Nettuno - parte quinta (e ultima)
La divinità corrispondente al Poseidone dei Greci, prese il nome di
Nettuno presso i Romani; ma non essendo essi, a differenza dei Greci, dediti
precipuamente alla navigazione ed esplorazione di terre lontane, il dio era
onorato come il protettore dei pescatori e dei battellieri, ed era esaltato come
signore dei cavalli, e gli venivano perciò dedicate le corse nel
circo.A Poseidone/Nettuno era sacro anche il
delfino, sempre apprezzato dai marinai in quanto il suo
apparire era segno di mare calmo e, quando nuotava vicino alle imbarcazioni, si
riteneva che contribuisse a mantenerle in rotta. E al dio delle acque era stata
consacrata anche una pianta: il pino. Le navi erano infatti quasi interamente
costruite con tavole di legno di pino (o di cedro del Libano), considerato il migliore per la loro realizzazione.Per i Romani la consorte di Nettuno era Venilia, antichissima
divinità marina, forse una
ninfa.
Secondo alcuni si unì con
Giano o con
Fauno o con Dauno mentre, per Virgilio, era madre di Turno, re dei Rutuli, poi
ucciso in duello da Enea.
Nettuno in groppa a un ippocampo: cartolina pubblicata in
occasione di una mostra nel Salon de la Marine presso il
Musée de la Marine a Palais
Chaillot 14 dicembre 1957 - 12 gennaio 1958 (courtesy
J.-M.
Urvoy http://www.sullacrestadellonda.it/mitologia/posidone.htm
.