascesa dei decenni e, in finale di partita, ebbero finalmente le illuminazioni tardive dei loro nonni e padri che avevano ucciso – nel senso dell' 'uccidere i padri' di cui alla psicologia e psichiatria, talvolta.
E chissà di che cosa parlano gli studenti di oggi che occupano le scuole e danno vita ai 'collettivi studenteschi' secondo copione vecchio e stantio – e i libri sono sempre l'ultima ratio e ultimo interesse perché prima viene la vita 'che non è scritta nei libri', a sentir loro.
E, forse, chissà, a qualcuno dei nostri studenti veneziani di una qualche 'squola occupata' verrà in mente di proporre e mettere in commercio, a sua volta, le 'sarde in saor zen' - brillante evoluzione dei loro nonni e padri che disdegnarono il testimone della cultura libresca - e rielaborano negli odierni collettivi lodati dal sottosegretario Faraone la nuova realtà generazionale dei mille profili facebook, adeguandola al medioevo di ritorno dell'isis delle teste mozzate e dell'occupazione delle case dei senza lavoro cronici e senza speranza di un mondo che 'si stava meglio quando si stava peggio'. Già.
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Leggende e sogni - 08 dicembre 2015

Post n°3419 pubblicato il 08 Dicembre 2024 da fedechiara

Quando prendiamo definitivo congedo dai genitori entriamo e ci stipiamo in quella vasta lounge planetaria dove si smaltisce - con una dolce e ragionata lentezza, per fortuna - la lista d'attesa del nostro stesso congedo corporale. Tocca a noi, ci diciamo - e le notti sono fitte di sogni tormentati e i pensieri molesti, nel dormiveglia, ci spaventano per i troppi misteri del nostro prossimo viaggio e le improbabili e oscure destinazioni, ammesso e non concesso che ve ne siano, - a parte le leggende religiose e le consolanti e/o spaventose figurazioni medioevali che hanno riempito le nostre deboli e condizionabili zucche di bambini fragili e spaventati di tutto.
E' una lounge confortevole, in verità, con tutti i comforts che la nostra generazione ha saputo/voluto apprestare per i suoi anziani e vecchi: luoghi di cura e di socializzazione un po' venati di tristezza e rimpianti, ma chi è 'autosufficiente' riesce ancora a progettare viaggi e partecipare con un certo impegno e residua autorevolezza alla 'vita sociale' – e facebook aiuta, certo, pur se è da usarsi 'cum grano salis' e considerarlo un giocattolo un po' stupido e vanesio, quale effettivamente è per molti, troppi di noi. E pericoloso, se consideriamo l'uso distorto che ne fanno i troppi 'bulli' delle nostre scuole e le 'radicalizzazioni' para islamiche contorte e stupide che vi avvengono e, finalmente, vengono monitorate dalle 'intelligences' dei vari paesi sotto attacco terroristico
E sarà per il fitto calendario funerario dell'ultimo mese appena scorso, durante il quale ho ficcato gli occhi in quelli spaventati dei morituri - e ne coglievo gli angoscianti interrogativi e le segrete paure - la dimensione dell'Ade, dell'Aldilà mi è diventata familiare e, di recente, ho recuperato quel dialogo sapido e pieno di sensatezza filosofica antica di Socrate con i suoi discepoli e l'ho comparato con tutte quelle promesse di Paradisi e Purgatori (gli Inferni no, non sono più di moda, al tempo di Francesco e del suo Giubileo della Misericordia che si celebra in pompa magna e con gran battage pubblicitario dei media servili e 'più realisti del re') che mostrano la corda delle nefaste e incorrotte narrazioni medievali. E mi è venuto da sorridere quando un radio-giornalista mi ha spiegato che il riferimento antico della 'porta santa' era ad un capro sacrificale – segno che la nostra e le altre religioni non si sono mai troppo distaccate dai tempi mitologici dei popoli pastori che le hanno partorite e riempite delle loro vetuste simbologie e riferimenti rituali e sacrificali, a partire da Isacco, salvato dall'Angelo.
E, per i presenti celebranti e i loro plasmabili 'fedeli' dai percorsi mentali labirintici e fittamente nebbiosi, è una manna che la Scienza non abbia saputo produrre altrettanti accattivanti e chiari riferimenti simbolici sostitutivi di quelle leggende fruste e inadeguate a coniugare il presente – che si dibatte, infatti, nei conflitti indotti dallo scontro tra 'verità rivelate' (ebraiche, cattoliche e islamiche) da sempre contrapposte e ugualmente riferite alla pastorizia delle origini e ai belati dei caproni sacrificali.
