N-Eurovisioni

Leggere, Anima Mundi


 Perchè ci ostiniamo a leggere ? I libri costano sempre di più, gli autori in gamba sono merce sempre più rara, i problemi che ci affliggono nella nostra vita quotidiana sono diventati così tanti che abbiamo smesso di contarli eppure una parte di noi esseri umani, una parte di noi Uomini e Donne continua, ostinatamente e contro tutte le previsioni a leggere. Ma perchè, perchè lo fanno ? In una società post industriale che ha smarrito sempre più la reminiscenza del luogo dal quale proviene e certamente non ha ben chiaro il traguardo che vuole raggiungere l'immediatezza di un'immagine o di un film, di una clip o di un semplice video fatto con lo smartphone di turno sembrano aver preso il sopravvento sulla parola scritta per rappresentare il nostro mondo : in fondo guardare un'immagine è sicuramente più facile e meno faticoso che leggere uno scritto, di qualunque scritto si tratti. In un'età che ci concede sempre meno tempo per fare qualunque cosa, compreso pensare, siamo finiti a considerare preferibile subire le immagini, rapidamente ed in modo necessariamente acritico, piuttosto che perdere tempo prezioso a comprendere il senso del pensiero che qualcun'altro ha scritto per noi. Ma poi è successo un fatto curioso, è successo che l'offerta di immagini e storie pre-digerite e pre-confezionate è passata dall'essere molteplice all'essere multicanale, multimediale, ripetitiva, ossessiva, ripetuta, ubiqua. Internet, la banda larga, lo streaming, i social networks, la mobile internet sono diventati talmente importanti ed onnipresenti da smettere di essere mezzi per diventare a loro volta fini, traguardi da conquistare e, soprattutto, mondi alternativi a quello reale dove vivere facendo sempre di più, sempre più velocemente e seguendo regole che altri hanno stabilito per noi, rendendoci di fatto utilizzatori maniacali ma passivi di un mezzo che ha preso più importanza del fine per il quale era stato creato. Vale la pena di ricordare la storica battuta raccontata da Corrado Guzzanti ad un convegno dell'allora TIN-Telecom Italia Network che ironizzava sullo sviluppo della Grande Rete e che, pressappoco, faceva così : "Ora abbiamo questo sistema meraviglioso per cui mi basta spingere un tasto per collegarmi coll'aborigeno dall'altra parte del Mondo. Ma adesso la questione è : aborigeno ! Ma io e te ma che cazzo se dovemo dì ?!?!" In meno di tre righe Guzzanti riuscì, nel lontano 1998, a sintetizzare il cuore del problema : noi oggi disponiamo di tecnologie inimmaginabili ma tutta la loro capacità di trasporto di informazioni è saturata, principalmente, da informazioni e dati marginali, di scarsa o nessuna importanza che sovraccaricano il nostro cervello di input e stimoli realizzando il paradosso di Luddllum : "Troppa informazione equivale a nessuna informazione." Quello che invece ci permette di fare un libro è di aprirlo quando ne abbiamo voglia e chiuderlo quando questa voglia ci è passata e se lo chiudiamo esso, il libro, rimane chiuso ed inerte, non trilla o squittisce o lampeggia continuamente perchè vuole essere letto, siamo noi a decidere se leggerlo o no. Inoltre la parola scritta ha una caratteristica copiativa che nessun altro mezzo ha, perlomeno al suo livello, la parola scritta diventa la carta carbone dello stato d'animo dell'autore e chi la legge riesce a coglierne il pensiero, il sentimento e le emozioni e farle sue, inserirle nella propria memoria come se quella situazione, quel pezzo di vita altrui l'avesse vissuto in prima persona. Un libro ha bisogno di un lettore per esistere, un immagine od un pacchetto di dati esistono autonomamente, di per se stessi sia che qualcuno li guardi sia che no. Inoltre le parole hanno un potere di eccitazione dei famosi neuroni-specchio che non solo non ha nulla da invidiare a quello delle immagini ma che necessariamente stimola anche la fantasia e la creatività del lettore per fargli costruire l'immagine mentale di quanto sta leggendo. A riprova di questo sfido chiunque a leggersi "La città della Gioia." di Dominique Lapierre senza doversi fermare più di una volta nella lettura perchè le immagini evocate dalle parole di Lapierre sono così emotivamente coinvolgenti da risultare spesso troppo impegnative da sopportarle tutte d'un fiato, senza una pausa. E questo succede per gli autori ed i lettori di qualunque latitudine e di qualunque lingua o cultura e ci porta a poter affermare che la lettura di un libro, di qualunque genere esso tratti, che sia un romanzo, una favola, una raccolta di poesie o semplici pensieri in libertà rappresenta di per se stessa una particella elementare di quell'immensa Anima Mundi che è costituita dalle vite di ciascuno di noi, dalle nostre esperienze, passioni, amori, sofferenze, vittorie, dalle nostre esistenze. Più si legge, più leggiamo e più di quest'anima entra a far parte di noi, del nostro spirito, del nostro essere umani e cittadini della Terra. Più si legge, più leggiamo e più il nostro spirito potrà trasmettere l'Anima del nostro Mondo a coloro che ci circondano e rendere questo pianeta un posto migliore per vivere. Ecco quindi spiegata la strana ostinazione che alcuni di noi hanno di continuare a leggere parole su carta. In formato tascabile.