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Messaggi del 24/04/2025

La Storia che siamo, i sogni e le speranze.

Post n°3610 pubblicato il 24 Aprile 2025 da fedechiara
 

La morte 'che pareggia tutte le erbe del prato' ci ha consegnato l'ennesima salma, in quest'altr'anno di fantasmi che si allineano lamentosi sul limine esterno della Storia e 'lungamente ci dicono addio' come gli autunni.
Una salma illustre? Non so dire, il personaggio era controverso in vita e spesse volte ci ha tramortito con le sue 'parole in libertà' e le ire stolide del pugno levato, ben poco 'papale', contro 'coloro che ci offendono la madre' – ed erano i cadaveri ancora caldi dei redattori di 'Charlie Hebdo' morti per mano di terroristi islamici assassini.
Praticamente una giustificazione, la sua, dimentico del più cristiano 'perdona sette volte sette' e del 'porgi l'altra guancia'.
E sulla stampa di casa un ardito giornalista lo assolveva dicendo con noncuranza: 'Le sue non sono 'gaffes', è Francesco.' Ingestibile per i suoi nemici interni di Curia e per la società civile laica che gli si opponeva e levava alta la bandiera della libertà di parola e di vignetta satirica.
'Nous sommes tous Charlie!' , noi che siamo sfilati nelle piazze a milioni contro ogni oscurantismo e contro l'uso malato di ogni verbo religioso, a partire dal malefico 'allah u akbar' dei rinnegati cittadini europei di prima, seconda o terza generazione di immigrati.
Ma oggi, Lui steso inerme nella bara (Ei fu siccome immobile), ecco il canto e il coro della sacralità indebita che si riserva ad ogni papa alla pari dell'omaggio infingardo riservato ad ogni morto.
'Padre buono e marito esemplare' si fa scrivere sulle epigrafi di chi se ne è andato, formula pacificante di convenzione e tradizione, ma non chiedete ai diretti interessati in famiglia maggiori particolari, vi stupirebbero.
E la morte è oscena a vedersi a prescindere, con tutti quei morti che si provano a fare i morti secondo copione ma i loro visi tumefatti e gli occhi ostinatamente chiusi ci dicono che non è vero quel distico che abbiamo mandato a memoria 'Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.' e ci pareva 'poetico' e commovente.
La morte ha sempre altri occhi, mille occhi, e i nostri verranno anch'essi dispersi nel pulviscolo cosmico che la Terra alita fuori della stratosfera nel suo inane vorticare.
Così è per le storie. Siamo stati, nel tempo che ci ha ospitato, protagonisti di storie come meglio abbiamo creduto e saputo, ma abbiamo avuto amici compiacenti e nemici acerrimi che ci hanno osteggiato e rimproverato con astio le fedi nostre balzane e le azioni.
Abbiamo scritto la Storia da par nostro (la Storia siamo noi), ciascuno per sé ed una pretesa umanità per tutti, ma la Storia è visibilmente a brandelli e i suoi lacerti sanguinolenti li leggiamo/vediamo in cronaca - ed al funerale di Francesco si affolleranno tutti i controversi 'capi del mondo presente' ognuno con le sue contraddizioni e i suoi sogni malati e le vane speranze, in primis quello di una Ucraina pacificata.
Chi vivrà vedrà.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo

 
 
 

Coazioni a ripetere.