Perché, se la luce della Scienza e relativa Conoscenza, - in questi tormentati decenni di medioevi che ritornano e si scontrano nelle strade di Parigi e nei caffè danesi e musei tunisini e nelle redazioni della libera stampa e negli istituti per handicappati di san Bernardino - se quella luce avesse sfolgorato e prodotto le sue auguste e maestose simbologie di vera e piena Conoscenza non saremmo qui a piangere i nostri morti innocenti e farli benedire in quelle stesse chiese in cui si predicano le verità asfittiche e storicamente violente del nostro scontento (leggetevi la 'crociata contro gli Albigesi' o 'la notte di san Bartolomeo' e le altre guerre di religione su Wikipedia e ne avrete contezza).
Luce, fate luce!' si dice che abbia esclamato il Poeta morente. Ce n'è un gran bisogno, in effetti. Non fosse altro che per illuminare il Buio dell'Ade e dirlo il confortante Nulla che ci ha partorito e a cui ritorneremo. Amen e così sia.
Nessuna descrizione della foto disponibile.
Socrate - I vivi e i morti
"Consideriamo anche da questo punto
di vista come sia molto probabile che la
morte sia un bene. Il morire è infatti una
di queste due cose: o è come se il morto
non esistesse per nulla e non provasse
alcuna sensazione, oppure - come
dicono - la morte è una sorta di
cambiamento, una migrazione dell'anima
da questo luogo ad un altro. Se dunque
nella morte non vi sono sensazioni, essa
somiglia ad un sonno senza sogni. Ma
allora essa è un meraviglioso guadagno.
Sono convinto infatti che se uno dovesse
scegliere e paragonare una notte senza
sogni con altre notti ed altri giorni della
sua vita, dopo averci ben riflettuto io
credo che non solo un privato cittadino,
ma anche il Gran Re non troverebbe
molte notti e giorni più tranquilli e
gradevoli di quella notte. Se questa è la
morte, è davvero un guadagno, dico io:
tutta la durata del tempo così non
sarebbe più lunga di una sola notte! Se
poi la morte somiglia ad un migrare da
qui ad un altro luogo, e se è vero quel
che si dice, che là vi sono tutti i morti,
allora quale bene potrebbe essere più
grande di questo, o miei giudici?
Sarebbe forse una brutta cosa la
trasmigrazione di un uomo che, giunto
nell'Ade, liberatosi di questi uomini che
dicono di essere giudici, trovi i veri
giudici che, si dice, amministrano là la
giustizia, Minosse Radamanto Eaco,
Trittolemo, e gli altri semidèi che furono
giusti in vita? E d'altra parte non
accettereste di pagare qualsiasi prezzo
per trovarvi con Orfeo, con Museo, con
Esiodo, con Omero? Se la morte è così,
allora io voglio morire più volte. Poiché
per me in particolare sarebbe infatti
stupendo passare il tempo lì,
incontrando Palamede o Aiace
Telamonio o chiunque altro sia morto per
un processo ingiusto. Come sarebbe
bello dialogare con queste persone e
paragonare le mie sciagure alle loro! E
più d'ogni altra cosa mi piacerebbe
passar la vita ad esaminare ed indagare
le persone anche lì, come faccio qui in
vita, per sapere chi di loro è sapiente e
chi invece non lo è affatto, ma si crede
egualmente sapiente. Che prezzo non si
pagherebbe, o giudici, per interrogare
quell'eroe che condusse il grande
esercito a Troia, o Ulisse, o Sisifo, o gli
infiniti altri che si potrebbero citare.
uomini e donne. Sarebbe il colmo della
felicità conversare e stare insieme ad
essi. Quelli di laggiù non ti uccidono
certamente per questo: essi sono più
felici dei vivi, in primo luogo perché sono
immortali per il resto del tempo - se pure
è vero ciò che si dice. Ma anche voi,
giudici, dovete esser pieni di speranza di
fronte alla morte e pensare che questa
sola cosa è vera: niente può fare male a
un uomo buono, né durante la vita, né
dopo la morte. Gli dei hanno cura della
sua sorte. Del resto anche la mia
vicenda non è andata a finire così per
caso, ma sono ben certo che ormai
morire ed essere libero da tutte le cose
era meglio per me. Per questo la voce
del demone non si è mai rivolta a me ed
io non sento rancore per coloro che mi
hanno condannato e per i miei
accusatori. Eppure non con questo
intento essi mi hanno accusato e hanno
votato contro, ma pensando di
danneggiarmi, e per questo vanno
biasimati. Tuttavia di questo li prego: i
miei figli, quando saranno divenuti adulti,
rimproverateli, cittadini, state loro
addosso come facevo io con voi se vi
sembra che si preoccupino delle
ricchezze o di qualcos'altro prima che
della virtù; e se, senza valere niente,
credono di essere qualcuno,
svergognateli come facevo io con voi,
perché non si curano di ciò che bisogna
e pensano di essere qualcosa, senza
valere nulla. Se farete questo, avremo
ricevuto da voi ciò che è giusto sia io sia
i miei figli." Socrate - 'Discorso prima di
morire.'

 
 
 
 
 

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