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Un giorno di ordinaria follia e morte a Baghdad


Baghdad, 5 ottobre 2006, ore 10:30: una autobomba esplode nel quartiere Karrada al passaggio di un convoglio del ministero dell'industria. Il bilancio delle vittime è pesante, ma ancora una volta si inserisce in una lunga lista di attentati compiuti nell'arco della giornata in tutto l'Iraq che, come ogni giorno, hanno provocato decine di morti e feriti. Da settimane ormai, in particolare
dall'inizio del mese di Ramadan, le forze di sicurezza hanno avviato a Baghdad una nuova vasta campagna per tentare di arginare la costante azione dei terroristi, anche con l'ausilio delle forze Usa, che hanno dispiegato migliaia di soldati in più in gran parte della città. Il premier Nouri al Maliki ha anche annunciato due giorni fa il varo di un piano speciale che prevede tra l'altro la creazione di "comitati per la sicurezza" formati da responsabili dei vari gruppi etnici e religiosi con l'incarico di vigilare nei vari quartieri della capitale, ma fino ad ora l'iniziativa è rimasta sulla carta.E a creare ulteriori difficoltà sono arrivate anche le accuse ad una intera brigata di polizia della parte Nord di Baghdad di aver collaborato con gli squadroni della morte responsabili di massacri a sfondo interetnico. Pertanto, circa 1.200 agenti sono stati sospesi e inviati in una base americana per un ulterio
re periodo di addestramento. L'attentato di Karrada, compiuto in particolare nella zona a maggioranza cristiana di Camp Sara, aveva probabilmente per obiettivo il ministro dell'industria Fawzi al Hariri, che però non era in alcuna delle auto del convoglio e dunque si è salvato. In compenso, sono morte tra le 14 e le 21 persone - a seconda delle fonti - e una settantina di altre sono rimaste ferite. L'intento dei terroristi in realtà andava comunque oltre l'uccisione del ministro, poiché all' arrivo dei soccorritori sono esplosi anche almeno altri due ordigni, di potenza minore, che hanno contribuito ad un ulteriore spargimento di sangue. Poco dopo, in un altro quartiere, Dora, un'ennesima autobomba é esplosa al passaggio di una pattuglia americana, ma ha mancato l'obiettivo. Anche in questo caso non ha però mancato i civili: i
morti sono stati tre e i feriti dodici. Nella lista ci sono solo a Baghdad almeno altri tre attacchi, con un bilancio complessivo di altri cinque morti e otto feriti. Nel resto del paese, invece, l'attacco più eclatante è stato compiuto da un attentatore suicida con un camion bomba che si è fatto esplodere fuori dal quartier generale dell'esercito iracheno a Ramadi, nella provincia sunnita di al Anbar, riuscendo però a soltanto a ferire un elevato numero di persone. Maggiore "successo" hanno avuto invece coloro che all'alba hanno sparato diversi colpi di mortaio contro una caserma a Baghdadi, sempre nei pressi di Ramadi.
Il bilancio è di sei morti e quattro feriti. Partita alla ricerca dei responsabili dell'attacco, una pattuglia dell'esercito è poi caduta in un'imboscata in cui sono stati uccisi altri quattro militari. Le forze di sicurezza hanno dal canto loro reso noto di aver raggiunto notevoli successi nella provincia di Diyala, dove hanno lanciato l'operazione 'Risposta Rapida' contro gli integralisti che nei giorni scorsi avevano annunciato con manifesti e volantini di voler proclamare alla fine del mese di Ramadan un "emirato islamico" in tutta la provincia. "Il loro sogno è stato infranto", ha detto il generale Shaker al Khabi, comandante della 5/a divisione dell'esercito iracheno, annunciando l'arresto in pochi giorni di almeno 290 "presunti terroristi". Tra di essi, anche il più ricercato, Hadi al Sadoun, che doveva assumere la carica di "Emiro" della provincia.Questa è la cronaca di una giornata qualsiasi in Iraq, a Baghdad. Una giornata non diversa da tante altre che si susseguano dal giorno in cui è iniziata questa assurda e sporca guerra (non mi stancherò MAI di ripeterlo!). Una guerra che uccide militari, civili e, soprattutto, bambini...
La situazione è davvero insostenibile. Anche gli Stati Uniti se ne stanno accorgendo (in solo 48 ore sono morti 33 militari), non a caso ieri Condoleeza Rice è stata catapultata nella capitale irachena. Molti di voi, probabilmente, sono all'oscuro di tutto ciò che sta avvenendo in questi giorni in Iraq visto che il nostro contingente non è più lì. Ebbene, io sono convinta che, nonostante non ci sia più una partecipazione italiana, sia un dovere morale di tutti non ignorare questa realtà. Certo non possiamo fare nulla. Il peso specifico di tutti coloro che vorrebbero che questo conflitto finisse è pari a ZERO. Ma io resto convinta che disinteressarsi al dolore di un'intera popolazione, che continua a pagare con il sangue per colpe non sue, alcune - vedi le famose accuse a Saddam Hussein di avere armi di distruzione di massa - mai commesse, equivalga a rendersi complici di coloro che questa guerra l'hanno voluta, portata avanti con ferocia e pronti a continuare fino a quando non avranno distrutto tutto! Che orrore...