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Messaggi del 21/04/2025

Del 'guardare lontano'.

Post n°3604 pubblicato il 21 Aprile 2025 da fedechiara
 

'Solo chi guarda lontano si ritrova.'
Il brutto delle citazioni di frasi piu' o meno famose e' che non funzionano univocamente e, spesso, franano alla prova dei ricordi.
La frase citata sopra, infatti, ti spinge verso l'eta' lontana della giovinezza e non vi e' eta' di maggiore azzardo e varia e diversa sventatezza - e funziona meglio, nella somma dei ricordi di chi e come siamo stati, quella di una tragedia scespiriana: '....rumore e furore che non significano niente.'
E i 'favolosi Fifthies' del dopoguerra che aprivano alle case di proprieta' di noi 'boomers' ed ai frigoriferi ed alle lavatrici nelle case ed alle mogli fedeli madri di tanti bei bambini ed al lavoro sicuro e alle pensioni assicurate contenevano 'in nuce' tutte le disgregazioni e le drammatiche mutazioni sociali dei decenni successivi ed il cupio disolvi del secondo e terzo decennio del millennio entrante che minaccia di esplodere nella terza guerra mondiale termonucleare.
Un buco nero intorno al quale gravitiamo quale luminoso pulviscolo dell'entropia che si mangia le nostre vite e le fragili speranze dei Millennials e della generazione Z, - l'ultima lettera di un alfabeto fiabesco dal finale in film horror.
E tuttavia il 'guardare lontano' e' il solo modo che abbiamo di riattizzare una speranza e proiettare un film diverso tipo 'Ritorno al futuro' dove i protagonisti cambiano uno o piu' avvenimenti del passato ed escono dalla trappola gravitazionale del presente buco nero che ronza fastidiosamente nelle nostre orecchie come un maledetto acufene che non sappiamo come curare e spegnere.
Silenzio in partitura e capacita' di elaborare le future equazioni quantistiche di una pace planetaria necessaria 'como l'aire que exigimos trezes veces por minuto'.
Respiriamo a fondo. La leggenda di una Pasqua di resurrezione e rinascita puo' aiutare. Usciamo dai presenti sepolcri e levitiamo. Il futuro e' alla nostra portata e riempie i nostri sogni.
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Non chiamiamola 'sostituzione'.

Post n°3602 pubblicato il 21 Aprile 2025 da fedechiara
 

21 aprile 2023

Non chiamiamola 'sostituzione etnica', non è carino.
Però un nome glielo dobbiamo dare a quel fenomeno corposo, corposissimo, quasi asfissiante che riempie le cronache giornalistiche e televisive tutti i giorni che Dio manda in terra da oltre vent'anni a questa parte: di un assalto alla diligenza, un inseguimento al treno di banditi a cavallo (versione 'western'), un arrembare inarrestabile sulle nostre libere coste, un criminale organizzare, con cifre salatissime pagate ai maledetti trafficanti di vite umane, il proprio naufragio servo assistito dalle solerti o.n.g. che vanno a prenderli, pietose, perfino a poche miglia nautiche dai luoghi di partenza.
'Salvataggi in mare' li dicono, sordi e ciechi quei tassisti, e non intendono le ragioni opposte e l'anomalia rivoltante di un commercio di vite umane da osteggiare e fermare in qualche modo perché così come avviene è l'orrore dei lager, così sono gli annegamenti annunciati e il folle messaggio di 'venite tutti, c'è posto per tutti' lanciato al vento virtuale dell'Africa sub sahariana.
Che nome vogliamo dare allora a questo strano fenomeno sociale e politico, a questo curioso e arrischiatissimo (e organizzato con perfetta coscienza del crimine e della violazione di legalità che si va a commettere) 'naufragare in questo mare' dell'azzardo del poeta dell'Infinito - con conclusione quasi sempre certa a carico del contribuente italiano ed europeo?
La chiamano 'accoglienza', dalle parti del pd e buonisti e 'no borders' associati, con mirabile lancio in alto e abile e furbo rivoltare la frittata politica. Chef politici che fanno un baffo ai più noti televisivi e ci costano molto più cari in quel loro, indigeribile, menù quotidiano.
In realtà quel che si osserva con disincanto e non per partito preso è un disordine sociale in perenne ed esponenziale aumento – come l'entropia degli universi che ci affligge dalla notte dei tempi.
Se volete vi assemblo, dalle emeroteche, una elevata quantità di articoli di giornale che ci descrivono la presenza dei nostri ospiti 'accolti' nelle principali stazioni, nelle case occupate delle periferie urbane e nelle 'piazze dello spaccio' e mendichi fuori dalle porte di ogni supermercato, ma credo che ne abbiate contezza di vostro.
Vogliamo chiamarla, invece, invasione? Se vogliamo stare dalla parte della Elly e dei suoi adoratori pd e buonisti associati anche questa è una parola 'forte' una parola di troppo, da stigmatizzare e sanzionare politicamente, però resta il dato – più forte di tutti – dei 5.1 milioni di immigrati stimati sul suolo patrio, a dire di un 'affluire', di un asfissiante 'migrare' e caotico 'accogliere' (integrare è un parola grossa, grossissima, il sogno di una notte di pieno inverno).
Il dato clamoroso di 'accogliere', dicevo, tutta questa gente di etnie diverse, culture diverse (alcune rancorose e revansciste nei confronti dell'Occidente ospitale), abitudini diverse e nemiche di una serena convivenza.
Per la qual cosa un quartiere cittadino a prevalenza extra comunitaria subisce un picco al ribasso dei valori immobiliari e una fuga a razzo conseguente degli indigeni ai quali si chiede una indigeribile, evangelica coesistenza pacifica. Sentitevi con i consulenti delle agenzie e fatevi dire il valore a metro quadro di questo o quel quartiere.
'Gente che ci è entrata in casa, nel bene e nel male.' scriveva un Gad Lerner d'annata in un suo articolo. Come dire: 'non possiamo farci niente' e subire è d'uopo.
Invasione? No? Troppo forte e fuori misura?
E da tutto ciò esposto scaturisce la 'Soumission' - raccontata pianamente da Houellebecq, noto scrittore francese, nel suo bel libro. Dove si narra di equilibri politici delicatissimi che vengono cambiati d'emblè proprio da quel numero altissimo dei milioni di immigrati che 'ci sono entrati in casa' per il tramite del maledetto grimaldello di una malintesa pietas rivolta ai naufragi organizzati e agli ingressi clandestini e al criminale commercio di vite umane che ne deriva.
Ipotizza Houellebecq che perfino l'approvazione per via parlamentare della 'Sharia' nelle enclaves a prevalenza islamica potrebbe non essere più un tabù, in un futuro prossimo – nello scambio della politica malata di una Francia che ognora si coalizza disordinatamente nell'agone elettorale al fine di arginare un trionfo della Le Pen e dei suoi 'populisti'.
Correva l'anno...
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Morituri che 'salutant'.

