Neracattiva

Vita mia!


Se il tuo istruttore ti dice che non potrai mai essere un arbitro di Baseball, non disperare; sei sulla buona strada per diventare il miglior arbitro che lui abbia mai istruito. Dal 1989 al 1992 ho giocato a softball.Il primo anno ho giocato da esterno destro e gli altri due anni da prima base.Ero un buon battitore, così diceva il coach.Sapevo smorzare benissimo la palla. La mettevo a terra dove volevo. Non ero un battitore di profondità. Venivo usata quasi sempre per il sacrificio.Il mio destino era spesso out in prima. Ma i corridori con me avanzavano. Se poi ci riesci, mi diceva sempre il manager, e corri più veloce che puoi, magari arrivi salva. Mi allenavo tutti i giorni perché questo mi accadesse. Per me correre veloce era l’unica strada per arrivare a quel sacchetto sana e salva!Oggi da arbitro ho grande rispetto dei sacrificatori! Ci si ricorda spesso e solo di chi fa fuori campo!Una vita nell’ombra!Certo non sono mai stata come Rebecca Iaccino! Lei si che è ha trasformato tante volte un sacrificio in salvo. Quest’anno non ho arbitrato Nuoro- Forlì. Ha giocato senza il suo nome scritto sulla maglia! Forse per rispetto verso la sua ex squadra. Ho  desiderato di essere arbitro di base al posto di Francesco e Marcello a giudicare sui suoi arrivi in prima! Io desiderare di essere in base? Siamo sicuri? Sto scrivendo questo? Follia! In quell’occasione infatti ero fuori dalla rete. All’ombra appunto! È capitato poche volte in cui mi abbia detto..ok Anto, sei libera. Batti dove vuoi!Una volta ho fatto una battuta da due basi. Ho spazzolato il terza base con una bella legnata. Quando sono arrivata sul sacchetto di seconda non ci credevo. Il cuore mi batteva a mille! Un’ emozione troppo grande. Poi però, il battitore successivo che doveva fare il mio lavoro, cioè sacrificarsi, ha fallito.Non sono mai arrivata in terza. In cuor mio sospetto ancora che il manager ce l’avesse con me per quel casuale ordine dei battitori! La mia vita in campo era da osservatrice piuttosto che da giocatrice vera e propria.Il coach mi chiedeva spesso di fare ciò che diceva più che guardare imbambolata il gioco e il suo svolgimento.Nel 1993 telefonò al capo degli arbitri sardi e gli disse …..venite a prenderla! Sono stata subito sbattuta in campo ad arbitrare partite su partite. Una dietro l’altra e non capivo perché su  quei campi infiniti la palla era piccola e sotto la pedana c’era un monte! Il lanciatore si chiamava Giulio e non Daniela!I sacrificatori erano sempre salvi! Come mai tutto era così lento?Finito quel primo campionato da arbitro tornai dal mio allenatore. Era una bellissima giornata di sole ma faceva un freddo cane. Me lo ricordo eccome! Nello spogliatoio del campo di Alghero lui scriveva cose sue seduto all’unica scrivania. Ho scelto una sedia comoda e mi sono messa vicino a lui. Mento in mezzo alle mani. Ero stanca ma non di arbitrare. Mi mancava qualcosa!-Il capo degli arbitri mi ha detto che non diventerò mai un  arbitro di baseball. Perché mi hai mandato a fare questa cosa?-Ti piace arbitrare?-Moltissimo!-E allora? Che differenza fa la palla piccola o la palla grande?(lui faceva sia baseball che softball)-Mi prendono in giro. Mi insultano. Mi manca la mia base, Daniela non mi parla più e Francesca quando mi saluta sta bene attenta che non la veda nessuno! (le mie compagne di squadra!)-Ti ho vista ti ho vista! Lascialo perdere il capo degli arbitri se lui ti dice che non sarai mai un arbitro di baseball sei sulla buona strada per diventare il miglior arbitro di baseball che lui abbia mai visto!  Ho arbitrato la mia prima partita di softball dopo tre anni.E da allora ho fatto sia l’uno che l’altro fino a quattro anni fa!Quel capo degli arbitri adesso non c’è più. E oggi nessuno mi chiede di fare baseball.Il mio manager non era una cima in fatto di baseball e softball. Però è stato lui a fare quella telefonata! Io non sono certo l’arbitro migliore.Ma sono ancora qui su quella buona strada! Non basta chiedere a chiunque. Sono spesso i tecnici quelli che incontrano gli arbitri nel loro cammino. Devono solo imparare a riconoscerli.Per diventare arbitro occorrono due cose: un atleta con un sogno e un istruttore che ti aiuti a realizzarlo!