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Flash 15 - Uno strano incidente nel cielo di Ascoli.

Post n°39 pubblicato il 23 Agosto 2014 da Herebus
 

Come era solito dire il più grande detective di tutti i tempi, Sherlock Holmes, al suo fido compagno di avventure, il Dottor Watson, " Una volta che togli l'impossibile quello che rimane, per quanto improbabile, è la verità !". Questo diceva il grande Holmes e questo tenteremo di fare provando ad analizzare la dinamica dell'incidente avvenuto il 18 Agosto 2014 nei cieli di Ascoli Piceno tra due Tornado IDS del 6° Stormo dell'AMI, basato a Ghedi.

Cominciamo innanzitutto spendendo due parole sul tipo di macchina coinvolta, il Panavia Tornado IDS, ossia in versione da Interdizione e attacco al suolo. Frutto di una "magica" collaborazione tra Italia, RFT, Danimarca e Regno Unito il Panavia PA-200 Tornado-MRCA è uno dei più sofisticati, potenti e riusciti aerei militari multiruolo mai costruiti. Grazie anche alla disponibilità di tecnologie più avanzate il cacciabombardiere europeo ha dato filo da torcere ai suoi più agguerriti concorrenti americani, Grumman F-14 Tomcat e McDonnell-Douglas F-15 Eagle in primis, surclassandoli in prestazioni e flessibilità d'impiego. Dotato di un avanzatissimo sistema di autopilotaggio a "cima d'albero", ossia ad una quota relativa al terreno costante di non più di 30 m, il Tornado-MRCA conserva tutt'ora, nella versione IDS, la palma del più veloce bombardiere del mondo con una velocità di crociera costante pari a ben Mach 1,48 ! Inoltre, salvo una serie di sfortunati ed oscuri incidenti capitati a diversi aerei in servizio presso la Bundeswher, in tutta la sua vita operativa il Tornado è stato sempre una macchina sicura ed affidabile per i propri equipaggi. Nonostante, poi, la produzione dei Tornado sia iniziata nel 1976 e le macchine coinvolte nell'incidente avessero parecchi anni di anzianità chiunque si interessi di aereonautica sa che la manutenzione preventiva applicata a qualunque tipo di aereomobile ed il preciso calcolo del massimo numero di cicli decollo/atterraggio sostenibile dalle "cellule" rende un aereo sicuro ed efficiente anche a trent'anni dalla sua entrata in servizio. Basti pensare che nella sigla MD-83 dei liner con i quali Alitalia ci ha portati in giro per il mondo per trent'anni  il numero, 83, indica l'anno di entrata in servizio della prima macchina !

Fin qui tutto a posto, quindi : equipaggi giovani ed addestrati, macchine di prim'ordine ed in perfetta efficienza. Cos'è allora che non ha funzionato ? A parte questo, praticamente, tutto !

Cominciamo con l'area dove avrebbe dovuto tenersi l'esercitazione, un trapezio tra le città de L'Aquila, Perugia e Rieti. Come molti sapranno o immagineranno questo tipo di esercitazioni viene pianificato dall'AMI con mesi di anticipo e comunicato alle competenti Autorità Civili quali ENAC ed ENAV che, nelle ore previste, interdicono quello spazio aereo a qualunque tipo di navigazione civile. Ora il periodo "prenotato" dall'AMI per l'esercitazione dei due Tornado andava dalle 14:00 alle 15:30 e dalle 18:30 alle 19:30 di quel 18 Agosto. Secondo la documentazione fornita ai PM però i due aerei sono decollati da Ghedi tra le 15:22 e le 15:27 ! Anche alla massima velocità di crociera in quota risulta impossibile arrivare in zona prima della fine del primo periodo d'esercitazione, le 15:30 ed infatti i due bombardieri sono usciti dall'area assegnata per imboccare la rotta del rientro via Pescara e Falconara giusto un'ora dopo per poi precipitare alle 16:30.

