Anche sotto una pioggia incessante la Giornata mondiale per il Darfur 2009, che si è svolta al Colosseo domenica 19 aprile, è stata un successo con centinaia di persone presenti.
L’iniziativa organizzata da Italians for Darfur ha visto l’adesione di numerose associazioni, tra cui Articola 21, Amnesty Italia, La Tavola della Pace, Ugei e l’Intergruppo parlamentare per il Darfur, rappresentato dal presidente, l’onorevole Gianni Vernetti.
La giornata dedicata alla regione sudanese, da sei anni martoriata da una sanguinosa guerra, è stata celebrata in varie capitali europee e negli Stati Uniti.
Il presidente dell’associazione Antonella Napoli ha ricordato l’emergenza che vive la popolazione darfuriana e in particolare ha puntato l’attenzione sulle conseguenze post espulsione delle Organizzazioni non governative, che garantivano assistenza a milioni di sfollati, disposta all'inizio di marzo da Khartoum dopo la decisione della Corte penale internazionale dell'Aia (Cpi) di spiccare un mandato di arresto contro il Presidente sudanese Omar al Bashir per crimini di guerra e contro l'umanità. Ha inoltre sottolineato la necessità che queste ong siano sostituite da altre capaci di garantire le stesse capacità di aiuto, e non da ong sudanesi, come annunciato da Khartoum, perchè non in grado di far fronte ai bisogni della popolazione sfollata. Particolarmente toccanti gli interventi del presidente dell’Unione giovani ebrei d’Italia, Daniele Nahum, il quale ha sottolineato che non si deve ignorare quello che avviene in Darfur e che come ebrei è doveroso ricordare “perché altrimenti non avremmo compreso gli insegnamenti dei nostri nonni” e di Ambra, una giovane abruzzese di 21 anni che nonostante il dramma vissuto nella sua regione con il terremoto a L’Aquila non ha voluto mancare all’appuntamento con il Global Day for Darfur.
Ha aderito alla manifestazione anche una delegazione radicale, rappresentata dall’onorevole Matteo Mecacci e dal presidente dei Radicali italiani Bruno Mellano.
La giornata è stata occasione per raccogliere fondi, attraverso la vendita del libro “Volti e colori del Darfur” (il volume è in libreria dal 20 aprile e può essere acquistato online attraverso il sito www.edizionigoreée.it) di cui è autrice la stessa Antonella Napoli, a cui è collegata una mostra di foto realizzate nei campi profughi di Al Fasher, Nord Darfur.
Alla manifestazione erano presenti molti rifugiati, che hanno manifestato contro il presidente sudanese Omar Al Bashir, nei cui confronti è stato spiccato un mandato di arresto della Corte penale internazionale per Crimini di guerra e contro l’umanità.
Particolarmente toccante la testimonianza di Mohamed, in Italia da quattro mesi.
“Ho attraversato a piedi il deserto della Libia per poter fuggire dal Sudan. Poi ho viaggiato su un barcone che ha rischiato di affondare due volte e infine dalla Grecia sono arrivato in Italia nascosto sotto un camion. In Darfur non ho più niente. Nemmeno un parente… Io sono un sopravvissuto. Quando hanno attaccato il mio villaggio ero uscito dall’accampamento insieme a una decina di ragazzi per andare a raccogliere legna e radici, le nostre famiglie ne eravamo rimaste sprovvisti quasi del tutto. Eravamo appena arrivati nei pressi di un boschetto quando abbiamo sentito un rumore cupo che veniva dal cielo. Era un aereo governativo. Sono corso verso il primo albero e mi sono arrampicato per vedere dove andava a bombardare. E il terrore è stato grande quando ho capito che il bersaglio era il mio villaggio. Ma non potevo fare nulla. Solo nascondermi. L’attacco è durato qualche minuto, un inferno, solo a sentirlo dal mio nascondiglio tra i rami tremavo come una foglia. Quando gli scoppi e le urla sono finite, ho lasciato il mio rifugio. Mi sono avvicinato con cautela, ma sapevo già purtroppo quello che mi attendeva. Le capanne erano in fiamme, i miei parenti decimati, giacevano al suolo, qualcuno era irriconoscibile, esploso insieme alle bombe che erano piovute dal cielo. Io e gli altri sopravvissuti li abbiamo sepolti e siamo andati via”.
Di storie come quella di Mohamed ne racconta tante nel suo libro il presidente di Italians for Darfur, che ha visitato la regione e ha raccolto le testimonianze di molte donne vittime di stupri, usati come ‘arma di guerra’ dalle milizie arabe dei janjaweed.
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il 03/08/2020 alle 11:59
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