~ Figlia del mare ~~

Post N° 18


Nettuno - parte quarta
Legato al ciclo di Eracle è un altro figlio di Poseidone, chiamato Sileo, che probabilmente aveva per fratello Diceo, ossia "il Giusto", cioè di nome e di fatto l'opposto del fratello. Questi era infatti il crudele padrone di una vigna, in Tessaglia, e costringeva i passanti a lavorare per lui, prima di metterli a morte. Eracle, ricevuto l'ordine di punire Sileo, si mise al suo servizio ma, invece di accudire le viti, devastò la vigna e uccise lo stesso Sileo con un colpo di zappa. Poi si innamorò della figlia di lui e la sposò ma, di lì a poco, dovette assentarsi e la giovane morì per il dolore del distacco. Lo stesso Eracle fu trattenuto a forza dal gettarsi sulla pira funebre dell'amata moglie. Come si è visto, molti dei figli di Poseidone avevano, come caratteristica comune, una mostruosa forza bruta. Così Amico - il Gigante nato anch'egli dal dio del mare, che aveva inventato il pugilato e il cesto, e regnava sui Bebrici in Bitinia - metteva a morte, prendendoli a pugni, gli stranieri che approdavano nella sua terra. Quando vi sbarcarono gli Argonauti egli li sfidò in combattimento; Polluce accettò la sfida e, con la sua prontezza e abilità, riuscì vincitore sulla violenza del gigante. La posta della lotta era che il vincitore avrebbe ucciso l'avversario, ma Polluce si contentò di far promettere ad Amico, vincolandolo con un solenne giuramento, di rispettare in futuro gli stranieri. E lo stesso loro padre, forza benevola e generosa per gli uomini che lo onoravano e ne temevano la collera, quando si scatenava incarnava una violenza primitiva e incontrollabile. Tanto che al mare in tempesta, le cui onde battono le coste facendo tremare la terra, veniva legata un'altra prerogativa di Poseidone, quella di scatenare i terremoti. I poemi omerici ci narrano di Poseidone che insieme ad Apollo costruì le mura inespugnabili di Troia, per ricompensare il re Laomedonte della sua ospitalità. Ed è anche ben nota l'irriducibilità della sua ira nei confronti di Ulisse, che gli aveva accecato il figlio Polifemo, e che egli ostacolò continuamente nel lungo viaggio di ritorno in patria, malgrado gli interventi a favore del suo protetto di Atena e dello stesso Zeus. I Greci, grandi navigatori, ovviamente avevano un particolare culto per la massima divinità marina. Non vi fu luogo o città della Grecia dove non venissero innalzate statue o templi per il dio che squassava le onde col tridente. Gli fu costruito un tempio sull'istmo di Corinto e là si svolgevano i giochi Istmici, ai quali accorrevano tutti i Greci. Gli si intitolavano anche città, come Paestum, nell'Italia meridionale, che nacque come Posidonia, ossia città di Poseidone. Poseidone è anche legato a tutte le sorgenti e alle acque che scorrono sulla terra, e come signore dei cavalli era particolarmente venerato nella Tessaglia, famosa per i suoi allevamenti. Si ritiene che sia il culto di Poseidone che il cavallo provenissero dall'Anatolia; e la figura di Poseidone trova strette analogie con delle divinità sumeriche, che esprimevano profezie collegate al mare.
Nettuno sul carro trainato da Ippocampi. Mosaico, III sec. d. C., dalla villa dell'Uadi Blibane. (Sousse, Tunisia, Museo archeologico). (Donati e Pasini, 1997)..