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Messaggi del 06/04/2022

Vite effimere di fragili primavere.

Post n°2033 pubblicato il 06 Aprile 2022 da fedechiara
 


Vite da cachi. 06 aprile 2021
I cachi fuori dalla mia finestra sono trascorsi dal bianco floreale della mini estate della settimana scorsa al verde chiaro delle foglioline neonate - ignare di come sarà la loro vita in quest'altr'anno pandemico e se le radici, nel buio imo terrestre, troveranno acqua sufficiente a sostentarne la crescita e far esplodere i frutti zuccherini nel tardo autunno.
E quei cachi mi sono specchio di incertezza per tutto quanto avverrà di me nel breve correre dei mesi prossimi venturi – e sono fortunato a non incorrere in attacchi di panico notturni all'idea di intraprendere da qui a breve lo strano viaggio che è il viaggio verso il nulla delle origini.
Perché mancano i punti di riferimento, ne converrete. Si parte senza bagagli al seguito – e questo è un bene, basterà lavarsi più spesso – ma manca, anche e sopratutto una prefigurazione del paesaggio: i cieli fitti di cirri e/o di cumulo-nembi, le vaste praterie popolate di cavalieri mongoli che si appaiano al galoppo al treno sferragliante nel vuoto e sembrano gridarti frasi incomprensibili, la Gran Muraglia con gli arcieri sulla sommità che presidiano l'Aldilà e ti precludono la visione di un oceano-mare lontano. Il liquido abisso dove tutto oblia.
E tutto è davvero precario, a ben pensarci, Quei cachi potrebbero essere tagliati all'improvviso per l'irrompere delle ruspe che si insedieranno sul campo per costruire un maledetto condominio nuovo e la mia vita potrebbe trovare rapida fine con l'iniezione di un vaccino fatale che mi consegnerà nel limbo (ma sono molti di più i benefici) di quello zero virgola zero zero sei dei defunti per un maledetto ricorrere di trombosi venose profonde o per chissà quale altro evento fatale relativo ai nostri corpi fragili. Corpi di immortali, in gioventù, ansiosi di battaglie e amplessi furiosi, ma che non sono progettati per valicare indenni i centenari e si accartocciano, già dopo i settanta, come le foglie d'autunno dopo una commovente, ultima esplosione di colore.
E mai come quest'anno ultimo scorso abbiamo celebrato in tivù e sui giornali i commiati e gli addii con la generazione ultima con la compunzione di quel papa dalla voce strascicata che ognora ci ricorda la stranezza del nostro fragile viaggiare lungo la vita impervia e verso gli imperscrutabili paesaggi della morte con solo il conforto di una (improbabile) resurrezione in quel di Giosafatte - che speriamo sia valle sufficientemente ampia per contenerci tutti quanti abbiamo calpestato il pianeta Terra lungo i millenni e ci ritroveremo, anime e corpi ringiovaniti davanti al Supremo Giudice.
Esistono altre figurazioni, nell'immaginario religioso di altre fedi e dottrine, capaci di diversamente rassicurarci sul buon esito del viaggio estremo? Chiediamo aiuto alla I. A. (l'intelligenza artificiale)?
Potrebbe essere un'immagine raffigurante attività all'aperto

 
 
 

Intelligenze ed altre intelligenze.

Post n°2032 pubblicato il 06 Aprile 2022 da fedechiara
 

Le urne dei forti e la I.A. 06 apriel 2018
Ascoltavo con attenzione le frasi di circostanza e quelle rituali del prete dall'altare, stamattina, nel corso di un funerale, - l'ennesimo che colpisce la 'gente del tango', così come tutte le altre 'erbe del prato' pareggiate dalla parca assassina incaricata di dare spazio alle generazioni nuove e vigorosa ricrescita al prato dell'umanità futura.
Non c'è migliore rituale di quello cattolico romano, rodato da millenni e celebrato all'interno delle meravigliose chiese, per dare conforto e consolazione ai funerali – recita una felice battuta di una protagonista delle 'Desperate housewiwes' - ed è davvero così perché il costante riferimento ad altro paesaggio 'aldilà' dove ritrovarsi e sorridersi di bel nuovo dopo la morte e la bontà del Dio di riferimento e la sua attitudine al perdono generalizzato dei peccatori e alla misericordia 'erga omnes' leniscono efficacemente il dolore del commiato.
E tuttavia mi stupisco ogni volta per la vetustà del rito e per il suo ancoraggio nel passato millenario del messaggio cristiano quando, in realtà, tutto, davanti a noi, è mutato e muta con una rapidità che ci sconcerta e ci predice che quel messaggio scomparirà del pari – pensate alla mutazione epocale della curva demografica di una Europa che proietta i nostri ospiti islamici in testa alle classifiche da qui a un trentennio; e sarà la ritualità della loro religione a rendere obsoleta e presto dimenticata la nostra, riti di consolazione inclusi.
E la tecnologia ci insidia dappresso del pari e : 'L'intelligenza si sta separando dalla coscienza, avvertono alcuni degli analisti del futuro post-umano come Harari; e, una volta liberata dalla coscienza, l'intelligenza sviluppa una velocità vertiginosa. Quella dei post-umani immaginati nei templi dello 'human+' come Google e dei suoi sacerdoti come Ray Kurwell.' (l'Espresso del 1 aprile 2018 – 'Se l'uomo si fa Dio').
E, con grande ritardo culturale, arriviamo a renderci conto finalmente che : (…) 'Solo un dio ci può salvare' (M.Heidegger) E forse nemmeno di quel dio c'è più la necessità, dato che saremo noi stessi come specie, o una parte di noi, potenziati da dispositivi frutto della santa alleanza tra bioingegneria e informatica, a trasformarci in 'Homo Deus', come ha suggerito lo storico del futuro Yuval Noah Harari (articolo citato).'
Ed è dibattito e 'avviso ai naviganti' che correva tra le righe di libri e riviste specializzate da decenni – e io stesso ne ho dato conto, negli anni scorsi, citando ripetutamente, nei miei articoli, il bel libro 'La fisica dell'immortalità' di F.J. Tipler, che proietta i miti delle religioni nell'unica sfera possibile (e credibile) futura della scienza umana, ma oggi è una corsa contro il tempo.
Il tempo fisico delle nuove scoperte scientifiche e le conseguenti applicazioni tecnologiche e la lentezza da bradipo della coscienza e intelligenza umana destinata alla rottamazione e sostituzione con una sempre più inquietante I.A. - l'intelligenza artificiale applicata alla computeristica e alla robotica.
'Ma forse è inutile preoccuparsi di un futuro post-umano alla Onfray, se dovesse realizzarsi la situazione in cui, per la parola 'umano', non ci sarebbe semplicemente più posto, con o senza prefisso. Lo ipotizza il filosofo N. Bostrom (fautore del potenziamento umano e studioso dell'intelligenza artificiale tra i più accreditati) nel suo ultimo saggio 'Superintelligenza': '(…) quando la I.A. supererà quella umana potrebbe sterminare l'umanità intera.' (articolo citato)
I riti arcaici dei funerali come disperato ancoraggio e anticamera di quella cancellazione e totale oblio? E si insegnerà ancora nelle scuole il bel distico funerario del Foscolo: 'A egregie cose il forte animo accendono le urne dei forti, oh Pindemonte?' Ai posteri l'ardua sentenza.

 
 
 
 
 

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