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Messaggi del 12/10/2025

Il lupo costituzionale.

Post n°3810 pubblicato il 12 Ottobre 2025 da fedechiara
 

12 ottobre 2018

Il lupo costituzionale.
C'è un mistero del tempo presente che passeremo integro alle prossime generazioni: 'A cosa esattamente è servito quel testo biblico che chiamiamo 'La Costituzione' – redatto da una compagine di valent'uomini molti decenni fa e mai revisionata e ripensata per meglio corrispondere ai tempi diversi e alle mutate cose delle generazioni, incredule di tanta sacrale longevità.
E' ben vero che anche i Dieci Comandamenti, dettati sul Sacro Monte da un roveto ardente e parlante, godono di uguale e maggiore longevità e, alla pari della nostra Costituzione, sono fra i sacri testi meno applicati e rispettati nel mondo degli uomini.
Fatto salvo l'oneroso (e reiterato, ad ogni approvazione di legge controversa) ricorso alla Corte, i cui sacerdoti hanno segnato la vita pubblica e arginato e/o stoppato le diverse leggi a loro sottoposte nel bene e nel male, nel progresso e nella trista conservazione, mentre la vita delle persone, che sempre muta, continua a macinare cose e pensieri nuovi e chiede alle leggi di adeguarvisi.
E siamo curiosi di sapere se le predizioni catastrofiche di Tito Boeri sulle conseguenze del D.e.f. giallo/verde sulle pensioni prossime venture di donne e giovani valessero un intervento di tanto peso quale quello propinatoci dal Mattarella, gran sacerdote costituzionale e incessante fabulatore, che ci parla di 'pesi e contrappesi' neanche fosse uno speziale.
E il parere del Boeri (grand commis di Renzi buonanima) pesa davvero troppo nella contesa politica e, giustamente, Salvini lo invita a 'presentarsi alle elezioni prossime venture' e a 'non disturbare il conducente' nel corso della sua guida, al fine di non far deragliare il tram che i giallo verdi conducono faticosamente all'approvazione del parlamento.
E bisognerebbe invitare il Mattarella e le opposizioni tutte a moderare i toni sedicenti e pretesi 'costituzionali' perché, alla pari dell'insulto reiterato e fuori proposito di 'fascistaleghistarazzista' lanciato urbi et orbi a tutti i diversi di fede e che è diventato il : 'Al lupo, al lupo!' del pastorello burlone della fiaba, nessuno se li fila più.
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S-fizzera.

Post n°3809 pubblicato il 12 Ottobre 2025 da fedechiara
 

12 ottobre 2017

E sarà che la Svizzera è la Svizzera che sappiamo: ordinata e civile come noi ci sogniamo da sempre - e abbiamo mandato nelle sale quel bel film 'Pane e cioccolata' con uno strepitoso Manfredi nei panni dell'immigrato che si fa riconoscere e beccare e si merita il foglio di via per aver pisciato in pubblica via. Roba che un nostro immigrato può stuprare, picchiare un agente in flagranza di 'resistenza alla forza pubblica' e, dopo due ore, è a piede libero in attesa di processo e te lo ritrovi a Parigi o a Bruxelles a compiere un attentato contro vittime inermi.
Così, giusto per puntualizzare contro quelli che ci dicono ogni minuto secondo che anche noi siamo stati immigrati. Attualizzare e puntualizzare, sempre, cari i nostri buonisti implacabili e recidivi.
E non mancano anche qua, a Berna, quei suonati da centro sociale che scrivono sui muri di una birreria abbandonata lungo l'Aare le frasi stupide che fanno a pugni con la dolcezza della vegetazione autunnale che dovrebbe ispirare ben altri sentimenti. Scrivono che la ricchezza deve ulteriormente spartirsi - come se già non si pagasse il cinquanta per cento di tasse per chi supera una certa soglia di reddito. E, naturalmente, 'welcome refugees' - come se non ne mantenessimo già a milioni - e ci costano un sacco di soldi e da quelle enclaves di gente refrattaria ad ogni integrazione escono gli assassini seriali dei tir sulle folle, dei van e dei coltelli. Ma si può essere più scemi di così? Vivete in Svizzera mica nell'Italia dei maledetti barconi.
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Porca miseria.