Post n°3609 pubblicato il 24 Aprile 2025 da fedechiara
 

Concentriamoci sulle orazioni. 24 aprile 2023
La presente coazione a ripetere - ogni santo 25 aprile che Dio manda in Terra - le recitazioni partigiane dei fatti della Storia ha il pregio, quantomeno, di riportare alla memoria la nostra storia privata di famiglia.
Per chi, come me, ha oltrepassato la soglia biblica dei settanta i fatti di cui si narra - di un Ventennio in declino e la ferocia degli scontri tribali tra fascisti resistenti e i loro opposti partigiani nelle valli di transito delle ritirate e fuori dai paesi – sono parte della storia di prossimità delle nostre nascite.
Quando nacqui, Claretta Petacci ed il suo amante fatale Benito Mussolini erano stati trucidati da appena quattro anni, e mio padre, disertore già da due anni sul fronte occidentale, viveva nascosto in casa del fratello. La notte, quando forti colpi alla porta annunciavano le ispezioni notturne della Milizia in seguito alle spiate di qualche vicino rancoroso, usciva in pigiama dall'abbaino e si distendeva sul tetto opposto, il cuore che gli batteva all'impazzata e il freddo che gli gelava la schiena.
Era restio a raccontarmi i dettagli della sua personale anabasi di ritorno dalla Francia, la divisa e l'arma gettata in mare e ospite dei vagoni notturni che lo riportarono, dopo oltre una settimana, a Venezia sempre pronto a saltar giù ad ogni avvisaglia di pericolo di ispezioni.
Di quel suo periodo di vita spericolata (ben oltre quella di Steve McQueen) mi restano le fotografie che lo raffigurano in divisa bianca da marinaio assieme ai suoi commilitoni che si divertivano a fare la piramide umana e un'altra che lo mostra sorridente e scherzoso con in mano la mitraglia che mai ebbe modo di usare.
E di un altro parente, uno zio da parte di madre, ho notizia. Fu intruppato a forza, dopo l'otto settembre – e gli mancavano tre mesi alla chiamata di leva - nelle milizie della Repubblica di Salò, a causa di un ritardo nella fuga e del successivo nascondimento programmati (ma i parenti reticenti) che gli fu fatale.
Anni più tardi, nel rievocare quei fatti, lamentava di non avere avuto riconoscimento di pensione di guerra a causa della condanna storica e nero sipario che scese su chiunque avesse preso parte attiva con quelle divise maledette di revanscisti politici, ma era persona le mille miglia distante da ogni appartenenza politica e vittima passiva di quegli accadimenti feroci che ne mangiarono in parte e condizionarono dipoi la giovinezza (scontò un anno di prigionia).
Tutto questo rievoco per dire che quegli eventi lontani ebbero aspetti diversi e controversi per ogni persona che fu costretta a viverli e a subirli per pura appartenenza anagrafica – clamoroso il caso di un anti fascista di grido, Scalfari Eugenio, fondatore del quotidiano 'la Repubblica', a cui fu rimproverato di aver preso parte attiva in gioventù dalla 'parte sbagliata della Storia' nella temperie culturale propria dell'epoca sua.
E di prendere parte attiva ogni 25 aprile alle opposte recriminazioni e accuse feroci e chiamate alle armi – perfino quella della pulzella di Orleans Elly Schlein, segretaria in accomandita semplice di un partito in disarmo - non ne voglio sapere e quella parte di Storia patria sta, giustamente, nei libri di Storia, dove ritroviamo tutto il necessario per poter giudicare e distinguere al di fuori delle stolide 'querelles' e odierne recitazioni scomposte di ogni parte politica.
E ai libri di Storia rimando tutti coloro che pretendono di rievocare e reincarnare quei protagonisti lontani nel tempo - e dovremmo tutti vivere, con dolorosa coscienza dell'insensato della Storia, 'qui ed ora' : di fatti della Storia futura che potrebbero essere peggiori e più drammatici di quelli che abbiamo alle spalle perché la demenza bellica dei filo Nato ci riporta agli interventismi fatali di conflitti termonucleari che si preparano ed annunciano - vedi lo Stoltenberg in quel di Ramstein che incita (la follia ha un suo metodo) i suoi stolti seguaci europei a 'fare di più' e a mandare gli F16 di una rovinosa guerra per procura che tutti ci comprenderà.
Cenere alla cenere. Concentratevi sulle orazioni del caso.
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Libertà malintese e guerre conseguenti.

Post n°3608 pubblicato il 24 Aprile 2025 da fedechiara
 

Difendere quale libertà. 20 aprile 2022
L'isteria filo 'Armi all'Ucraina' e la Nato che si espande ueberall (perfino al confine ultimo con lo storico nemico russo e la chiamano pudicamente 'cintura difensiva' – sic) favorisce lo scatenarsi delle demenze incurabili, da camicia di forza rediviva e riapriamo i manicomi, Biden lo vuole.
Una demenza all'ultimo stadio come quella di coloro, singoli o associazione di fuori di testa (istigati dai nostri s-governanti europei con le menate di una solidarietà da affanno e 'colpo di calore' per il troppo caldo dell'estate prossima e i condizionatori al minimo e il troppo freddo del gas che verrà a mancare il prossimo inverno) che hanno affisso in campo santa Maria nova dei manifesti a stampa in cui denunciano come colpevoli di 'genocidio' tutti coloro che distinguono e fanno salva la cultura russa. Perché, nel loro delirio e bava alla bocca, ogni bomba che cade sull'Ucraina è una bomba-Cechov, una bomba-Tolstoj, una bomba-Pasternak o Evtuschenko e via enumerando.
E non meno demenziale, a mio modesto avviso, è quell'altra istigazione: a 'resistere, resistere' e contrattaccare dei maledetti maggiorenti Nato e dei leaders dei paesi aderenti che imbottiscono di armi e di soldi gli ucraini e che si è tradotta nel regalo della Biennale (soldi pubblici) della imponente ex chiesa della Misericordia quale sede di una esposizione straordinaria degli artisti ucraini che mi rifiuto di andare a vedere perché sotto egida di 'Defending freedom'.
Che fa tanto: viva, viva l'America che ci ha mandato gli istruttori militari per il nostro esercito, così che oggi possiamo vantarci di aver fermato l'orso russo e forse lo vinceremo pure, vedremo, chissà; valuteremo i nuovi, sofisticatissimi 'sistemi d'arma' che ci hanno graziosamente donato per la controffensiva della lunga guerra per procura Nato ad alto rischio di esplosioni termonucleari incontrollate.
E la loro libertà, gli ucraini oggi in lacrime, avrebbero meglio potuto difenderla 8 anni fa nel Donbass russofono con le adeguate proposte di pace e una larga autonomia della regione contesa e la dichiarata neutralità del paese.
E si sarebbero evitati i quindicimila e passa morti – con il criminale battaglione Azov che si è macchiato di atrocità peggiori di quelle che oggi si denunciano a carico dei russi invasori – ma nessuna diplomazia europea, oggi interventista a sproposito e priva di una adeguata e funzionante 'cintura difensiva neuronica', si è mossa allora per fermare gli invasati nazisti ucraini ed esorcizzare la presente guerra di rivalsa e vendetta.
Pollice verso e fuori i leoni contro i pretesi martiri ucraini delle malintese e pelose 'libertà da difendere'.
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