Post n°3601 pubblicato il 21 Aprile 2025 da fedechiara

I 'morituri' che siamo e che vogliamo. - 21 / 04 / 2017

Chissà se l'attentato di ieri sera, in una Parigi sempre più deserta di turisti e di 'bon viveurs', avrà come effetto un due o tre per cento di voti in più verso il candidato Marine Le Pen.
E' probabile ma, se avverrà, l'effetto emotivo e rabbioso durerà 'l'espace d'un matin' perché già al ballottaggio, solo quindici giorni dopo, la grande coalizione degli sconfitti impedirà che si compia ciò che non sarebbe male si compisse: l'ingresso all'Eliseo di un uomo (in questo caso una donna) forte, fortissima nelle sue determinazioni a fare terra bruciata intorno ai killers e ai loro complici e a scovare i troppi covi e le tane e le moschee delle predicazioni dell'odio delle 'serpi in seno' velenose cresciute nelle enclaves delle banlieues parigine e belghe – quei natural born killers, assassini di seconda o terza generazione di immigrati islamici, che tuttora qualche infiammato e rintronato buonista si ostina a indicare quali 'francesi' o 'belgi', giusto per attenuare l'impatto devastante che hanno presso l'opinione pubblica quei loro nomi arabi che ne denunciano l'affiliazione familiare e religiosa e il loro essere dei maledetti rinnegati del paese che li ha accolti e invano ha provato ad integrarli e dirli veri cittadini francesi o belgi.
Ed è questo quadro di facile predizione di impotenza e 'dejà vu' che sgomenta e ci dice 'morituri' di una guerra per bande sedicenti religiose - e siamo tutti vittime designate e facilmente sgozzabili e abbattibili sugli altari dell'odio islamista radicale sull'orizzonte di un futuro prossimo.
E la varietà dei nostri 'modi di morire' che ci si disegna di fronte va dai coltelli del singolo imbecille, sedicente 'combattente' e, in realtà, miserabile assassino di vittime inermi, che ti pugnala in un autobus o nei treni della metropolitana, alla tabula rasa e scempio dei corpi dei tir lanciati sulla folla a folle velocità, per finire coi colpi di kalashnikov nei teatri o nei supermercati o negli aeroporti nelle ore di punta.
Una 'guerra' vigliacca e stupida che ci hanno dichiarato quei folli figli di immigrati di seconda o terza generazione alla quale contrapponiamo le blande misure di sicurezza e di 'ordine pubblico' che non dissuadono nessuno di quegli assassini rinnegati dal demordere e rinunciare ai loro progetti di morte e stragi.
E solo il miracolo di una ferma determinazione a cambiare le politiche immigratorie e di ordine pubblico e misure di integrazione 'prendere o lasciare' prossime venture potrebbero salvare qualcuna delle vittime annunciate dei prossimi giorni e mesi e anni, ma gli stolti e ostinati buonisti continueranno a recitare le geremiadi dei loro pelosi distinguo e le demonizzazioni verso i candidati che dicono 'populisti' - e toccherà accettare l'infame sorte di morire inermi e buonisti per omnia saecula saeculorum, maledendo l'imbecillità di quei peggior ciechi che non vogliono vedere.
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