N-Eurovisioni

L' Italico Stellone


 In questi ultimi mesi sentiamo tanto parlare di ripresa, ripresina, timida ripresa dell'economia ed in cuor nostro speriamo che finalmente, sporgendo la testa dal finestrino di questo sgangherato convoglio che è il nostro Sistema Paese, si incominci a vedere una luce in fondo al tunnel. In realtà tutta un'intera Nazione, un'intera classe politica e gran parte della patria informazione utilizza queste voci più o meno incontrollate per nascondersi dietro al proverbiale dito. In poche parole tutti quanti siamo tornati ad affidarci al cosiddetto italico "Stellone" che ci dovrebbe trarre d'impaccio nei momenti più difficili e nelle situazioni più incresciose ma purtroppo la realtà delle cose, quella che determina i problemi è ben altra da quella che ci raccontano i principali media. I nostri problemi non si chiamano certo IMU o aumento dell'IVA al 22%, i nostri problemi sono rappresentati da tutti i più importanti indicatori di crescita e sviluppo del nostro Paese che indicano un meccanismo prossimo all'arresto totale. Mentre i dati che riguardano l'economia e, soprattutto la finanza, sono sostanzialmente tra i migliori di tutta la UE il prezzo pagato per raggiungere questa situazione di equilibrio apparentemente virtuoso in pochi mesi è stato, bisogna cominciare ad ammetterlo, superiore a quello che ci potevamo permettere. Non solo il nostro PIL risulta tragicamente inchiodato su una crescita prossima allo zero fino ad almeno tutto il 2014 ma la quota procapite di questo PIL disponibile dopo le tasse è crollata di 8 punti in soli 4 anni (2008-2012) da +5 a -3 rispetto alla media dell'Europa a 27, i tassi di disoccupazione maschile e giovanile sono in continua crescita ed ormai la percentuale di disoccupati inattivi, (non studiano, non cercano, non lavorano), sembra essere uscita fuori controllo. La Spesa Pubblica, sia che la si guardi con occhi keynesiani o liberisti, è cresciuta costantemente nonostante i proclami di questo e di quel Governo ma il problema è che alla sua crescita, principalmente avvenuta per tappare le continue falle apertesi in questa o quella Amministrazione, non sono state applicate politiche di controllo keynesiane ma si è andati avanti in una disorganizzata, disarticolata ed, in definitiva, incosciente politica liberista che non ha permesso di risolvere nessuno dei problemi che affliggevano ed affliggono tuttora il nostro Paese, la farsa dei "Capitani Coraggiosi" alla guida di Alitalia ne è un fulgido esempio. Quello che appare più strano a leggere i dati ISTAT ed EUROSTAT è che i nostri indici ed indicatori sono decisamente contraddittori tra di loro e mal si accordano con la situazione reale che dovrebbero aiutare a comprendere. Se andiamo a leggere cosa dicono i dati riguardo al finanziamento del settore dell'Istruzione in Europa, ad esempio, scopriremo che l'Italia ha tutti i suoi principali indicatori fermi o in lieve declino il che, sostanzialmente, sta a significare che il nostro Paese sta facendo i salti mortali per riuscire, a malapena, a mantenere funzionante un'infrastruttura che non si rivela più al passo con le necessità di conoscenza ed apprendimento del XXI° Secolo. Ma se andiamo a vedere il valore numerico assoluto degli investimenti italiani scopriamo che, pur essendo ad una certa distanza da quelli, ad esempio, di Francia e Germania, la cifra in questione è di tutto rispetto. Andando ad approfondire scopriamo poi che ci sono Paesi che con cifre infinitamente più basse stanno facendo veri e propri miracoli, come i Paesi Baltici, ed altri che nonostante la crisi continuano ad incrementare la percentuale di PIL destinata all'Educazione, come i Paesi Nordici, che stanno arrivando a cifre vicine al doppio di quanto facciamo noi. Allora la domanda che ci facciamo è : perchè, fatte salve alcune eccezioni di eccellenza mondiale, la qualità dell'Istruzione, che rappresenta il necessario prodromo all'entrata nel mercato del lavoro da parte di qualunque cittadino, è così scadente ? Anche qui ci poniamo queste spinose domande con i relativi dati alla mano e così scopriamo che secondo l'indagine dell'autorevole Times Higher Education nell'annuale review delle Università di tutto il mondo, su 400 atenei presi in considerazione ai primi dieci posti figurano solamente Università americane o del Regno Unito, tutte del calibro del CalTech o di Oxford, mentre per trovare la prima delle Università italiane dobbiamo scendere al 221° posto in classifica e troveremo la poco conosciuta Università di Trento ! Al 235° posto c'è Milano-Bicocca e per trovare il più grande ateneo occidentale, Roma "La Sapienza", bisogna scendere al 332° posto su 400. Questo ovviamente è la causa del fatto che, sempre secondo EUROSTAT, la percentuale di laureati sulla popolazione attiva italiana tra i 25 ed i 64 anni è tra le più basse d'Europa. Ora, senza stare qui a fare