Già tutto questo è molto strano e molto grave perchè lo spazio aereo di un'esercitazione di bombardamento a bassa quota, lo capirà chiunque, non è un campo da tennis che si prenota e se è ancora libero se si arriva in ritardo si gioca lo stesso. No, non è affatto così. Ma le assurdità di questo incidente continuano quando scopriamo che pochi minuti prima di precipitare i due aerei sono spariti dai radar primari ed hanno spento i transponder a bordo. La quota alla quale volavano i due jet, circa 600 m, non era tale da farli scomparire dallo schermo dei radar primari ed anche un temporaneo accecamento dei radar stessi da parte di un monte o di una collina nei paraggi appare un'eventualità assai remota. Inoltre c'è il vero mistero dei due transponder che tacciono contemporaneamente. Il transponder, lo ricordiamo, è un apparecchio che monta qualunque aereomobile civile o militare e che invia ad un apposito ricevitore, chiamato radar secondario, la "targa" dell'aereo ed altri parametri relativi al piano di volo. In tempo di pace questo dispositivo dev'essere tenuto acceso anche sugli aerei militari. E' abbastanza ovvio che, durante le azioni di guerra, gli aerei militari spengano il transponder, non lo è altrettanto che lo facciano durante un'esercitazione, oltretutto oltre l'orario previsto, fuori dalla zona assegnata e tutti e due insieme. E già perchè i due aerei hanno spento l'apparecchio pressochè contemporaneamente e visto che un'avaria simile, nello stesso tempo e dello stesso apparato, su due macchine diverse è un evento praticamente e statisticamente impossibile non rimane altro che desumere che siano stati gli equipaggi a spegnerli. Perchè ? Non si riesce a capire.

C'è poi la dinamica dell'incidente che, sebbene apparentemente celata ai radar, è stata vista ad occhio nudo da due testimoni oculari. Il primo, il Signor Marco Giuliani, riferisce che mentre lavorava nel suo campo il primo dei due Tornado sia passato sulla sua verticale esplodendo in "una palla di fuoco" mentre il secondo gli sarebbe passato sopra anch'esso, qualche secondo dopo, ad altissima velocità e ad una quota valutata in non più di 30 m, per andarsi poi a schiantare contro la montagna addirittura dopo essersi infilato sotto l'elettrodotto.

Il secondo testimone, il Signor Emidio Giovannozzi, riferisce, invece, di aver visto i due aerei procedere perpendicolarmente con uno dei due che tentava una virata con le ali verticali rispetto al terreno e poi scontrarsi in volo.

Come vedete neanche nelle due testimonianze oculari finora raccolte e divulgate c'è qualcosa che funzioni regolarmente, eh sì perchè i due uomini sembrano aver assistito a due incidenti diversi, neanche lontanamente simili o paragonabili : mentre il Giovannozzi dice che i due bombardieri si sono scontrati in volo con uno dei due che, probabilmente, tentava disperatamente di evitare l'altro, il primo testimone, invece, dice che il primo aereo è esploso in una palla di fuoco e solo qualche istante dopo il secondo si è andato a schiantare sulla montagna, a bassissima quota e ad altissima velocità. Questa differenza è importantissima e sarà meglio che ce la ricordiamo bene nei prossimi sviluppi delle indagini perchè, anche se al momento è impossibile stabilire chi abbia ragione, le due ricostruzioni implicano due scenari completamente differenti : nella versione Giovagnozzi è immaginabile un errore umano e/o una grave avaria a bordo mentre nella versione Giuliani l'esplosione di un aereo militare a bassa quota in una palla di fuoco implica, a nostro modesto parere, una causa terza per questa esplosione, ossia : un missile sconosciuto o sparato dall'altro Tornado, una bomba a bordo azionata a tempo o a comando o un'improbabile avaria catastrofica capace di far esplodere in volo un aereo militare pilotato da personale esperto ed in perfetta efficienza. Scartando quest'ultima ipotesi poiché, francamente, appare essere irricevibile, gli scenari che rimangono aperti sono tutt'altro che rassicuranti e ci inducono a porci una serie di domande alle quali gli investigatori civili e militari dovranno per forza dare una risposta esauriente, ossia :


  1. Perchè, nonostante la finestra temporale per l'esercitazione fosse pressochè scaduta, i due aerei sono decollati ugualmente da Ghedi ?

