Creato da fedechiara il 14/11/2014
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Messaggi del 09/04/2019

I generali e le battaglie

Post n°825 pubblicato il 09 Aprile 2019 da fedechiara
 

'Ma dove sono i generali che si fregiarono delle battaglie / con cimiteri di croci sul petto? (….) Dormono, dormono sulla collina. - Fabrizio De Andrè

Buenos Aires 19 marzo 2019

E la cosa che per prima ti incuriosisce, nel girare che fai per il centro cittadino, fastoso di alti palazzi e colonne e timpani sulle facciate, è l'incrociare in ogni piazza i monumenti equestri dei 'libertadores', a ricordarci che ogni nazione e la sua indipendenza sono intessute di morti in guerra a decine di migliaia e a milioni – segno che la sola, vera materia eccedentaria sul pianeta Terra è la 'carne da cannone' a brandelli e il sangue che concimavano le zolle delle buche scavate dagli obici.

Ed è una epopea di generali, diventati poi presidenti, che sono laudati in bronzo e marmo a futura memoria per il loro coraggio bellico e per l'impresa di avere fondato e consolidato una nazione - e avere dato definitivo connotato di popolo a questo miscuglio etnico di bianchi discendenti dei 'conquistadores' spagnoli e dei figli 'coloured' nati dalle pance delle indie messe incinte da quelli, più un pugno di indios dai visi cotti dal sole, sopravvissuti ai massacri degli incas e, dopo, dei maledetti conquistadores.

Ed è vero che anche da noi si sprecano i monumenti equestri, ma di un solo generale: quel Garibaldi 'eroe dei sue mondi' a cui abbiamo intitolato una quantità di piazze e vie - e il suo secondo, nella contesa dei monumenti a cavallo, è il pizzuto Vittorio Emanuele, beneficiario immeritevole delle imprese delle camicie rosse e del loro condottiero.

E li ritrovo, poi, quei generali dei monumenti e delle vie e delle piazze che li commemorano, stesi nei sarcofaghi impolverati e fitti di ragnatele dentro alla cappelle di famiglia nel cimitero storico della Recoleta, distrattamente mirato dagli inquilini delle cento finestre degli alti edifici popolari che gli sono cresciuti intorno e l'effimero delle imprese della Storia e dei suoi generali salta all'occhio e all'orecchio, nel silenzio tombale che tutto riduce a polvere delle grandi imprese fagocitate dal Tempo.

E' un gran dormire quello dei cimiteri e della Storia che vi seppelliscono e non è chiaro se si tratti del 'sonno dei giusti' o dell'effimero di ogni grande impresa commisurata al passo del Tempo che tutto riduce a sogno e vanità - e ti fa sorgere il dubbio che ogni soldato sia stato immolato da quei generali sull'altare delle loro guerre inutili. Rileggetevi l'Ecclesiaste.

L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto

 
 
 

A proposito di rom

Post n°824 pubblicato il 09 Aprile 2019 da fedechiara
 

C'è una visione buona e dolce dei rom o 'zingari' che dir si voglia (noi gente 'normale' non distinguiamo tra stanziali e vagantes, non entriamo nel merito delle diversità interne a quel 'popolo' che pur ci sono e sarebbe interessante conoscerle perché conoscere è un primo modo per 'fraternizzare' - nel senso della 'fraternitè' di cui alla rivoluzione francese e ai diritti dell'uomo).
E' la visione romantica dell'uomo bello e dal 'sapor mediorientale' che suona la chitarra in riva al fiume, come si vede nel film 'Chocolat', e non ha i problemi degli stanziali – che hanno casa e pagano le maledette tasse a uno Stato ladrone e famelico e le stra maledette bollette dell'energia fornita e si guadagnano il pane col sudore della fronte o colla rottura di scatole di dover indossare una divisa e/o andare a servire a tavola o sbrigare le noiosissime pratiche in un ufficio o in una banca.
Ma è una visione cinematografica, letteraria, quella del film, che nulla ha a che vedere con la realtà dei 'campi rom' che tutti abbiamo visto sfilando in macchina sotto i cavalcavia o andando a passeggiare col cane nella periferia delle città, là dove le ultime case si sfilacciano in un aborto di campagna incolta e i prati sono calvi dell'erba perfino a primavera a causa dei fumi delle industrie poco lontane.

E la domanda inquietante è (ben più 'inquietante' di quel che dice la Boldrini, la comprensiva e buona mamma di ogni marginale e diverso che entri in questo paese e vi trova il bengodi e ogni assistenza di cui abbisogna senza pagarne gli oneri): 'Ma perché quei tali, zingari o rom, hanno scelto e scelgono quel modo di vita che a noi, gente 'normale', pare pura oscenità di residenza che dovrebbe essere provvisoria ed è invece permanente e dove regna la sporcizia e l'emarginazione?'

E sarà 'razzismo' questo nostro sguardo stupito del modo di vivere di popoli strani che non riusciamo a metabolizzare e includere e non troviamo i termini di paragone colle nostre vite, non meno difficili, di questi tempi - dopo cosi tanti anni di difficilissima convivenza fitta di sgradevoli episodi di furti in casa e borseggi negli autobus e il mendicismo (che smuove la 'pietas') ridotto a professione - colle buffe contorsioni delle signore mendicanti sulle strade e, due ore più tardi, le vedi parlare al cellulare e fumarsi una sigaretta nel sereno transito verso 'casa'?

Le domande che ci poniamo traggono la loro origine nella diversità dei popoli e delle culture e delle letterature – e non diversamente ci interroghiamo sui popoli che andiamo a visitare quando viaggiamo e facciamo del turismo; e non scambieremmo il nostro modo di vivere col loro, ma, a differenza di loro, i rom, gli zingari che quel modo di vivere nomade e 'diverso' rivendicano come fosse una 'identità', non ci sogniamo di piantare le tende o installare le roulottes a ridosso delle civili case di abitazione delle moderne città e dare mostra oscena di un modo di vivere e parassitare che appartiene ai tempi della miseria da cui i nostri genitori e noi abbiamo preso le distanze.

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