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Ciad, in migliaia rischiano la morte per fame


Guerra, siccità e mancanza di cibo i mali che uccidono in Africa centraleIl Ciad è in preda al caos e migliaia di innocenti rischiano di morire. La situazione è gravissima: 60 mila persone sono a rischio cibo. A determinare questa drammatica  situazione è, principalmente, la guerra in corso tra Sudan e Ciad, che si è esteso ad altre zone limitrofe, già provate dalla crisi alimentare, causa siccità, che da  due mesi colpisce l'area di Markounda, al confine con il Ciad. Dalle stime iniziali, che contavano circa 4 mila persone coinvolte, si è giunti adesso a cifre esponenziali, dell'ordine di parecchie migliaia di unità.L'allarme viene lanciato dall'organizzazione non governativa Cooperazione internazionale. Da quanto emerge, è impossibile immaginare un miglioramento in tempi brevi. Di certo il conflitto che negli ultimi mesi è diventato più cruento contribuisce notevolmente a rendere sempre più critica la situazione. Il presidente del Ciad Idriss Deby ha, tra l'altro, interrotto i rapporti diplomatici con il Sudan e ha minacciato di non dare più ospitalità a migliaia di rifugiati sudanesi. Deby accusa il governo sudanese di appoggiare la rivolta e ha ritratto il suo paese come la vittima del conflitto etnico e politico nella regione sudanese del Darfur, che finora ha spinto oltre 200.000 profughi al suo confine.Il Sudan, che ha respinto l'accusa di appoggiare la rivolta anti-Deby, ha risposto preannunciando l'espulsione dell'ambasciatore del Ciad. Il Ciad ha anche minacciato di fermare la produzione di 160.000-170.000 barili al giorno dell'oleodotto gestito da un consorzio a guida Usa, se la Banca Mondiale non accetterà un accordo che pone fine a tre mesi di dispute sull'impiego delle entrate petrolifere. La Banca Mondiale ha sospeso i prestiti al Ciad a gennaio dopo che il governo di Deby ha modificato la legge che regolamentava l'utilizzo dei proventi petroliferi. L'esercito è riuscito a respingere l'attacco dei ribelli di giovedì, che ha provocato un centinaio di morti e circa 200 feriti secondo le stime ufficiali. Un generale ha però citato 300 morti e 400 feriti tra i ribelli. L'attacco alla capitale è stato il più audace da parte dei ribelli che vogliono la caduta di Deby, al potere da 16 anni, e chiedono l'annullamento delle elezioni presidenziali previste il 3 maggio. Gli oppositori di Deby denunciano un regime autocratico e accusano il presidente di corruzione. Deby, salito al potere dopo una rivolta militare nel 1990, ha promesso che le elezioni si terranno ugualmente. Il presidente dovrà vedersela con quattro candidati, vicini al suo governo, mentre l'opposizione si prepara a boicottare le consultazioni. Gli Stati Uniti da parte loro hanno invitato il Ciad, il Sudan e gli altri paesi africani a cercare di mettere fine alle violenze, dicendo che la chiusura dei confini con il Sudan non fa che esacerbare le tensioni.  La Francia, ex potenza coloniale, il segretario generale dell'Onu Kofi Annan e l'Unione africana hanno fermamente condannato ogni tentativo di rovesciare Deby con la forza. Insomma la situazione è totalmente fuori controllo e chi paga, come al solito, sono i più deboli e gli indifesi...