la solita sbrodolata sulle discutibili politiche industriali e di ausilio al mercato del lavoro degli ultimi governi, ammesso che ce ne siano mai state e di qualunque colore fosse stato il governo, e senza neanche volere stare a proporre questa o quella panacea per risolvere la situazione con un improbabile colpo di spugna o, meglio, di bacchetta magica ci piacerebbe fare emergere un elemento che urla la sua presenza in tutti i dati che leggiamo ma che viene sistematicamente sottaciuto : il Sistema Italia è assolutamente inefficiente. Inefficiente non è una parola di per sé offensiva è solo un aggettivo che descrive una situazione : una quantità enorme di risorse non riesce a produrre gli effetti desiderati ed anzi sembra contribuire alla diminuzione generale di efficienza del Sistema. Se, una volta tanto, utilizzassimo la logica pragmatica e non quella politica o di casta per analizzare il problema ci salterebbe agli occhi il fatto che molte di queste risorse sono distratte, deviate, sprecate, vaporizzate in una miriade di rivoli e rigagnoli impropri che fanno sì che i già stringati stanziamenti arrivino ai destinatari depauperati e fuori tempo massimo. Sempre se volessimo essere onesti ci toccherebbe ammettere che, principalmente, quello che inceppa il meccanismo e fa sì che ci si trovi in questa situazione ormai insostenibile ha un nome ben preciso : corruzione. Ma non dobbiamo immaginarci che la corruzione sia solo quella scoperta e, per la verità, mai debellata da "Mani Pulite", la corruzione è anche quella dei Baroni Universitari, la corruzione è quella delle cordate aziendali nelle quali il presunto leader si circonda di inutili yes-men che non gli creeranno problemi ma che affosseranno l'azienda per la loro incapacità ed incompetenza, umiliando così il talento ed il lavoro di chi non si fa corrompere. Corruzione è anche il fatto che in Italia le miriadi di agenzie per il lavoro ed head-hunters hanno un impatto sul mercato del lavoro stesso praticamente irrilevante, pari a poco più del 2%, (ossia solo 2 neo-assunti su 100 provengono da questo canale), mentre oltre l'85% delle assunzioni si ottiene sempre e solo con la solita raccomandazione, patologia secolare dalla quale pare proprio che non si voglia guarire. Transparency International pone la percezione della corruzione in tutti i livelli della Pubblica Amministrazione in Italia seconda solo a quella della Grecia, prima in questa triste classifica e pone ancora l'Italia tra quei Paesi in cui la rassegnazione da parte dei cittadini alla corruzione come parte integrante della propria cultura oscilla tra un minimo del 71 ed un massimo del 100% ! Senza bisogno di entrare in dati sempre più specifici e sempre più deprimenti spero apparirà chiaro a chi ci legge che se vogliamo dare una scossa a questo Sistema Italia che, così com'è ridotto, non appare più in grado di rispondere alle nostre personali esigenze di sicurezza e dignità lavorativa l'unica cosa che dobbiamo fare da domani mattina, anzi da subito è cominciare a dire di no e a dirlo forte in faccia a chi ci chiede di essere corrotto per darci quello che è nostro diritto ricevere, e diciamolo pure a chi vuole renderci uguale a lui convincendoci che il binomio corruzione-concussione sia l'unico in grado di garantirci carriera e benessere personali. Opponiamoci, combattiamo e denunciamo questo cancro che ci sta portando via il futuro, che ha prodotto classi dirigenti inette e capi azienda incompetenti e che crea un intreccio di connessioni professionali e personali oblique, per dirla con Eric Berne il padre dell'analisi transazionale, ossia che hanno obiettivi reali che non sono quelli dichiarati ma anzi spesso sono in totale contrasto con questi ultimi. La prova di questo è l'altra anomalia tutta italiana che rende possibile che le più grandi ed importanti società italiane abbiano una percentuale di membri dei CdA in comune superiore al 60%, creando una melassa di interessi di parte che paralizza la libera concorrenza ed azzera la trasparenza dell'intero sistema economico ed industriale nazionale, con le ricadute sul mercato del lavoro che sono sotto gli occhi di tutti.In definitiva, quindi, vale la pena di concludere citando le parole che Jhon F. Kennedy rese famose durante il suo discorso di insediamento alla Presidenza degli Stati Uniti : " Non chiediamoci cosa la nostra Patria possa fare per noi ma chiediamoci cosa noi possiamo fare per la nostra Patria !". Mai come adesso queste parole risuonano profetiche ed ineludibili per noi italiani : non c'è niente che lo Stato oggi possa fare per migliorare concretamente la condizione di ciascuno di noi ma ogni cittadino sa quello che deve fare, ogni giorno e nel suo vivere quotidiano, affinchè la situazione possa cambiare e la locomotiva Italia possa ricominciare a correre. Adesso è giunto il tempo di scegliere, perchè di tempo non ne rimane più.