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Messaggi del 10/12/2022

Lo stato delle cose.

Post n°2353 pubblicato il 10 Dicembre 2022 da fedechiara
 

Lo stato delle cose. (Buon Natale, brava gente.) - 10 dicembre 2016
Viviamo di impressioni e le prime impressioni che abbiamo di un luogo e delle persone che lo abitano nutrono i nostri giudizi – e i pregiudizi, se consideriamo che le seconde e terze impressioni di uno stesso luogo e persone a volte correggono le prime. E tuttavia sono una prima 'verità' che va raccontata e descrivono lo stato delle cose al modo degli 'impressionisti' - macchie di colore e sfumature e poca nitidezza, ma non possiamo prescinderne se siamo chiamati a raffigurare quei luoghi e descrivere quelle persone.
E ieri ero a Mogliano Veneto, di certo non la più graziosa cittadina della provincia trevigiana e importante snodo di traffico, il Terraglio, che taglia inesorabile e violento (rumore, inquinamento) il centro cittadino e lo castiga e separa il cuore della piazza dal resto della città, ma, se percorrete a piedi il reticolo di strade che sta alle spalle della stazione e degli orridi condomini che la fiancheggiano, avrete giardini e parchi privati a profusione e gli incanti primaverili delle fioriture e qualche villa veneta che affiora coi suoi timpani e gli archi e colle sue statue amorosamente corrose dal tempo fuori dalle basse chiome degli alberi – sprazzi e visioni di un tempo meno crudele e impoetico del nostro.
E mentre aspettavo la signora che mi accompagnava a vedere un appartamento, giusto in pieno centro, sul Terraglio e davanti al collegio Astori, osservavo a dieci metri davanti a me un nero col cappellino da baseball blu e i pantaloni di una tuta nera con banda bianca longitudinale che con la massima calma e incurante del mio sguardo curioso apriva la catena di una bicicletta da ragazzo ordinatamente parcheggiata, vi saliva sopra e pedalava via calmo e indifferente agli sguardi allibiti delle persone. Redistribuzione della ricchezza, direbbe un mio amico di animo buonista e ferocemente e insensatamente 'no borders'.
E dovremmo considerare quello che avviene a Tor Sapienza, Roma: un quartiere di massimo degrado urbano e luogo privilegiato dei conflitti inter etnici che ne derivano, spesso descritti dai nostri valenti giornalisti di inchiesta, quale specchio e misura di un minimo e di un massimo di oscenità sociale e discariche urbane al cui paragone l'episodio di Mogliano testè descritto è piccolissima cosa che desta infino tenerezza e, se lo avessi segnalato alla polizia, mi avrebbero risposto seccati che hanno ben altre cose gravi di cui occuparsi.
Perché, vedete, l'importazione senza controllo e limite e capacità di vera e ordinata accoglienza e inserimento sociale e lavorativo di una massa imponente di giovani neri da parte del duo Renzi Alfano ha prodotto il mendicismo diffuso e la micro criminalità che è sotto gli occhi di tutti - e la tolleriamo come una sventura necessaria e ineludibile in terra di papi misericordiosi e lamentosi e monocordi, la cui imbelle misericordia e bontà paghiamo col disordine sociale e il rancore sordo che ne deriva e cova sotto le ceneri e produce i 'no' al referendum e la brexit e Donald Trump.
E l'onda montante non è ancora spenta di quei 'populismi' (come si compiacciono di definirli i cretini di talento buonisti che scrivono sui giornaloni e merlettano in tivù di indebite compassioni invece che di governo dei fenomeni e delle emergenze) e ne vedremo delle belle, passatemi l'atroce ironia, e il Belpaese dei balocchi politici intanto si crogiola sulle sciocche 'consultazioni' e le sfilate dei papabili alla guida del prossimo s-governo: Gentiloni o Franceschini o il Renzi imbonitore di bel nuovo. Dum Saguntum expugnator.
Buon Natale, brava gente. Attrezzatevi. E' qui che dovete vivere i prossimi anni della vostra vita.

 
 
 

Congedi ed esili.

Post n°2352 pubblicato il 10 Dicembre 2022 da fedechiara
 

Miseria e splendore della fotografia. - 09 dicembre 2019

E, forse, il miglior modo di elaborare il lutto per la 'città perduta' (come si diceva un tempo delle donne di atavico 'mestiere') è quello di prenderne le distanze, congedarsi dall'idea di 'heimat', 'casa', 'patria', 'luogo natale' e genitoriale e 'fare il turista', in questo momento splendido in cui la città è tornata a un numero di visitatori ragionevole e sostenibile grazie a 'l'acqua granda' che la rende preziosamente subacquea e onirica.
E l'uso del grandangolo spinto ce la riconsegna fascinosa al modo di Canaletto, maestosa dei suoi palazzi e monumenti insigni, signora di se stessa e indifferente al formicaio universale che ne consuma i masegni.
E ariosa, nei suoi vasti spazi acquei diserti delle 'grandi navi' e sospesa tra l'azzurro del cielo e lo smeraldo dell'acqua che lo riflette e se ne nutre.
Miseria e splendore della fotografia che spezzetta, sottolinea, dettaglia e trascura, ad arte, di mostrare gli inevitabili angoli di degrado urbano.
E, se il suo destino di 'donna di tutti' i visitatori del vasto mondo è segnato e irrimediabile – vedi la vendita che si è fatta del Catasto, memoria degli immobili e dei transiti proprietari degli avi, ad uso alberghiero e perfino Ca' Farsetti, in futuro, cederà le armi al turismo internazionale – ci si consola con il verso di una vecchia canzone che dei figli amatissimi che sono destinati a lasciarci, una volta svezzati e 'fatti uomini' e donne, diceva : '...perché è del mondo che sono figli.'
E al mondo dei milioni di visitatori imbalsamati dalla sua bellezza la lasciamo senza più il dolore di Lucia Mondella per il suo lago.
Finale congedo dalla genitrice.

 
 
 
 
 

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