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Messaggi del 30/04/2025

Il ratto delle Sabine (rivisitato).

Post n°3624 pubblicato il 30 Aprile 2025 da fedechiara
 

Il ratto delle Sabine e le altre storie. 30 aprile 2023
Finiremo per incaricare un team di storici valenti di indagare a fondo sui fatti che portarono al mitico 'ratto delle Sabine' al fine di derivarne lumi su quanto avviene da noi in merito all'accoglienza senza più limiti dei popoli del mare africani e asiatici – giovani uomini soli in larga parte, dicono le cronache?
Pare che i Romani, fondata ed accresciuta la loro città florida di attività e commerci (il paragone dovrebbe essere con il temibile crescere odierno delle enclaves islamiche, intimamente nemiche, nel cuore delle metropoli europee) abbiano chiesto ai popoli stanziali loro intorno, Ceninensi, Antemnati, Crustumini e Sabini, di potersi maritare con le loro figlie e nipoti – dal momento che nella nuova città latitava il sesso femminile e si temeva per la sorte della città in capo ad una/due generazioni. (Vedi le denunce e gli articoli dei nostri giornalisti sui picchi demografici all'ingiù.)
Non è chi non veda l'enormità storica di una tale richiesta politica che rimanda, peraltro, all'innominata questione (severi guai politici a chi la pronuncia in chiaro!) delle 'sostituzioni etniche' prossime venture che si paventano.
Ne conseguì una guerra, narrano gli storici e la vinsero i Romani – con l'intermezzo leggendario delle donne ex Sabine che si interposero tra gli eserciti con i neonati in braccio pietendo la pace tra i padri e i fratelli Sabini e i freschi mariti.
Vabbè, l'ho scritto – e ciò che è scritto è scritto.
Aggiustate voi la metafora storica e le predizioni future su quanto avviene oggi sul suolo patrio.
Le cronache giornalistiche sono lì a offrirvi tutto il materiale necessario.
Non ditelo, però, a quelli del pd, mi raccomando, ché gli viene il sangue agli occhi solo all'indicare che fanno i giornalisti del nome, cognome e provenienza degli autori di ogni crimine che compare in cronaca ogni santo giorno.
Non è carino, dicono sui loro socials, e fomenta i conflitti inter razziali. Pensiamo, invece, allo ius soli che tutto pacifica e apre ad un'era di convivenze solari e mirabili e spazio aperto futuro a tutti i migranti senza limite alcuno.
Correva l'anno...
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La Luna e la vita mortale.

Post n°3623 pubblicato il 30 Aprile 2025 da fedechiara
 

Consolazione della filosofia in tempi di guerra prossima. 30 aprile 2022
Negli ultimi due anni del nostro scontento abbiamo rivalutato la filosofia. 'Godi di ciò che hai e sii contento di averne.', ci diciamo – dopo che la pandemia e le clausure conseguenti hanno reso precarie le vite e le libertà, perfino quelle fondamentali dell'uscire di casa e progettare un viaggio anche minimo, di prossimità. E chi aveva un lavoro e i suoi ritmi di vita conseguenti si è dovuto adattare al 'telelavoro' e le vite degli adolescenti, già rincretiniti di loro per l'uso massivo e sregolato dei cellulari, è sprofondata ancora di più a fondo nel virtuale delle malate relazioni a distanza e nella schizofrenia che, spesso, ne consegue.
E la presente guerra di Ucraina ha sconvolto il paesaggio planetario e quello nostro personale – e non sappiamo più chi siamo e che cosa abbiamo (di cui godere) e se qualcosa lasceremo ai figli in un mondo che teme di esplodere da un giorno all'altro nella più devastante delle guerre: quella termonucleare delle distruzioni reciproche totali dei confliggenti e di quella del pianeta - di quel che ne resterà, ad esplosiva salva nucleare conclusa.
E vien da sorridere nel leggere i commenti su F/book di gente che si schiera a favore di una o dell'altra delle fazioni in guerra e delle storiche 'appartenenze' Nato a fronte dell'incombere dell'olocausto nucleare che tutto cancella – e tornano a fiorire, negli aridi boschi dei socials, i velenosi carpofori delle stupide partigianerie da prima e seconda guerra mondiale e 'guerre fredde' redivive.
E tornano in auge, udite, udite, gli odiati confini - che un professore di vaglia in un suo libro aveva detto estinti e patrimonio negativo bellico dei maledetti nonni e dei padri guerrieri e noi esenti, che fortuna! Noi gaudenti figli dei computer e della liberatoria virtualità delle 'seconde vite' virtuali e della salvifica postura 'uomo-schermo-tastiera' che cancellava d'emblé la postura 'uomo-moschetto-trincea' dei milioni di morti stupidi delle lapidi e delle medaglie alla memoria (A. Baricco 'The Game').
Che bella illusione ci ha nutrito, noi figli della seconda metà del secolo Ventesimo che aborriamo ogni e tutte le guerre, di avere sconfitto il demone ipogeo che oggi impazza in terra ucraina – ma già da otto anni aveva seminato di morti (soldati e civili, uomini, donne e bambini) le sue regioni confinanti con la Russia in una guerra peraltro dimenticata, guerra locale, periferica che, chissà perché, non commuoveva a sufficienza i nostri bravi giornalisti della stampa e delle televisioni mainstream e non ce ne ragguagliavano, non si stracciavano le vesti, né menavano scandalo come fanno oggi, invece, dopo l'invasione risolutiva delle truppe russe.
E tocca trovare rifugio e consolazione nella filosofia di Boezio (caducità e vanità delle umane cose), come dicevo all'inizio, e nell'Ecclesiaste che ci ammonisce a non riporre tutte le nostre speranze nelle umane cose che 'picciol tempo duran' e ricordare, invece, che viviamo in prossimità di un:
(…) abisso orrido, immenso ov'ei (il genere umano n.d.r.) precipitando il Tutto oblia.'
Tale è la vita mortale, vergine Luna.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante cielo e testo

 
 
 
 
 

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