NeverInMyName

No ai Pacs: cndividi o contesti la richiesta del Papa?


Nuovo appello ai politici di Benedetto XVI:non legalizzare le coppie fuori dal matrimonioNo ai Pacs, no alla legalizzazione delle unioni omoses
suali. Un sì deciso al rispetto dell'embrione umano e alla procreazione che è frutto dell'amore. Così il Papa è tornato a ribadire l'importanza della famiglia e, rivolgendosi ai "politici" e ai "legislatori" critica il fatto che "a volte si vuole addirittura giungere ad una nuova definizione del matrimonio per legalizzare unioni omosessuali.13 maggio 2006Unioni di fatto: giusto accettare i "veti" del Vaticano? E' giusto penalizzare le unioni di fatto solo perché lo dice il Vaticano? L'Italia sarà mai un Paese libero dalla morale cattolica? Mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensiate voi. Io la penso così...L’articolo 2 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dice che : “ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”. La Risoluzione A3-0028/94 dell’8 febbraio 1994 il Parlamento Europeo ha chiesto ai Paesi dell’Unione Europea di adottare misure contro gli atti di discriminazione sociale nei confronti delle persone omosessuali. La Carta dei diritti fondamentali dell’unione Europea, l'articolo 2, recita: “è vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali”.  Potrei continuare con questo elenco, ma credo che sia indubbio l'orientamento mondiale nei confronti dei diritti di ogni essere umano. Uomo, donna, omossessuale, cattolico, agnostico, sposato o convivente: chiunque ha il diritto di vivere la propria esistenza senza condizionamenti e/o discriminazioni perché è NORMALE che sia così, almeno in quei luoghi in cui vige la democrazia, quella vera, però! Nonostante in materia di discriminazione vi sia una serie di delibere e di raccomandazioni enunciate da tutte le più importanti istituzioni europee e mondiali (ed io ve ne ho segnalato qualcuna), in Italia si continua a discutere se sia giusto o meno che le coppie al di fuori del matrimonio possano vivere "legalmente" la propria unione. Il Papa dice no... e questo è un bel problema! Non importa se l'Istat quantifica in un milione e mezzo le persone che, in Italia, convivono. Dieci anni fa erano 380.000 mila e quasi la metà (46,7%) è costituito da coppie in cui lui o lei vengono da un precedente matrimonio. Oggi due persone che convivono non possono far valere giuridicamente né i propri desideri di mutua solidarietà né i propri interessi economici di fronte al patrimonio comune; l’ipotesi di affidare tali interessi ad un qualunque contratto privato stipulato a questo fine, è di fatto e di diritto, legato al consenso esplicito od implicito di altri aventi diritto. E' per questo che da tempo si avverte l'esigenza di costituire dei patti di civile solidarietà che costituirebbero semplicemente quella serie di norme e di garanzie di cui potrebbe beneficiare qualunque formazione sociale, che voglia organizzare la propria vita comune condividendo alcuni beni e alcuni impegni reciproci. Ma, se per le coppie eterosessuali che convivono la questione trova finalità nell’esigenza, di porre rimedio ad un autentico e ingiusto vuoto normativo, per le coppie omosessuali la questione si pone in termine di riconoscimento e, per così dire, di sopravvivenza civile. E’ indubbio infatti che non riconoscere diritti a due persone dello stesso sesso che condividono un progetto di vita, che realizzano se stessi in una formazione sociale luogo di reciproco sostegno, connotata da un rapporto affettivo, equivale a discriminare non solo il loro legame e la loro libertà ma anche e soprattutto il loro essere se stessi.