  2. Perchè, nonostante i bombardieri si trovassero già sulla rotta di rientro, e quindi in configurazione da crociera, improvvisamente e senza nessun apparente motivo abbiano deciso di spegnere i transponder, assumere un assetto da combattimento, sparire dai radar scendendo ad una quota " a cima d'albero " e lanciarsi in una folle corsa verso chi o che cosa non si sa ?

  3. Nella versione Giuliani uno dei due aerei è stato probabilmente abbattuto ma da chi ? E con quali armi ? E, soprattutto, perchè ?

Rispondere a queste domande da parte della Magistratura sarà, a nostro parere, fondamentale affinchè non si finisca in un altro Caso Ustica, dove la verità per tanti, troppi anni è stata oscurata, celata e soffocata da un'orrenda melassa di interessi politici, internazionali e convenienze varie. Dai dati finora in nostro possesso, comunque, appaiono percorribili alcune ipotesi che, ci rendiamo conto, al momento rasentano la fantascienza ma, secondo l'adagio di Holmes, sono le uniche che ci appaiano plausibili e/o percorribili per un'indagine seria.


  • Errore umano : indubbiamente se la versione Giovannozzi si rivelasse autentica all'origine di questa tragedia potrebbe esserci benissimo un errore di pilotaggio occorso durante l'esecuzione di una manovra estrema ma, in questo caso, resterebbe da spiegare perchè quattro persone sane di mente, quattro giovani e preparatissimi Ufficiali dell'AMI, abbiano improvvisamente deciso di giocarsi la vita compiendo manovre proibite fuori zona di esercitazioni, fuori tempo, sopra un'area popolata e senza alcun motivo apparente.

  • Suicidio : anche se ultimamente si sono verificati alcuni, isolati, casi di comandanti di liner che hanno deciso di suicidarsi schiantandosi con aereo e passeggeri i profili dei suicidi non hanno, almeno a prima vista, nulla a che vedere con quelli dei quattro Capitani Piloti dei Tornado, tutti giovani, alcuni sposati o padri da poco e tutti, apparentemente, senza particolari problemi. Oltretutto bisogna considerare che nei Tornado, a differenza che nei grandi liner civili, il Primo Ufficiale, quello che siede dietro, non ha alcuna capacità di controllo del mezzo ma è solo addetto alla navigazione, alle ECM ed alle armi.

  • Attacco reale : l'assetto, le manovre, la velocità ed il volontario oscuramento di radar e transponder fanno pensare, in ultima analisi, che i due Tornado abbiano reagito ad un allarme improvviso ma, e questo non è quesito da poco, a quale allarme avrebbero potuto mai reagire due cacciabombardieri configurati per l'attacco al suolo sul territorio nazionale ?Quale mai minaccia potrebbe essersi manifestata così improvvisamente e violentemente tra le dolci colline dell'ascolano tale da indurre due Capitani Piloti dell'AMI ed i loro equipaggi a precipitare nell'atto del tentativo di fronteggiarla ? E quali traccie potrebbe aver lasciato questa fantomatica minaccia ?