Post n°3808 pubblicato il 12 Ottobre 2025 da fedechiara

Porca miseria. 12 ottobre 2022

Ho visto, ieri sera, 'Il giovane Karl Marx' sul canale 23. E la parola-chiave (del film e dell'epoca di cui narrava) era 'miseria'. Una parola sempre attuale, in verità, pensate al caro-bollette degli sciagurati interventisti filo Nato che ci sprofonda in quella miseria a cui, fortunosamente, eravamo sfuggiti negli ultimi settanta anni delle nostre vite – noi nati nell'immediato dopo guerra dei milioni di morti e degli spaventosi massacri dei civili di Dresda, Hiroshima e Nagasaki (vedi su Wikipedia).
E la miseria era dovunque, negli anni di Marx e del suo amico Engels: nei tuguri del proletariato urbano, nelle piazze e nelle strade sporche delle deiezioni dei cavalli, nelle fabbriche dei primi telai meccanici dove si lavorava dodici o più ore al giorno per il famigerato 'tozzo di pane' e nei libelli pre politici che venivano scritti da quei filosofi nuovi: 'Filosofia della miseria' di Proudhon e 'Miseria della filosofia' del giovane Marx che lo contrastava.
E non so se dobbiamo essere grati a Marx ed Engels per essersi spesi a quel modo ed avere aperto ai moti rivoluzionari del 1848 ed avere fatto girare lo spettro del comunismo in catene tra le segreterie di stato dei paesi europei e mondiali.
Forse si, forse non c'era altro modo, forse le rivoluzioni che liberano le società malate di schiavismo e di sfruttamento dell'uomo sull'uomo hanno bisogno di quegli uomini generosi che le sobillano e le guidano e pagano il prezzo delle loro determinazioni e dei pensieri preclari che condussero, poi, a Lenin e alla corazzata Potemkin e alla famiglia dello Zar di Russia trucidata barbaramente.
Ma un senso di disagio mi ha colto, guardando il film, e mi coglie ogni qualvolta provo a prendere in mano i ponderosi tomi della mia giovinezza di rivoluzionario in sedicesimo che tuttora figurano sullo scaffale in basso della mia biblioteca.
C'era un altro modo?
Si, lo so che vi ricorda quel tale della pubblicità del pesce congelato venduto senza i conservanti, ma la domanda è pertinente.
Davvero non c'era un altro modo per uscire dalle contraddizioni stridenti di quell'epoca di sfruttamenti crudeli e di vite relegate nella miseria urbana – che, oggi, perfino i nostri senza tetto, al confronto di quegli operai/e di quelle fabbriche di schiavi e dei loro tuguri ci sembrano dei dandy e le mense della Caritas dei ristoranti di lusso sfacciato?
Come sarebbe evoluto il mondo degli uomini e delle donne senza i Proudhon e i Marx/Engels e i Lenin e Mao tse tung che a quei filosofi d'assalto ispirarono i loro moti rivoluzionari e le loro epiche imprese? Saremmo ancora sotto il tallone dei 'padroni delle ferriere' incuranti della salute e delle condizioni di lavoro dei loro operai/e?
E avremmo i moderni sindacati - che ci sembra che non servano più a molto se non a riempire effimere piazze di protesta perfino contro il governo che non c'è?
Domande ingombranti per le nostre menti affannate dal disordine e dal caos del terzo millennio entrante, ma non sbarazzatevene troppo presto con un gesto di fastidio.
La parola-chiave 'miseria' incombe ancora su di noi, sia pure mitigata da quel secolo e mezzo trascorso tra invenzioni e scoperte (la 'tecnica', potente motore di altre rivoluzioni sociali) e le rivoluzioni sociali sconvolgenti e i patteggiamenti faticosi tra la borghesia delle professioni e quel proletariato di cui siamo figli e bis nipoti.
E la guerra come refrain tragico del 'secolo breve' che ci comprende e che oggi si ripropone in cronaca insieme alla 'miseria' delle bollette stratosferiche e l'inflazione che vola e la recessione economica come 'spettro che si aggira per l'Europa'.
Europa che si balocca con gli armamenti all'Ucraina che quella maledetta guerra prolungano e ci fanno affacciare sul fulgore delle finali esplosioni termonucleari prossime venture.
Correva l'anno...

 
 
 
 
 

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