Canto l'amore...

Il telefono nel corridoio...


A volte si danno delle coincidenze, che mi fanno pensare,  pensare... Pochi giorni fa m'imbattevo in quest'articolo di Maria Novella De  Luca su Repubblica, mentre avevo ancora in mente le parole di Fajr e la sua espressione "immigranti digitali" che mi aveva così colpita...E' vero, quelli della mia generazione non sono dei nativi digitali: siamo, e non tutti sia chiaro, degli orribili ibridi che cercano di adattarsi, nonostante l'età, a questa nuova era tecnologica. Per cui quelli che possono si affannano ad acquistare l'ultimo modelli di i.phone ( e poi li vedi spasticare con le loro pennine per fare una telefonata..)
, l'ultimo modello di portatile, di televisore e così via. Quelli che non possono si limitano ad  entare nel mondo virtuale e lì perdiamo la testa. Ma meglio evitare questo plurale e parlare solo per me. Certo, il mondo virtuale mi ha dato tanto, mi sta arricchendo come persona, perchè veramente apprendo, conosco nuove persone, nuove esperienze, insomma ogni volta che mi siedo al pc, me ne rialzo con una cosa in più che mi ha arricchita. Ma è anche  vero che sono patetica quandi mi aggiro su Facebook, senza capire bene come diavolo funzioni; so solo che non ho recuperato nessun compagno di scuola, per cui desumo o che siano tutti defunti o che sia io l'unica patetica "digitalizzata"...
Grazie a msn, invece, ogni tanto la sera riesco perfino a chiacchierare con la mia digital friend  Helga in Austria, ma questa cosa la vivo ogni volta come un prodigio: ecco cosa significa veramente non essere un digital native: io continuo a meravigliarmi di tutto...Per loro, e chiaramente prendo per esempio i miei figli, è tutto normale, tutto naturale, e non si stupiscono più di niente. Stanno ore ed ore incollati al pc e quando predico che così si isolano e non vivono, mi replicano che loro in quel momento sono in compagnia di decine di persone... Se devono prendere i compiti, non usano il telefono, ma vanno su msn, tanto c'è sempre qualcuno. Una ricerca per scuola è cosa di pochi minuti, uno sfacciato copia-incolla e voilà, è fatta! E così il telefono di casa, che prima era un ottimo filtro, praticamente lo uso solo io!...Stà cosa non mi piace, non mi ci rassegno. A volte in casa sembra che ci stia io da sola, poi tendo bene l'orecchio e sento il ticchettio frenetico di tre tastiere che vanno quasi all'unisono. Ho paura di questa cosa e non so come intervenire, oltre che predicare, e si sa bene a quanto possa servire. In passato riuscii a mettere degli orari, ma adesso che sono più grandi non mi riesce più, riesco solo ad ottenere che facciano prima i compiti e poi fanno una corsa: li aspettano!!!Spesso ripeto a mia madre che loro sono stati fortunati ad allevare noi, non avevano questo grosso nemico da combattere. No, non lo demonizzo, ma mi chiedo spesso se sta aiutando la generazione dei miei figli. E' questo stramaledetto mondo virtuale che toglie loro la possibilità di appassionarsi ad altro, di coltivare altri interessi. Noi adulti "immigranti digitali" conosciamo bene il potere demoniaco di tastiera e monitor, sappiamo che a volte ci passano le ore e non ce ne accorgiamo. Possiamo quindi ben capire come il fenomeno possa essere ancora più forte per delle menti in formazione.Da ragazza, oltre la lettura, amavo fare dolci, ricamare a punto a croce e lavorare all'uncinetto: stupidaggini? Non credo; fatto sta che quando propongo questi stupidi passatempi alle mie figlie ci provano anche, ma dopo cinque minuti hanno buttato tutto all'aria: non fa per me!E la cosa che più mi terrorizza è quel muro di cui parla l'articolo che ho citato, un muro che si erge tra i nostri nativi digitali e noi immigranti digitali, ancor più grande, forse, per quelli che non sono nemmeno immigranti. Nel loro mondo , protetto da password e catenacci, non posso nemmeno immaginare di entrare; chiedo, indago in maniera soft, ma , si sa, ti raccontano quello che vogliono raccontarti. Parlo, introduco argomenti sui pericoli, cerco di discutere il più possibile, ma alla fine che ne sai con chi parlano, che si dicono, cosa ascoltano...E mi viene in mente il telefono nel corridoio...
  La posizione non era casuale, ma strategica, si sa... Tutti potevano seguire la conversazione, in qualsiasi camera della casa ci si trovasse. E quando le telefonate diventavano solo dei sì e no sommessi, o delle risatine senza parole, ecco che scattava l'allarme rosso: la mamma erà lì piantata nel corridoio affianco a te e ti scrutava indagatrice, senza alcuna remora di violare la tua privacy, ma nel pieno dei suoi diritti... Insomma, tutto più facile per i nostri genitori, tutto più semplice...Ripeto non demonizzo, ma un pò me ne lamento, perchè vedo i miei figli troppo coinvolti, troppo "monotematici", direi... E la domanda con cui si conclude l'articolo, mi lascia addosso un pò d'inquietudine: "Di quale cultura saranno portatori questi nativi digitali, di quali nuovi meccanismi del sapere?"...