Non sarà facile rispondere a queste domande da parte degli inquirenti, anche perchè già oggi, 22 Agosto, è cominciato il gioco delle rettifiche e delle precisazioni da parte dell'AMI. In particolare lo Stato Maggiore, in disaccordo con quanto dichiarato inizialmente, si è ricordato solo ora che i due aerei sarebbero stati in loco per compiere esercitazioni differenti e distinte, che tali manovre sarebbero state autorizzate, che i Tornado sarebbero stati disarmati e che il disastro sarebbe stato causato dal fatto che entrambi si sarebbero trovati nello stesso posto al momento sbagliato. E che ne è, allora, delle prime dichiarazioni dove si diceva che i due aerei erano nel posto sbagliato al momento sbagliato ? E che tipo di esercitazione aerea si svolge disarmati ? E la palla di fuoco nella quale avrebbe visto esplodere un Tornado il Giuliani ? Autocombustione ? E com'è che la seconda testimonianza, quella del Giovannozzi risulta bizzarramente simile alle dichiarazioni sucessive dell'AMI ? Che si senta già puzza di Ustica ?

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Commenti al Post:
Middius
Middius il 02/09/14 alle 12:20 via WEB
Sono Emidio Giovannozzi (non Giovagnozzi, come erroneamente riportato da Repubblica). Il sig. Giuliani era forse ubriaco. Con me c'erano altre 7 persone pronte a testimoniare sullo scontro in volo. Questo è il video che ho girato due secondi dopo l'impatto. http://youtu.be/ikLwzzj6-9A?list=UUVpzrnTD7DvqgprfmjIjkIw Fate voi... ;)
 
 
Herebus
Herebus il 03/09/14 alle 01:05 via WEB
Salve Emidio, sono Paolo Gentili e ti ringrazio sia per l'attenzione mostrata verso il mio blog, sia per il suggerimento della visione del tuo video. Io non posso conoscere lo stato del Signor Giuliani quando ha visto ciò che ha raccontato ma, fino a prova contraria, devo a lui la stessa fiducia che riservo a te ed ai tuoi amici. Sto provando ad analizzare il tuo video e quello simile trasmesso dal TG1. Presto scriverò degli aggiornamenti. Per il momento grazie mille.
 
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"MORTE DI UN BRAVO RAGAZZO. L'INCREDIBILE STORIA DI MARIO BIONDO."

La Repubblica - Palermo, 13 Novembre 2018


La morte di Biondo un giallo lungo cinque anni na «storia incredibile» di misteri e di archiviazioni, indagata in un libro-dossier che prova a ricostruire, tra memorie private, perizie mediche e documenti d'archivio, il caso di Mario Biondo, il cameramen palermitano trovato morto cinque anni fa a Madrid. È una favola nera raccontata con la precisione di un cronista, il libro di Paolo Gentili, "Morte di un bravo ragazzo" (Sovera Edizioni): un contributo a una verità mancata a cui l'autore, con il contributo della madre della vittima, Santina Biondo, tenta di avvicinarsi, ricostruendo la vita privata del giovane con la moglie giornalista Raquel, più volte interrogata sui fatti, e le incongruenze di quattro armi di indagini, tra sms e dati estratti dal computer del giovane, poi compendiate in un atto scritto dai magistrati inquirenti, dove la vicenda Biondo resta ancora una storia irrisolta. Serve, allora, alla memoria capace di farsi domanda, anche la più semplice operazione letteraria su un giallo di cronaca. Perché di morte di può morire due volte, la seconda è quando si viene dimenticati.


 

 

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Da Roma a Yale nel Connecticut, dagli archivi segreti del Vaticano alle stanze asettiche della Cia, dalla Buenos Aires della "sporca guerra" dei desaparecidos alla quiete irreale di Salò sul Garda e di Sherbrook nel Quebec, dalle birrerie di Monaco di Baviera ai monasteri benedettini di Subiaco a Roma. Attraverso i dialoghi incalzanti fra chi complotta per imporre sull'intera umanità il dominio satanico della Confraternita della Morte (che ha come motto "Guerra, Sangue e Miseria") e chi invece, nel nome dell'umanesimo di matrice cristiana, tenta di opporsi a questa infernale macchinazione, si snoda l'ingranaggio narrativo costruito da Paolo Gentili, che, mediante una prosa di forte impatto giornalistico, tesse la sua ragnatela di cospirazioni ad alto livello.

 
 

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