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Palenque - La lastra del re Pacal


Palenque (antico nome Nachan) è un importante sito archeologico situato nello stato di Chiapas, in Messico, più piccolo delle immense piramidi, ma ricco di opere Maya. Il suo periodo d'oro comincia circa nel 400 d.C. e dopo quattro secoli viene improvvisamente abbandonato e inghiottito dalla giungla.Nel diciassettesimo secolo, le rovine di Palenque vengono trovate per caso da uno spagnolo, che non ne intuisce l'importanza lasciando il sito al suo decadimento. Nel 1800 finalmente si riscopre l'area e iniziano gli scavi per riportare alla luce numerosi templi, fra i quali il più enigmatico, il Tempio delle Iscrizioni (620 in tutto) situato sopra una piramide alta 65 metri, formata da nove gradini, che si vuole far corrispondere ai nove mondi religiosi dei Maya.
Un giorno per caso negli anni '50, un archeologo trova nel Tempio delle Iscrizioni una lastra del pavimento munita di alcuni fori, la solleva e scopre un cunicolo che conduce ad stanza segreta a diciotto metri di profondità.Viene così trovata una tomba con uno scheletro ornato di gioielli e di una maschera di giada di stupenda fattura, sopra la tomba è posata una lastra di pietra da cinque tonnellate, coperta di incisioni che ancora oggi sono oggetto di disputa fra gli studiosi.
Traducendo le iscrizioni si viene a sapere che quello era il luogo di sepoltura di 'halac uinic' (vero uomo). In teoria dovrebbe essere K'inich Janaab' Pakal, l'ultimo re della grande città di Palenque vissuto fra il 600 e il 680, e morto all'età di 80 anni. Ma gli esami fatti sullo scheletro sembrano contraddire le iscrizioni, poiché appartengono ad un uomo di 45 anni, più alto di venti centimetri della media, con il cranio privo dello schiacciamento tipico dei nobili Maya e con le arcate dentarie senza le deformazioni caratteristiche.Già questo suscita notevoli domande, ma ciò che lascia più perplessi è la lastra tombale. Nella sua incisione compare un uomo (Pacal?) all'interno di un razzo che sprigiona fiamme da una specie di motore. Gli studiosi classici si oppongono a questa visione, sostenendo la tesi religiosa e simbolica della figura, ma chi riesce a guardare oltre le interpretazioni di base, scorge dietro essa una verità che sostiene la teoria dei Vimana, le astronavi sulle quali viaggiavano gli dei venuti in visita.